Andrea Festa ci parla della nascita della sua nuova home gallery, un modello non così popolare nella Città Eterna. Quando lo spazio fu aperto nel Novembre 2020, Andrea inaugurò questo progetto con la mostra di gruppo internazionale Softer Softest, con gli artisti József Csató, Paul Heyer, Maximilian Kirmse, Yeni Mao, Grace Woodcock e Yang Xu.
Aiutato dalla sua collaboratrice Giulia Sorani, ha recentemente inaugurato una seconda mostra—questa volta un solo show—il 7 marzo, presentando i lavori più recenti dei pittori Tom Poelmans e Danilo Stojanović. È stata temporaneamente messa in pausa dal d.P.C.m. del 12 marzo, che ha classificato il Lazio come zona rossa, e ha quindi ordinato la chiusura di ogni spazio espositivo, da siti archeologici e musei nazionali alle gallerie private.
Nato a Torino, Andrea Festa colleziona opere e viaggia per fiere d’arte internazionali, case d’asta e gallerie dal 2008. Descrivendo questo processo come “ossessivo compulsivo,” voleva inizialmente collezionare lavori per arredare il suo nuovo appartamento nel cuore di Roma, concependolo come un’estensione della propria personalità.
Quando ha iniziato a vendere alcune opere della sua collezione ad amici e conoscenti, decise di cambiare carriera ed intraprendere un percorso più attivo nel mondo dell’arte, soprattutto per aiutare gli artisti a realizzare le loro ambizioni. Malgrado avesse questo progetto in porto già da tempo, ha infine aperto il suo spazio espositivo alla fine del 2020.
“Il modello di galleria tradizionale è già in crisi da diversi anni, anche da prima del Covid,” ha detto Andrea. “Dobbiamo rivalutare i contenuti offerti al pubblico.” Menziona alcuni dei suoi amici galleristi che hanno notato come il flusso di visitatori tenda a manifestarsi all’apertura ma non durante la mostra stessa.
Secondo Andrea, l’interesse del pubblico per una mostra è essenziale: mentre l’acquisto può essere effettuato online la vera esperienza di ammirare un’opera d’arte non può che accadere di persona. Quando molti business non essenziali sono stati costretti a chiudere, le gallerie si sono spostate su piattaforme digitali e hanno iniziato a pubblicare molti contenuti.
“Con il concetto di crisi della galleria nazionale, intendo la galleria che organizza un opening, ospita una mostra, e aggiorna i propri visitatori sui prossimi progetti,” dice Andrea. Secondo lui, le gallerie dovrebbero offrire altri contenuti oltre alle mostre in sé, come visite virtuali nello studio di artisti o organizzare talks, performances, o lectures.”
“Organizzare mostre non basta più,” conclude lui. Dopo la fine della fase pandemica del virus, l’appartamento di Andrea gli consentirà di far prendere vita ai suoi progetti, organizzando eventi e video calls con artisti dai loro studi.
Considerando le spese di affittare un locale e assumere un gallery manager, Andrea ha invece deciso di aprire una galleria nel comfort della propria residenza, una situazione che ha rivelato avere dei lati positive che le gallerie normali non hanno.
Innanzitutto, non dovrà pagare per ciò che è stato appena menzionato. In secondo luogo, gli permetterà di riconoscere coloro che sono veramente interessati alle opere esposte: anche dopo la pandemia, infatti, la visita sarà sempre prenotata perché si entra in una abitazione privata.
“È un ambiente familiare. Non è un modello di business ma un posto di ritrovo dove si possono scambiare due parole sull’arte,” ha detto. Infatti, centrale alla home gallery di Andrea è l’incontro: i visitatori possono fermarsi per un caffè o una chiacchierata, cosa che quasi mai accade nelle gallerie d’arte tradizionali, permettendo ad Andrea di focalizzare l’esperienza sul singolo cliente.
Le home galleries, secondo Andrea, aiutano a combattere l’immagine elitaria dell’arte. Negli anni Cinquanta e Sessanta, il gallerista Leo Castelli, non avendo soldi, ha dovuto iniziare il suo business nel proprio appartamento, come molti altri dopo di lui.
“È una start-up, una scommessa,” la chiama Andrea. Il suo progetto è una scommessa già vinta, giudicando dalla risposta positiva del suo pubblico, i suoi artisti—per cui il concetto di spazio è essenziale—e anche critici.
“Le home galleries continueranno a nascere come risultato della crisi del modello di galleria tradizionale e della crisi causata dal Covid-19, che non permette di fare grandi investimenti,” ha detto.