A fine anni '80 Rei Kawakubo esprime al New York Times il concetto dietro alla creazione di Six Magazine.
High fashion has to have a mystery about it.
This is the next step:
visual representation of the collection,
purely for image.(L'alta moda deve avere mistero.
Questo è il prossimo passo:
la rappresentazione visiva della collezione,
puramente per immagini).
L'atmosfera in cui nasce Comme des Garçons è proporzionata all'influenza della moda europea e al suo comunicarsi.
Rei Kawakubo ne prende il lessico e lo stravolge attraverso un apparente non senso. Integra nella scritta francese una visione collettiva ed integrativa del suo progetto e la forza rivoluzionaria della giovinezza. Nel “come” traccia la sua uscita dal senso per generarne uno nuovo: il sesto... senso.
Negli anni '80, a Tokyo, si diffonde un atteggiamento sociale che si lega a questa interpretazione. Attraverso il medium delle creazioni presentate a Parigi, per la Primavera-Estate 1982, da Comme des Garçons e Yohji Yamamoto si produce una corrente sociale che si veste con capi d'abbigliamento dagli ampi volumi mappati da buchi e squarci indefiniti, nel nero assoluto: caratteri formali di uno stile neutralizzatore degli acuti formali e cromatici della moda occidentale.
Coloro che seguono questa tendenza sono per lo più donne che gravitano nel quartiere di Omotesandō e vengono chiamati: Karasu-zoku - letteralmente "gruppo di corvi".
Il concetto di una moda composta o scomposta attraverso lacerazioni e occlusioni, nodi e buchi fuori norma, racconta di una ristrutturazione ed epurazione della forma del vestire.
La prima collezione di Kawakubo è intitolata Destroy e in questa abrasione progettuale si esprime la rivoluzione che la critica definisce “Hiroshima Revenge” o “Hiroshima Chic”.
Rei Kawakubo è vista come il Karasu (corvo) dello stile per quel suo attaccamento al nero e a tutto quanto rimandi al mondo dark del cupo volatile.
Il silente atteggiamento che da subito la caratterizza porta ad alimentare l'interesse nei suoi confronti. Il suo nome supera il suo stesso marchio quando viene inserita in contesti espositivi di carattere museale.
Nel 1987, Harold Koda, curator del Fashion Institute of Technology, di New York la pone in relazione (unica orientale), a Madeleine Vionnet e Claire McCardell, nella mostra Three Women: Madeleine Vionnet, Claire McCardell, and Rei Kawakubo.
Nel 2008 è il Museum of Contemporary Art di Detroit ad ospitare Refusing Fashion: Rei Kawakubo. Qui gli abiti dialogano con i video, le fotografie e gli ephemera legati al suo lavoro.
Nel 2017 è il Metropolitan Museum di New York che gli dedica una retrospettiva completa: Rei Kawakubo/Comme des Garçons: Art of the In-Between curata da Andrew Bolton. Si tratta della prima mostra, dopo la personale di Yves Saint Laurent, nel 1983 (About Yves), curata da Diana Vreeland, che il Met dedica a un creatore di moda vivente.
Attratta dalle modalità più espressive della comunicazione e appassionata dell'anima della materia e del suo manifestarsi attraverso il linguaggio fotografico si applica all'architettura della grafica e lancia, alla fine degli anni '80, la rivista Six: 8 numeri pubblicati dal 1988 al 1991.
Definire questo progetto editoriale è difficile. Come la sua moda crea anch'esso un nuovo linguaggio. Ibridazione di un magazine, è legato al tema del “Sesto Senso” ed esprime concetti più che narrazioni.
Nella traccia scritta, che appare sulla sua prima uscita, nel 1988, esprimendosi nell'intestazione in prima persona “I'm a cat” (io sono un gatto), viene delineata l'identità progettuale di Six:
Six is the sixth sense. It is the sense of surreal.
Although the sixth sense is impossible to describe,
“flair” may be one aspect of this sense 13.(Sei è il sesto senso.
È il senso del surreale.
Sebbene il sesto senso sia impossibile da descrivere,
lo "stile" può essere un aspetto di questo senso).
Leggibile per immagini, ed in formato A3, viene editato bimestralmente, con tiratura di ventiseimila copie gratuite per la stampa di settore e i clienti, è il frutto di una raccolta di visioni associate per contrasto e nuova armonizzazione delle espressioni legate all'arte, alla moda, alla grafica e all'architettura.
