Girando per Casale Monferrato non si può non imbattersi in quello che gli abitanti hanno soprannominato il “casermone”.
La caserma Nino Bixio, croce e delizia di tante reclute chiamate al servizio militare, si staglia in tutta la sua imponenza sul panorama della città.
La sua storia è relativamente recente, costruita nel 1907 sulle rovine di un’altra piccola caserma di artiglieri, accoglie fin da subito l’11° Reggimento Fanteria Casale.
L’11° era il più antico reggimento della storia italiana. Fondato nel 1619 nel ducato di Savoia per volere del comandante Cheynex, si distinse sul campo delle battaglie dell’epoca. Nel 1664 prende il nome di Reggimento di Monferrato a confermare le mire della casa sabauda sul ducato monferrino. Le vicende che lo accompagnano sono intrise di sacrificio e di gloria, sempre protagonista nei più svariati campi di battaglia, si è distinto in operazioni eroiche come la presa del Monte Calvario a difesa di Gorizia nella grande guerra o la campagna sul fronte greco-albanese nella Seconda guerra mondiale.
Sarebbe bello rievocare la storia di questo glorioso reggimento, meglio concentrarsi però sulla caserma e sul suo impatto sul territorio.
La struttura è davvero immensa, la pianta dei caseggiati principali dove si trovavano gli alloggi delle truppe, il comando e i locali degli ufficiali, fa da cornice al fulcro di tutta la caserma: la piazza d’armi. Spazio ora invaso dalla vegetazione, un tempo accoglieva le attività delle reclute, prima fra tutte il “giuramento”. Fino a 5000 soldati ogni mese si ordinavano precisi in fila per urlare il loro “lo giuro”. Dal ’58 infatti, la “Nino Bixio” si trasforma in Centro Addestramento Reclute.
Come ogni caserma CAR, era allo stesso tempo amata e odiata dagli abitanti. Migliaia di ragazzi che tutti i pomeriggi si riversavano in gruppo nelle vie con tutta l’energia dei diciotto anni, magari non tanto composta e forse un po’ troppo rumorosa. Le ragazze del paese venivano prese di mira da giovani virgulti pieni di testosterone, i parchi perdevano la quiete al passaggio di queste orde urlanti, i cittadini sentivano questi ragazzi come problema da risolvere, come usurpatori della propria stessa città.
La caserma “Nino Bixio” non era solo fonte di disperazione per gli abitanti di Casale Monferrato, l’indotto che creava dava un importante contributo all’economia della zona.
Da una parte gli approvvigionamenti necessari al sostentamento delle truppe e al normale svolgimento delle attività militari, dall’altra il consistente flusso di denaro che i soldati avevano cura di riversare tra le varie attività commerciali, negozi, pizzerie, centri di divertimento, ecc.
Per non parlare dei genitori delle reclute venuti ad assistere al giuramento, alberghi e ristoranti potevano contare sul loro solido contributo per far quadrare i bilanci.
Tutto questo finisce nel gennaio del 1999 quando il glorioso 11° Reggimento Fanteria Casale viene sciolto e la caserma dismessa, da allora la struttura vive in un limbo fatto di memorie sfilacciate e di incertezza.
Un solo intervento è stato fatto dopo il passaggio dalla gestione militare al demanio, quasi due milioni e mezzo spesi per bonificare le coperture in amianto.
Naturalmente molti sono stati i progetti nati per riqualificare l’area, dall’idea di creare una cittadella della sicurezza, portando al suo interno le caserme Carabinieri, Polizia, Protezione Civile e Vigili del fuoco alla trasformazione in istituto scolastico comprensivo.
Tra i tanti studi, quello fatto dal Politecnico di Torino nel 2008 si è rivelato il più vicino alle esigenze dei cittadini, andando a dedicare a loro un’attenta ristrutturazione e valorizzazione dei volumi e delle aree esterne con la creazione di luoghi per la cultura, per il sociale e, soprattutto, per i giovani.
Ma le belle favole difficilmente si avverano, è notizia recente che in Parlamento sia stata formalmente annunciata la realizzazione di un nuovo carcere nella provincia di Alessandria e il luogo indicato è proprio la “Nino Bixio”.
La ex caserma è stata oggetto di sopralluoghi e valutazioni negli ultimi mesi, dal progetto dovrebbe andare a sopperire alle carenze e al sovraffollamento del “Don Soria”, altro carcere Alessandrino.
Sicuramente non è quello che si aspettavano i Casalesi, quei luoghi saranno destinati a restare chiusi alla cittadinanza, ma almeno potremo togliere il “casermone” dall’elenco delle 1500 strutture militari dismesse in Italia, milioni di metri cubi ancora in attesa di un nuovo futuro.