L’uomo è tecnologicus per eccellenza, qui non è però dell’uomo che vogliamo parlare, ma soprattutto delle scimmie. A qualcuno potrebbe risultare che le scimmie e gli animali in generale non posseggano nessuna tecnologia. Niente di più sbagliato, anche gli animali hanno una tecnologia e quella delle scimmie è certamente la più sviluppata tra tutti gli animali.

I primi Ominidi a locomozione bipede risalgono a circa 4,4 milioni di anni fa. L’Ardipithecus ramidus risale più o meno a questo periodo e probabilmente questo nostro lontano antenato iniziò a camminare su due piedi, poi vennero le australopitecine afarensis e africanus in cui questa forma di locomozione divenne la norma. A circa 120 mila anni fa risalgono invece i primi Homo sapiens e in questo periodo succederà qualcosa di molto importante che renderà il nostro percorso evolutivo speciale, cioè la costruzione o, se vogliamo, l’invenzione dei primi strumenti litici e ossei e altre forme molto importanti di cultura tecnologica. Questo determinerà un salto di qualità nella nostra specie, Homo sapiens, che in un certo senso ci ha resi “superiori” rispetto a tutti gli altri animali viventi. Ciò che è stato determinante ai fini della nostra evoluzione, più che l’ingrandimento del cervello (siamo passati dai 370-500 cc dell’Australopithecus afarensis ai 1250-1400 cc del cervello attuale), saranno la stazione eretta e poi l’uso del linguaggio articolato. In questa fase la cultura tecnologica avrà un significato sempre più antropologico, sociologico e soprattutto politico. Nell’uomo le conoscenze tecnologiche verranno diffuse più facilmente proprio attraverso quest’ultima forma comunicativa che è tipica della nostra specie.

Allora la domanda da porsi a questo punto è: senza linguaggio, può esistere cultura? La risposta è che per la nascita e lo sviluppo della cultura tecnologica il linguaggio è importante ma non determinante. Il linguaggio non è indispensabile per comunicare. Esistono altri strumenti comunicativi altrettanto efficaci. Il linguaggio è stato una grande novità evolutiva, ma non l’unica1.

Strumenti tecnologici

Non dobbiamo pensare che la tecnologia sia solo quella di cui disponiamo in questi ultimi millenni. All’inizio era molto più semplice e rudimentale, pur trattandosi sempre di tecnologia. Così è stato per gli strumenti costruiti dall’uomo, semplici all’inizio e diventati sempre più complessi con il tempo. Che cosa significa tutto ciò? Per spiegarlo partiamo da un’isola piccolissima che si trova nel Sud del Giappone, l’isola di Koshima, diventata poi famosa. Alcuni ricercatori dell’Università di Kyoto osservarono che certi macachi del Giappone (Macaca fuscata) che vivono in questo Paese e quindi anche a Koshima, cominciarono, dal nulla, a manifestare dei comportamenti inusuali, mai visti prima, né in questo luogo né altrove. Alcuni individui, spesso giovani femmine, cominciarono a lavare nell’acqua del mare delle patate che erano state gettate loro sulla battigia. Le immersero nelle acque affinché i tuberi si liberassero dalla sabbia difficile da togliere solo con le mani. Questo potrebbe farlo e capirlo anche un bambino, ma che l’abbiano fatto alcune scimmie è una questione tutt’altro che secondaria. Le stesse scimmie sfruttarono, questo comportamento per far decantare il grano gettato loro sulla spiaggia da un inserviente e pulirlo dalla sabbia. Ebbene, cosa c’entra tutto questo con la tecnologia? C’entra, perché tecnologia non vuol dire solo sfruttare degli utensili per poter fare qualcosa, per esempio, un cacciavite per svitare una vite o un aereo per spostarsi velocemente da un punto all’altro del pianeta. Da un punto di vista culturale, la pulizia dei tuberi e l’uso dell’aeroplano sono qualitativamente sullo stesso piano. I comportamenti dei macachi del Giappone non erano abitudinari e nemmeno diffusi in altri luoghi, ma specificatamente in quell’isola e quindi condizionati da quella particolare situazione ambientale. In montagna questi macachi non avrebbero fatto niente di tutto questo, ma cose diverse, per esempio si sarebbero immersi nelle acque termali, presenti in quei luoghi, per ripararsi dai rigori invernali.

