Talus (taglio) e cotium (roccia), da qui Tagliacozzo, ad indicare la spaccatura dell’altura dove sorge e dove si è sviluppato l’antico insediamento che risale al periodo preromano, quando nella zona ancora dominava il fiero popolo dei Marsi, gente italica presente già dal primo millennio A.C. nell’area dell’attuale bacino del Fucino. Prima ancora di ciò, sussistono tracce di insediamenti in caverne, alcuni risalenti all'epoca neolitica e all'età del Bronzo.
Il centro abitato vero e proprio si sarebbe sviluppato successivamente attorno a tre parrocchie: San Nicola, Sant'Egidio e San Pietro, nella parte più alta dei monti Aurunzo e Civita, per poi espandersi ulteriormente nel circondario del castello del monte Civita intorno al 1074 e finire, successivamente a svariati cambi di potere, sotto l’influenza del vittorioso Carlo I d'Angiò, contro Corradino di Svevia, dopo la battaglia di Tagliacozzo nell’agosto del 1268.
Dopo passaggi feudali e di dominio tra la famiglia degli Orsini e dei Colonna più o meno favoriti dall’influenza papale e del Regno delle due Sicilie, il potere papale divenne predominante tanto che nel 1409 il Papa Alessandro V, quale premio per l'appoggio ottenuto in una contesa territoriale, staccò la contea di Tagliacozzo dal Regno di Napoli e lo aggregò allo Stato Pontificio, confermandone la titolarità a Giacomo Orsini e successivamente la famiglia Orsini, proprietaria di altri feudi e con un potere che andava dal Tirreno all'Adriatico, nel 1497 fu privata dal Papa del feudo, assegnato invece alla famiglia Colonna.
Le vicende portarono già nel 1794 Tagliacozzo a risultare il centro più popoloso della zona con oltre 12.000 abitanti, già testimone del fenomeno del brigantaggio, fece opposizione contro il nuovo Stato piemontese con moti ed insurrezioni sedati con grande spargimento di sangue, fino ad arrivare all’unità d’Italia, molteplici fucilazioni sommarie avvennero nel centro della cittadina nella piazza detta dell’Obelisco.
Tagliacozzo diviene, con l'inizio del Novecento, una importante sede di villeggiatura, specie per i romani facoltosi che amavano la zona per le bellezze naturalistiche e per i retaggi storici. Tale fenomeno turistico si è prolungato, dopo una stasi nel periodo dell'ultima guerra, fino agli anni Settanta. Tuttora è meta turistica e di ferie, invernali ed estive, per la salubrità dell'aria, per la bellezza dei luoghi e per la bontà della sua cucina, oltre che per le caratteristiche architettoniche tipiche di un borgo con un centro storico degno di rispetto anche a livello monumentale.
La piazza dell’Obelisco è il centro cittadino con palazzi storici che fanno da contorno, al posto della fontana edificata nel 1824 si trovava un contenitore in pietra dove, esposti alla pubblica gogna, non poco tempo prima venivano fatti sedere i debitori insolventi.
La chiesa e monastero dei Santi Cosma e Damiano è un complesso religioso situato nel comune, originariamente venne edificata nel periodo carolingio, ora si presenta come uno dei rari esempi di monasteri benedettini in Abruzzo ben conservati, il complesso religioso conserva il quadro donato alla città e al ducato di Tagliacozzo dalla famiglia Colonna: quadro del Volto Santo.
Il castello di Tremonti, tra i tanti ruderi della zona, retaggio di un Medioevo rovente e militarmente attivo, venne edificato in posizione strategica e in contatto visivo con le analoghe strutture presenti come quelle limitrofe di Roccacerro e Girifalco e con i castelli di Tagliacozzo e San Donato situati più in basso. Svolse un ruolo tipico difensivo oltre che di controllo, in particolare dei confini marsicani tra il Regno di Napoli e lo Stato Pontificio.
Direttamente dalle tradizioni medioevali arrivano sia la fiorente attività artigianale, sia la buona cucina che è anche uno dei motivi per cui Tagliacozzo è meta turistica ricercata. Numerose sono le ricette che arrivano da una tradizione che si irradia dal profondo del tempo e che si intreccia con l’esperienza contadina maturata in secoli di armoniosa convivenza con la natura del luogo, anche se talvolta al viaggiatore poco attento ciò che è rigoglioso e fiorente sembra invece aspro e duro.
Se cercate un secondo piatto dal sapore rustico e particolare vi consigliamo di non perdere la ricetta dell'agnello con peperoni e olive che arriva dalla tradizione abruzzese. Una portata molto coinvolgente e sostanziosa di quelle predilette da chi ama mettere a tavola pietanze speciali e gustose. Un piatto eccezionale da presentare ad una cena con amici oppure la domenica in un pranzo di famiglia. L'agnello tenero si sposa benissimo col sapore dei peperoni e delle olive, qualcosa che amano anche i bambini grazie alla carne e alle olive senza ossi ed al sapore deciso e delicato allo stesso tempo.
Agnello con peperoni e olive all’abruzzese
Ingredienti per 4 persone:
700 g di carne di agnello a fettine
150 g olive nere denocciolate e tritate
2 cucchiai di peperone verde tritato fine
7 cucchiai di olio d’oliva
2 cucchiai farina
Succo di limone, sale e origano q.b.
In una padella scaldare bene l’olio, e dopo aver infarinato le fettine di agnello, farle dorare su ambedue i lati per almeno 5 minuti. Posare le fettine su un panno o sulla carta per assorbire l’unto. Salare.
Ridurre la fiamma, e aggiungere le olive, l’origano, il peperone e il succo di limone in base al vostro gusto. Continuare la cottura a fiamma moderata per 1-2 minuti fino a quando le fettine saranno appena rosate al centro.
Disporre il preparato su un piatto da portata e versare sopra l’intingolo di cottura.