Quando guardavo le mani di mio nonno Alessandro mi impressionava il fatto che contenessero miriadi di piccolissime schegge di pietra, non ho mai avuto il coraggio di chiedergli come mai anche perché era un omone un po' burbero e autoritario e tutte queste cose messe insieme mi creavano un timore che non lasciava spazio alla confidenza. Il lavoro era stato duro per lui, duro come la pietra delle macine che settimanalmente con un martelletto a doppia penna scalfiva sulle due facce contrapposte per ricreare quelle scanalature necessarie alla molitura del grano ed all'incanalamento della farina nella direzione del bordo del palmento (termine che indica l'insieme delle due macine). Mio nonno era mugnaio e prima di lui suo padre ed il padre di suo padre. I Menicagli erano mugnai di tradizione dal 1800 ed avevano i mulini ad acqua a Bagni di Casciana, alimentati da quell'acqua minerale calda di risulta dalle Terme.
Casciana Terme, infatti, si chiamava “Castrum ad Aquas” o “Balneum ad Aquas” in epoca romana, ma le sue origini risalgono al periodo etrusco. Le acque termali si pensa che siano state scoperte dalla Contessa Matilde di Canossa (cosa non si deve a lei?) sebbene la costruzione documentata del primo stabilimento termale fu opera di Federico da Montefeltro, Signore di Pisa nel 1311. Dopo quasi due secoli, venne restaurato per la prima volta dai Signori Fiorentini. I Lorena fra '700 e '800, riprendono l'attenzione del Granducato per le Terme e per ordine di Ferdinando III di Toscana, si avvia un nuovo progetto di ristrutturazione. Il nuovo stabilimento fu opera dell'architetto Giuseppe Poggi, noto per aver realizzato il Piazzale Michelangelo a Firenze.
La gora del mulino Menicagli, un invaso grande a monte del mulino, raccoglieva quest'acqua termale che veniva fatta scendere, attraverso un canale ad imbuto ed in forte pendenza, nel "carcerario" o "inferno", così si chiamava, dove era alloggiato il ritrecine, ossia la ruota di legno a pale dentate, che, mossa dalla forza di caduta dell'acqua, consentiva nei mulini ad acqua il movimento rotatorio della macina. Il getto d'acqua opportunamente convogliato con una doccia di legno, comandata per mezzo di un'asta di ferro, andava a colpire i cucchiai, in genere in numero di quattordici o sedici, imprimendo la rotazione alla ruota. Bastava deviare il getto d'acqua per fermare le macine o metterle in moto.
Il mulino a Casciana Bagni, per distinguerla da Casciana Alta, era del mio trisnonno Angiolino Menicagli e la sua fama consisteva anche nel servizio a domicilio, come dal racconto di un coltivatore diretto di Lari nato nel 1927: “al mulino Menicagli a Casciana Terme il mugnaio andava a prendere il grano direttamente sul podere e riportava la farina”. Il mulino Menicagli era il riferimento di tutta la zona e dava lavoro a tre famiglie: Angiolino, sua moglie e dei due suoi figli Giuseppe ed Ettore. La gora dell'acqua termale, l'acqua Mathelda (intitolata alla sua scopritrice) che sgorga dalla sorgente ad una temperatura costante e naturale di 35,7 °C e che appartiene alla famiglia delle bicarbonato-solfato calciche, oltre a svolgere la funzione di alimentare la ruota era un'attrattiva soprattutto per i ragazzini che andavano lì a fare il bagno o semplicemente per stare seduti sul bordo con i piedi inzuppati dentro a scaldarsi.
Clara, una bellissima signora di 96 anni che incarna il suo nome alla perfezione per la nuvola di capelli bianchi e per gli occhi celesti come l'acqua limpida, da bambina andava nella gora del mulino Menicagli a giocare con quell'acqua tiepida ma sempre sotto il controllo della mamma perché accadde che il giovane Angiolino, figlio di Giuseppe, non si conoscono le cause, fu trovato annegato nella gora. Questo incidente spaventò tantissimo le mamme che da allora vegliavano sui figli mentre si tuffavano in quell'acqua. Le famiglie Menicagli crescevano e quel mulino non bastava più per sostentare tutti, fu così che Ettore e la sua famiglia si spostarono ad Acciaiolo dove aprirono un mulino cooperativo.
Ettore nel 1932 muore lasciando ad Alessandro, mio nonno e ad Antonio suo fratello, il testimone dell'attività centenaria di mugnai da portare avanti, fu così che a Casaferri, frazione di Fauglia, comprano un mulino e ripartono con il lavoro di mugnai in proprio. Il mulino è però moderno; infatti, la molitura o macinazione è a cilindri non più a pietra, il che consiste in un processo di produzione della farina in più passaggi, fino a 30, che vanno dalla rottura e schiacciamento del chicco di grano mediante l’utilizzo di laminatoi (al cui interno ruotano dei cilindri contrapposti a velocità molto elevata) al setacciamento. I primi passaggi sono caratterizzati dall’impiego di rulli rigati, mentre quelli successivi da rulli lisci, ma abrasivi. Il setacciamento successivo consiste nel passaggio del macinato attraverso griglie sempre più fitte necessarie ad ottenere il tipo di farina desiderato.
Tutto ciò molto diverso dalla molitura antica a pietra che facevano in passato ma in questo modo la resa era maggiore ed era più facile ottenere farine differenti, mentre prima era frutto dell'esperienza e capacità del mugnaio in base alla distanza che teneva tra le due macine ed alla rugosità più o meno evidente che disegnava scolpendola sulle due macine contrapposte, insomma un'arte, una abilità che solo con l'esperienza si acquisisce, e che mio nonno comunque conservava nelle sue mani, raccontata dalle piccole schegge di pietra verrucana dentro la pelle.
I tempi cambiarono, la guerra trasformò la vita di tutti, le campagne si svuotarono, le nuove industrie spostarono, in una diaspora, le persone verso le città, di conseguenza le antiche attività agricole andarono in sofferenza, fu così anche per il mulino Menicagli. Mio nonno, ostinato continuò a tenere aperto ciò che un tempo rappresentava una attività redditizia ed importante fino a che non si arrese ad una pensione che ormai conveniva. Antonio aveva più spirito imprenditoriale e aprì un negozio ad Acciaiolo, il luogo dove Ettore aveva spostato la famiglia da Casciana e dove nacquero anche mio padre e suo cugino. Nel negozio produceva pane, schiacciata, dolci e biscotti ed ancora, seppure da tanto tempo sia stato dato in gestione ad altre persone, passando da Acciaolo, subito dopo aver attraversato i binari della piccola stazione ferroviaria, si legge l'insegna “Panificio Menicagli”, finché rimarrà, come un vessillo, gonfalone o stemma, essa continuerà a rappresentare la storia dei miei antenati, la storia di un mestiere, di un sistema arcaico di lavorazione del grano che ha tenuto in vita la storia contadina. Grano, elemento che ha contraddistinto la storia del genere umano, e acqua fonte di vita, che nel magico connubio dei mulini trova sintesi.