L'impollinazione veicolata dagli insetti rappresenta il più importante meccanismo di riproduzione del regno vegetale. I principali interpreti di questo fenomeno naturale sono le api domestiche, i bombi, alcune specie di vespe e vari apoidei selvatici, i quali, nella maggioranza dei casi, conducono una vita solitaria.
La loro presenza è di fondamentale importanza per l’equilibrio degli ecosistemi poiché, contribuendo all’impollinazione della maggioranza delle piante selvatiche e coltivate, offrono un servizio utile sia al mondo vegetale sia a quello animale e umano.
Mele, ciliegie, arance, albicocche, fragole, zucche, zucchine, cetrioli, fagioli, peperoni, pomodori, sono solo una piccola parte della frutta e degli ortaggi che dipende dall’infaticabile attività di questi insetti.
Solo in Italia, il fenomeno dell’impollinazione, oltre a garantire la conservazione della biodiversità, muove nel settore agro-alimentare (riferito alla produzione lorda vendibile) un giro di affari stimato intorno ai nove miliardi di euro.
Le Api appartengono all’ordine degli Imenotteri (famiglia degli Apidi) e insieme a formiche e termiti, rappresentano un esempio di organizzazione sociale molto evoluta, significativamente più efficiente di quella umana. Però non tutte le specie di api vivono in comunità e hanno una vita sociale, diverse di loro preferiscono un’esistenza solitaria senza una precisa gerarchia sociale.
L’ape domestica (Apis mellifera), infatti, rappresenta una piccola percentuale (circa il 10%) delle specie presenti, le altre preferiscono cavarsela da sole, sia negli ambienti naturali sia in quelli urbani.
Delle 20.000 specie di api solitarie sparse nel mondo, più di 500 vivono in Europa. Questi insetti sono molto attivi e svolgono una funzione importante poiché visitano anche i vegetali a scarsa produzione di polline e di nettare che generalmente vengono trascurati dalle api domestiche.
Generalmente le femmine costruiscono un gruppo di cellette in un posto riparato (fessure, buchi, cavità, ecc.) e all’interno di ciascuna di esse depongono un uovo. Poi le cellette vengono riempite con una miscela di nettare e polline che viene utilizzato dalla larva per crescere e giungere a maturità in piena autonomia, senza aver bisogno di cure parentali.
Altre specie sono propense a formare degli agglomerati, chiamati “borgate”, costituiti da 20 a 30 nidi, senza raggiungere nessuna forma di socialità. Esistono anche le cosiddette “gregarie” che scelgono di vivere in piccoli gruppi. Alcune preferiscono utilizzare fori già esistenti nei muri o nel legno oppure cavità naturali all’interno di fusti e tronchi di varie piante.
In Italia, tra gli apoidei solitari più comuni abbiamo le Osmie (Osmia cornuta, Osmia rufa, O. bicornis, O. caerulescens, ecc.), particolarmente attive durante il periodo primaverile. A differenza dell’ape comune, si riconoscono per aver un corpo più grande, munito di una folta peluria rosso scura (si possono confondere con i bombi); i maschi hanno il capo ricoperto di un caratteristico pelo bianco. Solo le femmine sono dotate di un piccolo pungiglione che utilizzano solo in rarissime occasioni. Costruiscono i loro piccoli insediamenti nei fori e all’interno di materiali legnosi. In ogni “appartamento” depongono le uova e le scorte necessarie alla sopravvivenza delle larve, poi chiudono l’ingresso con un tappo di fango, per proteggere la preziosa prole dall’attacco di parassiti e predatori. A sviluppo ultimato, le prime ad uscire (forando il portone di ingresso) saranno i maschi e dopo qualche settimana è il turno delle femmine.
Le Osmie sono degli eccellenti insetti pronubi (impollinatori)e a differenza delle comuni api mellifere riescono a tollerare anche le basse temperature (la loro folta peluria li protegge dal freddo); generalmente prediligono le piante da frutto appartenenti alla famiglia delle Rosaceae (mandorli, albicocchi, susini, ecc.).
Curiosamente l’Osmia rufa nidifica anche all’interno dei gusci vuoti delle chiocciole, mentre un’altra specie (Osmia papaveris) preferisce scavare il nido sottoterra, rivestendo la celletta con frammenti di petali di papavero.
Tra gli apoidei solitari, esiste anche la cosiddetta “Ape tagliafoglie” (Megachile centuncularis) la quale ha una predilezione le rose. La sua attenzione, però, non è rivolta ai fiori ma alle foglie, di cui ne asporta vaste porzioni di forma semicircolare che utilizza per rivestire le pareti delle sue cellette, generalmente allestite all’interno di fori precedentemente scavati ad altri insetti (in particolare coleotteri appartenenti alla famiglia dei Cerambicidi). La costruzione di una singola celletta e la sua chiusura a lavoro ultimato, richiede circa 5 ore di lavoro manuale, compreso 15-16 viaggi, necessari per immagazzinarvi la giusta quantità di nettare e polline.
Esistono anche le “Api legnaiole” (Xylocopa violacea): possono raggiungere i 3 cm di lunghezza, hanno un volo abbastanza rumoroso, sono dotate di un piccolo pungiglione (che usano raramente) e scavano i loro nidi nel legno tenero degli alberi e delle travi marcescenti. Dopo avere realizzato una galleria verticale di 15-30 cm, costruiscono una struttura formata da un agglomerato di 10-15 cellette, all’interno delle quali depongono le uova.
Molto diffuse sono le “Api della malta” (tra cui Amegilla albigena e A. quadrifasciata) chiamate così a causa della loro abitudine a nidificare in città all’interno dei fori presenti nei mattoni, nelle crepe dei muri oppure scavando delle gallerie nel terreno. Sono poco aggressive, tendono a non attaccare l’uomo e sono facilmente riconoscibili per il corpo tozzo e gli occhi grandi di colore verde.
Purtroppo, negli ultimi decenni il numero degli apoidei solitari è drasticamente diminuito a causa dell’azione antropica della frammentazione e distruzione degli habitat naturali (trasformazioni e consumo di suolo, urbanizzazione, uso indiscriminato di pesticidi e diserbanti, distruzione e frammentazione degli habitat, riduzione della biodiversità vegetale, ecc.).