I principi che governano i pensieri di Kawakubo convergono in Six come addizione allo stile degli inviti e delle comunicazioni storiche delle presentazioni di Comme des Garçons, che avevano già l'immagine di oggetti effimeri e che nel concept del magazine trovano nuova collocazione ed identità.
L'ispirazione del progetto editoriale viene dal lavoro svolto da Alexey Brodovitch, direttore artistico di Harper's Bazaar dal 1934 al 1958, che si rifaceva all'impaginazione grafica delle avanguardie artistiche dei primi del '900, ed in special modo al “Surrealismo”, e a Jean Cocteau.
Su Cocteau Six racconta la sua visione dell'artista, poeta e drammaturgo, nel primo numero di Six, del 1988, sempre nel già citato: “I'm a cat”.
Jean Cocteau is an enigma.
Since the 20th commemoration of his death his influence has seemed to increase year by year.
He is a man of versatility in talent, in his life, in his sense of fashion…
His hands are particularly beautiful.
He always rolled up the sleeves of jackets, shirts or sweaters as if to show off his hands.
If he were alive, he would probably be asked to model for Homme Plus.(Jean Cocteau è un enigma. Nel ventennale della commemorazione della sua morte la sua influenza sembra aumentare di anno in anno.
Uomo dal talento versatile nella vita come nella moda...
Le sue mani sono particolarmente belle.
Si rimboccava sempre le maniche di giacche, camicie o maglioni come per sfoggiare le mani.
Se fosse vivo, probabilmente gli verrebbe chiesto di fare il modello per Homme Plus).
Al suo interno appaiono immagini d'archivio delle campagne pubblicitarie di Comme des Garçons, sezionate e modificate attraverso la grafica, veri e propri collage d'artista, fotografie inedite, grafiche che generano significazioni apparentemente astratte o legate all'onirico.
Il suo modo di raccontare confonde e nasconde significati reconditi. Lavora per processi associativi e per separazione dai contesti originari. Crea una logica, tra arte e moda, di carattere surreale e riunisce sensazioni che battezzano nuovi orizzonti emotivi attraverso soggettive sulla natura, o sull'architettura, espresse con disarmante capacità ritrattistica e in totale assenza dell'uomo.
Unisce autori che gravitano nell'universo dell'arte, opere e porzioni delle medesime in insiemi che esprimono le collezioni e gli abiti di Comme des Garçons, ma anche di altri creatori nella verità della personalità di chi li indossa esaltando dettagli che non rivelano la creazione ma la natura di chi racconta e suggerisce dentro l'osservatore.
Six è l'invenzione di un “Catalogo Aziendale” che di fatto è legato alla doppia uscita stagionale della moda, ma dai contenuti scritti pressoché assenti o relegati a micro note di fondo al termine dell'opera o caso unico del 1988 in apertura: spazi geografici pari a degli atolli dispersi in un oceano di sale.
Sapido di una sapienza che non si racconta, ma impressiona, disturba le coscienze nelle loro certezze, e rende l'osservazione arricchita di una conoscenza legata al quesito della forma fuori schema.
Di fatto Six assurge al ruolo di contenitore ed oggetto al contempo percorribile in verticale o in orizzontale, come viene suggerito dall'impaginazione stessa delle immagini che cambiano direzione a seconda dell'emozione che vuole stimolare, suggerire, mappare.
I primi due numeri sono privi di rilegatura e le pagine si succedono in assoluta libertà senza legame alcuno se non la piega che ne accoglie l'ipotetica sequenza.
I numeri a seguire sono ancorati alla tradizionale doppia graffettatura metallica.
Tsuguya Inoue, art director della rivista e fedele collaboratore di Kawakubo, (rubato da quest'ultima al mondo dei media pubblicitari) impagina, attraverso un quasi assoluto bianco e nero, una sorta di evento cinematografico dove si propongono dei fotogrammi che sono tracce dadaiste di una semantica che approccia i soggetti per universi paralleli e vede attraversare il proprio corpo esperienziale da diverse collaborazioni: da Bruce Weber a Kishin Shinoyama, da Gilbert & George a Minsei Tominaga.
Nella refrattaria vestizione contenutistica lascia alla libertà interpretativa la disintegrazione delle logiche espressive della lingua romanza della moda:
“Come alcuni Ragazzi” sanno fare, attraverso il “Sesto Senso”, Kawakubo imprime la svolta alla “sensazione” attraverso l'abrasione della logica narrativa legata alla sequenza spazio temporale, e all'uniformità dei contenuti, tracciando l'anarchia dal racconto della didascalia.