Ho sempre apprezzato la galleria “Studio d'Arte Cannaviello”, prima ancora di conoscerne la storia: a differenza di altre gallerie che frequentavo, alle inaugurazioni vi si respirava un'aria di serena signorilità, non c'era affluenza di massa, un pubblico selezionato, tutto era all'insegna della classe e della distinzione, vi esponevano sempre grandi firme o emergenti originali e interessanti; inoltre, era situata nel cuore pulsante di Milano, a due passi dalla Scala, dalla Galleria e dal Duomo ed Enzo Cannaviello era sempre disponibile e gentile.
Ora che ho approfondito le informazioni devo riconoscere che tutte le mie considerazioni hanno trovato conferma e ora ammiro anche di più questa galleria.
Ho appreso così la sua storia che affonda le sue radici nel passato, che fin dal 1968 Enzo Cannaviello si muoveva nel mondo dell'arte, avendo a Capua e a Napoli intrapreso una storia d'amore e di dedizione per essa che dura da più di mezzo secolo.
All'inizio, avendo attorno a sé amici e familiari artisti, apre la prima galleria a Caserta nella quale, fin dalle prime esposizioni collaborano artisti già conosciuti e destinati ad affermarsi ancor più nel tempo e importanti curatori e critici come Achille Bonito Oliva.
Il successo lo incoraggia nel 1971 ad aprire una galleria a Roma, creando nuovi spazi d'arte e di cultura e dove oltre ad esporre grandi nomi, inizia le prime performance, allora poco diffuse.
Viene intanto incaricato di organizzare mostre negli Stati Uniti in cui vengono presentati artisti già affermati, appartenenti alle correnti a quei tempi più in auge, come il Minimalismo, la Body Art, l'Arte Concettuale, la Narrative Art: Cannaviello è il precursore delle nuove avanguardie artistiche fin dall'inizio.
Nel 1977 si trasferisce a Milano, rendendosi conto che è il centro cardine dell'arte contemporanea in Italia, ponte verso l'estero, avendo soggiornato negli Stati Uniti e in Germania, frequentato il mondo dell'arte internazionale e diventato lui stesso protagonista di quegli anni straordinari. Per le sue conoscenze estere, a Milano ha modo di presentare artisti destinati a un grande successo internazionale, fino ad arrivare a organizzare, per la mitica Basel Art grandi personali.
Questa conoscenza internazionale di giovani artisti protagonisti dell'arte americana che gli permette di esporli nella sua Galleria milanese, contribuisce allo sprovincializzarsi della nostra arte sempre un po' chiusa ed isolata; e l'opera di divulgazione dell'arte continua parimenti con l'esposizione anche di artisti emergenti europei ed italiani.
Negli anni ‘80 continua a viaggiare molto alla costante ricerca di un'arte nuova non ancora apprezzata e conosciuta in Italia.
In questo suo girovagare incontra artisti di cui individua la bravura e anche se ancora sconosciuti: dopo tante esperienze e conoscenze, perciò ora contribuirà al loro successo internazionale, ormai ha un occhio per tutto ciò che è meritevole, contribuendo al loro successo internazionale invitandoli ad esporre a Milano e riuscendo anche ad instaurare duraturi legami d'amicizia con personaggi che, col tempo, diverranno famose icone nel mondo intero.
Queste amicizie gli danno modo di partecipare a parecchi episodi e situazioni che faranno parte della storia dell'arte.
Con la sua attenzione alle nuove tendenze, col suo fiuto infallibile, Enzo Cannaviello si interessa ai nuovi movimenti all'avanguardia come l'Azionismo Viennese e il Neoespressionismo.
Nel 1984 trasferisce la sua galleria in via Cusani ed è di questo periodo la sua collaborazione col critico e storico dell'arte Giovanni Testori.
Nel 1986 riveste per tre mandati la carica di presidente dell'Associazione Nazionale Gallerie d'Arte Moderna e Contemporanea Italiana per la sua capacità e le ampie conoscenze in materia.
Alle soglie del 2000 trasferisce la galleria in via Stoppani inaugurandola con una famosa performance di quello che è considerato a torto o a ragione uno dei più grandi artisti viventi, Hermann Nitsch, con grande affluenza e successo di pubblico.
La galleria intanto continua ad esporre gli artisti incontrati nel corso della vita e in giro per il mondo e oramai storicizzati e consolidati nella fama internazionale.
La sua azione non si limita a Milano, ma allestisce mostre a Mantova, Udine, Canton, partecipa a fiere internazionali come a quella di Madrid e a Buenos Aires è curatore di una mostra promossa dall'Ambasciata Italiana sulla pittura italiana di quegli anni.
La sua galleria milanese intanto entra, secondo una classifica stilata da Flash Art nella top ten delle dieci migliori gallerie italiane e nelle cento migliori internazionali.
Ma è sempre dinamico e instancabile: nel 2010, attraverso la forma del “franchising”, si consocia ad una rete di gallerie internazionali diventandone il direttore artistico, mentre le gallerie conservano il nome e i propri galleristi e ciò avviene a Cremona, Torino, Roma, Benevento, Linz (Austria), Milano, Almanty (Kazakistan) e Vicenza.
Nel 2016 la galleria si sposta nell'attuale sede in Piazzetta Bossi e continua le esposizioni di grandi maestri internazionali, parallelamente a quelle di giovani artisti emergenti in una continua instancabile attività di promozione dell'arte.
