Se è vero, come si dice abbia sostenuto per prima la showgirl Sophie Tucker, che la vita comincia a 40 anni (ma sull’attribuzione è lecito avere perlomeno qualche perplessità), a Giovanni Pellielo, che di anni ne ha quasi 44, devono ancora spuntare i molari… Il tiratore vercellese comunque già morde: anzi ha già morso il bronzo olimpico a Sydney e l’argento sempre olimpico sia ad Atene che a Pechino. Ora è impaziente di mordere l’oro, e vorrebbe farlo a Rio de Janeiro nel 2016 se, come tutti si augurano, condizione psicofisica e preolimpiche gli consentiranno di gareggiare in quella che dovrebbe essere la sua settima partecipazione ai Giochi, un primato di lunga vita (agonistica) che non è facile reperire negli annali dello sport.
Pellielo ambisce concludere la sua “stagione” aggiungendo alle tre medaglie olimpiche, ai 16 titoli mondiali (quattro dei quali individuali, l’ultimo pochi giorni addietro a Lima) e ai 21 titoli europei (due individuali), l’oro di Olimpia. La sua specialità, il tiro a volo, del resto non ha età, nel senso che in condizioni di vita sportiva corretta essere quarantenni non è penalizzante nei confronti di chi ha qualche lustro di vita in meno. Anzi. «E' un messaggio per i giovani – ha infatti spiegato Pellielo - il nostro sport non ha età e io mi sento meglio ora che dieci anni fa. Questo titolo conferma che tutto quello che era mancato a Londra era solo la frequente conseguenza delle vicende sportive: per un piattello in più o in meno si vince o si perde. Alle Olimpiadi in effetti non avevo tirato male, ma c'è stato chi ha sparato meglio di me. Sembrava che tutto dovesse finire. Invece no».
Prossimo obiettivo, come abbiamo accennato, le Olimpiadi di Rio 2016, per provare a conquistare la medaglia più prestigiosa, l'unica che manca in una bacheca pur ricchissima di riconoscimenti. Rio sarà per Johnny («mi chiamano tutti così, perché i miei genitori, la mamma in particolare, volevano battezzarmi con questo nome, ma all’epoca non era possibile dare ai figli nomi stranieri, e così all’anagrafe fu scritto Giovanni, ma sono Johnny per tutti») la settima Olimpiade: «Ho cominciato a Barcellona nel 1992 e fui settimo, come quattro anni dopo ad Atlanta, anche lì fuori per un piattello. Nel nostro sport si vince per un piattello, o per un piattello si perde la finale. Poi ci sono stati il bronzo di Sydney e gli argenti di Atene e Pechino. Nel nostro sport l’età non conta, o quanto meno conta poco, purché ci si mantenga in esercizio: basta ricordare Benelli che ha vinto l’oro olimpico a 44 anni (riferimento scaramantico e beneaugurante, senza dubbio: ndr) e che ha gareggiato anche a Pechino».
“Capricorno” di segno zodiacale, vercellese di nascita, juventino di fede calcistica, agente di Polizia Penitenziaria come qualifica professionale (è assegnato con il grado di assistente capo all'istituto della sua città natale), Giovanni Johnny Pellielo è il campione della porta accanto che ciascuno di noi vorrebbe avere, o almeno vorrebbe conoscere o quanto meno aver conosciuto. Sereno, disponibile, estroverso, non si direbbe portatore di un carico personale e professional-sportivo che potrebbe farlo inclinare all'alterigia, a quel fastidioso anche se non esibito “lei-non-sa-chi-sono-io” che è talvolta lo specchietto distintivo dei campioni dello sport. E che Pellielo campione lo sia non c'è dubbio, come attestano i titoli conquistati in una carriera lunga e giramondo, cui manca appunto solo il sigillo olimpico: quello d'oro, perché le medaglie olimpiche d’altro metallo le ha già al collo. Ora la carabina di Pellielo, dopo aver… spadellato a Londra, punta diritta a Rio de Janeiro.
Quarant’anni anni e non sentirli, verrebbe da dire. Pellielo continua a stupire e a divorare avversari su avversari. Ultimo, il croato Glasnovic, battuto nella finale mondiale di “fossa” a Lima. La stessa fossa in cui, nel 1997, l’atleta italiano aveva vinto il suo secondo oro iridato. La storia così, a distanza di anni, si è ripetuta: e ora Pellielo ha raggiunto il francese Michel Carrega nell’Olimpo dei grandi. Solo loro due infatti sono riusciti a conquistare quattro ori mondiali nel tiro a volo. La giusta ricompensa per un uomo che, dopo la delusione dello scorso anno a Londra, ha saputo riscattarsi nel migliore dei modi. Giovanni Pellielo ha così calato il poker: il primo Mondiale lo vinse nell’ormai lontano 1995 (preistoria, o quasi… ) a Nicosia, il terzo a Barcellona tre anni più tardi. In mezzo, come detto, l’altro trionfo peruviano, quello del 1997. Per l’atleta di Vercelli il nuovo successo nella capitale peruviana è la ciliegina sulla torta di una carriera straordinaria, condita dalle tre medaglie olimpiche, da due campionati europei e da sette trofei di cristallo (il premio per chi vince la coppa del mondo).
Pellielo non sembra comunque sazio. L’obiettivo infatti è l’Olimpiade di Rio 2016, quando andrà a caccia di quella benedetta medaglia d’oro, l’unica che manchi nel suo pur già invidiabile palmarès.
Il prossimo appuntamento è per il 25 Gennaio 2014.