Il tempo è al centro della nostra esistenza e scandisce le nostre azioni, dobbiamo però definire il tempo in due tempi: quello reale e quello percepito. Quello reale, è immutabile, costante, e in continua progressione. Quello percepito, invece, corrisponde al nostro agire. Il tempo reale ci sovrasta ed è fuori dal nostro controllo, quello percepito si lascia plasmare dal nostro volere.
Max Coppeta presenta la personale Sospensioni Gravitazionali a cura di Cynthia Penna, presso lo Spazio Amira contemporary Art Gallery di Nola. Dopo aver girato il mondo in questi anni, esponendo al Tokyo Metropolitan Art Museum, al Lancaster Museum of Art and History (MOAH) in California, alla Reggia di Caserta, al Museo del ‘900 di Milano, alla LA Artcore di Los Angeles e al Marina Bay Sands Exhibition Center di Singapore l’artista ha scelto, in questo delicato momento storico, di riunire in un’unica esposizione, diverse opere che fanno parte della ricerca Piogge Sintetiche.
In un classico white cube, come direbbe O’Doherty, qual è lo Spazio Amira, sei installazioni scultoree dialogano fra loro in un alternarsi di forze gravitazionali che oscillano nel tempo.
Partiamo da ZeroGravity, opera che già nel titolo anticipa l’assenza di gravità come principio essenziale. La caratteristica che anima questa scultura è il movimento nel vuoto, creato da un sistema di elettromagneti che mantengono in sospensione una goccia di materiale chimico che imita l’acqua.
L’imitazione di un elemento presente in natura è ricorrente in altre opere della ricerca di Coppeta, come accade nella macchina scenica Flow, in mostra nella versione di tre moduli anziché tredici. Qui, il movimento dell’elemento sintetico, montato su archi basculanti, viene amplificato dalla presenza di una serie di specchi che, intersecandosi con la luce del materiale vitreo, creano l’inganno di una profondità destinata a ripetersi nel riflesso.
Questo movimento, che per Flow viene attivato volontariamente da un contatto diretto con l’opera, nella scultura Rainmaker si attiva con la vicinanza del fruitore che viene coinvolto in un‘esperienza sonora simile alla pioggia, ma che in realtà è generata da un cilindro rotante isolato da una teca di plexiglass.
A fare da sfondo la grande installazione Curve di Tensione, in cui si percepisce la tensione degli archi come una forza che si oppone al cambiamento, ma che viene qui bloccata all’attimo prima del point break quando tutto è magicamente in equilibrio, quando le forze opposte coesistono al massimo del loro potenziale.
L’ingegno scientifico che si cela dietro queste opere che sembrano respirare, riporta al concetto della sospensione, intesa come linea immaginaria di una gravità apparente. In un incantesimo dal potere mistico e materico Coppeta riesce a proiettarci in un tempo indefinito, come accade nella performance Zerogravity.
L’azione di cui viene presentato per l’occasione il video-documento, si è svolta nel 2018 al Teatro Círculo di València, in forma di laboratorio performativo collettivo. La sospensione, il contatto, il distacco sono i temi cardine in cui si slega il video, proiettato qualche mese dopo la performance al ConFusión Festival.
Coppeta fonde agli elementi di costruttivismo, arte concreta e cinetica che ritroviamo nelle opere, atmosfere teatrali e visionarie, contestualmente rigorose nella forma, che evidenziano quel senso della percezione ora distorta, mutante, irreale e ambigua, destinata a sancire un’attrazione atemporale con la sfera emozionale.
Ma cosa succede quando questi due tempi si incontrano?
Entrambi entrano in conflitto e generano domande sull’esistenza di un altro tempo, quello mentale. Il tempo mentale è quello creativo, dove ogni regola trova il suo opposto e quindi è arbitrio. Il tempo non è più nulla, perché protagonista è l’azione, il tempo esiste in quanto esiste l’agire. L’opera, quindi è la rappresentazione fisica dell’esistenza del tempo in quanto frutto dell’azione creativa. Nell’azione creativa troviamo tutti i tempi: quello dilatato, ristretto, relativo, fugace, fermo, accelerato.
L’opera è il tempo.(Max Coppeta)