La sua attività è riconosciuta e omaggiata in più occasioni, con mostre e cataloghi, continuano a venirgli affidati incarichi di prestigio, ottiene riconoscimenti e premi in Italia e all'estero: è diventato ormai quasi leggendario a tal punto da comparire in diversi romanzi e saggi.
Enzo Cannaviello ha portato avanti, ad onore dell’Italia, per cinquant' anni, la sua vocazione: il suo valore è riconosciuto da tutti come protagonista importante nel campo dell'arte perchè ha saputo essere un promotore delle nuove avanguardie e rendere Milano e con lei tutta l'Italia, un ponte verso l'estero. Ha contribuito alla sua sprovincializzazione e conoscenza dell'arte, sempre rispettando i canoni di rigore, professionalità, gentilezza e cortesia che caratterizzano la sua galleria che tanto mi ha colpita fin dall'inizio della mia conoscenza.
A questo punto vorrei sentire dalle parole di Enzo Cannaviello quanto ci racconta del suo percorso:
Il mio ingresso nel mondo dell'arte è dovuto a mia moglie che, sul finire degli anni '60, era un'artista della scuderia di Lucio Amelio. Ed è proprio con questi che aprii a Caserta nel 1968 la mia galleria. Dopo poco ho deciso, però, di continuare il mio percorso da solo. Due anni dopo l'apertura della galleria ho realizzato la prima personale di Mimmo Paladino. L'esposizione era accompagnata da un testo di Achille Bonito Oliva ed era costituita da tre installazioni ambientali e alcuni collages.
Nel 1971 ho deciso di spostarmi a Roma, dove il clima era più aperto verso le nuove tendenze artistiche. Sono rimasto nella capitale per circa sei anni. In questo periodo ho realizzato mostre di numerosi artisti, all'epoca poco noti e ho iniziato a viaggiare molto all'estero, dalla Svizzera alla Germania agli Stati Uniti, per scoprire quali erano le novità artistiche più interessanti. Con queste conoscenze ho portato nella mia galleria alcuni movimenti internazionali: Minimalismo (Bernard Venet), Body Art (Urs Luthi), Arte Concettuale (Christian Boltanski), Narrative Art (Jochen Gerz, Peter Hutchinson, Bill Beckley, Jean Le Gac, Roger Cuthforth). Ma ovviamente mi sono concentrato anche sugli artisti italiani che ritenevo più interessanti. Per fare alcuni nomi: Vincenzo Agnetti, Giosetta Fioroni e Fabio Mauri.
Nel 1977 capisco che è arrivato il momento di spostarmi nella città con la quale avevo già tanti contatti e che costituiva la capitatale italiana dell'arte contemporanea: Milano. Qui infatti ho potuto realizzare le personali di artisti all'epoca sconosciuti nel nostro Paese, ed oggi fra i nomi più importanti a livello mondiale: Georg Baselitz, Wolf Vostell, Walter Dahn, Jorg Immendorf, A.R.Penck, Sigmar Polke, Karl Horst Hodicke, Bernd Koberling, Helmut Middendorf, Bernd Zimmer, Rainer Fetting. Oltre agli artisti tedeschi, che ho seguito da vicino frequentando assiduamente i loro studi in Germania, mi sono dedicato a tanti altri artisti: lo svizzero Martin Disler, gli americani Robert Longo, David Salle, Donald Baeckler; i francesiJean Dubuffet e Gérard Garouste; gli austriaci Arnulf Rainer. Hermann Nitsch, Gunter Brus, Maria Lassing, Siegfried Anzinger. Tutto questo senza trascurare la scena artistica del nostro Paese. Fra i tanti ho esposto Alighiero Boetti, Pizzi Cannella, Nunzio, Salvo, Mimmo Rotella, Carlo Maria Mariani, Michele Zaza...
Ed arriviamo ad oggi, dunque. Dopo più di cinquant'anni di attività come gallerista vado avanti, affiancando nella mia programmazione nomi storici, che ripropongo dal mio percorso e giovani emergenti, in questo modo proseguo la mia vocazione che è quella di fare cultura e non mercato, come è successo in pieno lockdown, l'inverno scorso, quando ho inaugurato la personale di Rachele Moscatelli. È un'artista giovanissima, ma con un suo stile già riconoscibile e preciso. Alla sua capacità tecnica si unisce una poesia molto forte, declinata sul tema della femminilità. Il suo lavoro è nuovo, fresco, con rimandi sottili alla storia dell'arte, ma anche ad altri campi come la moda, la grafica e la pubblicità. Un'unione di vari elementi che porta a delle opere da indagare da vicino con attenzione.
Il mio invito è di non limitarsi a vedere le opere solo in forma digitale, ma di venirle a scoprire in galleria.
Ed è anche quello che suggerisco io, vedere le opere dal vivo è ogni volta una scoperta entusiasmante: è sempre molto istruttivo conoscere nuovi artisti, approfondirne le opere, scrutare personalità ancora in crescita, come è molto interessante ogni volta scoprire quanto l'abilità, l'acume e la conoscenza del mondo dell'arte, producano in una delle più belle gallerie milanesi, certamente quella che si trova meglio situata nel centro storico di Milano: tutto ciò perchè Enzo Cannaviello, ci fa un grande dono facendoci conoscere, in modo disinteressato, per amore dell'Arte, grandi artisti e giovani destinati a diventarlo.