Se l’uomo non avesse avuto mai il desiderio e la necessità di spostarsi velocemente sulla Terra, non avrebbe inventato l’aeroplano. Se non avesse mai avuto il desiderio di raggiungere la Luna, non avrebbe mai creato dei razzi per farlo, se non avesse mai avuto il desiderio di comunicare con i cellulari non avrebbe mai mandato nello spazio dei satelliti per poterlo fare. Se l’uomo non avesse mai avuto il desiderio di esprimersi con l’arte, non si sarebbe mai dipinto nessun quadro e Michelangelo non sarebbe esistito. Sotto questo aspetto dobbiamo dire che il desiderio di esprimersi artisticamente esiste anche in alcuni scimpanzé, anche se, ovviamente, non in tutti. A loro modo, alcuni scimpanzé sono riusciti a dipingere con tanto di pennello, colore e tela, delle figure umane che nella loro mente rappresentavano i loro custodi o coloro che si prendevano cura di loro. Questo è stato osservato in uno scimpanzé comune (Pan troglodytes) di 29 anni di età rinchiuso in uno zoo del Brasile. Da un punto di vista qualitativo non esistono tante differenze tra il desiderio di un pittore di qualità che dipinge un paesaggio e quello di uno scimpanzé che dipinge su di una tela un uomo, poco definito ma con tanto di testa, braccia e gambe. Gli strumenti che in questi casi vengono utilizzati sono quelli classici della pittura a pennello, ma ovviamente è il cervello che controlla i movimenti delle mani sulla tela per tirarne fuori un’immagine artistica. Certo non si può pretendere da uno scimpanzé una rappresentazione artistica di un certo livello, altrimenti gli scimpanzé sarebbero esattamente come noi esseri umani. Questo non toglie che non abbiamo delle astrazioni simboliche, anche di tipo artistico, come noi esseri umani. Essi, come noi, sono suggestionati dalla percezione dei colori e da quello che si può fare con essi.

La tecnologia negli scimpanzé è certamente più complessa di quella dei macachi del Giappone, nel senso che per metterla in atto bisogna costruire degli strumenti. I macachi del Giappone, in effetti, non costruiscono strumenti, ma usano degli oggetti che trovano già in natura. Invece lo scimpanzé costruisce dei bastoncelli da infilare nei termitai per poter estrarre gli insetti che, infastiditi, vi si attaccano con le mandibole senza pensare che questo è il trucco messo in atto dallo scimpanzé per poterli sfilare dal buco e mangiarseli come su uno spiedino. Forse noi uomini a questo scopo non abbiamo inventato la forchetta o la rete per pescare? Per pescare, ovviamente, le scimmie non hanno saputo costruire una rete, ma è stato osservato che alcune di loro pescano con le mani messe a coppa, come facevamo noi bambini un tempo per gioco sulla riva dei fiumi o del mare.

Gli scimpanzé sono stati visti fare cose ancora più complesse attraverso l’uso di strumenti adeguati e scelti allo scopo, quindi mai a caso: il giusto oggetto per la giusta operazione. Con una pietra in una mano e un’altra pietra nell’altra, sono stati osservati scheggiare a percussione delle pietre, come facevano i nostri antenati per costruire degli oggetti taglienti, per fare lance o dardi acuminati. Certo, gli scimpanzé non lo fanno per costruire oggetti offensivi, ma per altri scopi, per esempio, per tagliare delle corde che avvolgono delle casse contenenti delle banane e che non possono essere aperte in altro modo. Un’operazione analoga viene eseguita da altri scimpanzé per spaccare delle noci di cocco che non si possono aprire con le mani o con i denti. In questo caso scelgono una pietra da utilizzare a mo’ di martello e un’altra che funge da incudine. Se gli scimpanzé non hanno a disposizione delle pietre, fanno le stesse operazioni con dei bastoni e, per il controllo di queste operazioni, devono articolare le mani in un certo modo, altrimenti non possono raggiungere il successo. Allo stesso modo un orchestrale usa le mani per suonare i piatti in un’orchestra. Noi uomini gesticoliamo con le mani durante la comunicazione verbale. Sono comportamenti molto spontanei, ma ciò che è straordinario è che le aree corticali che controllano questi movimenti sono le stesse, sia nelle scimmie sia nell’uomo. Si tratta dell’area corticale, chiamata F5, che corrisponde nell’uomo all’area di Broca, collocata nel lobo frontale dell’emisfero sinistro, esattamente nella 3a circonvoluzione frontale inferiore sinistra, guarda caso il centro del linguaggio. In sostanza, la tecnologia litica ha rappresentato un salto di qualità e in essa si può intravvedere l’origine della nostra evoluzione tecnologica e della nostra cultura2.

Conclusioni

Possiamo certamente concludere che agli scimpanzé non occorrono dei cervelli grandi quanto i nostri per essere creativi. Il cervello di uno scimpanzé è infatti circa 3-3,5 volte più piccolo del nostro, eppure fanno cose abbastanza sofisticate. Non hanno bisogno nemmeno del linguaggio articolato per esprimere tutte le loro capacità intellettive incluse quelle artistiche. Gli scimpanzé possono trasmettersi le tecniche, ma contemporaneamente possono lavorare con il loro pensiero creativo e con quello degli altri facendo vedere direttamente, come dei bravi maestri, come si fanno le cose. Gli scimpanzé sono infatti dei grandi imitatori, ma anche degli ottimi emulatori. Apportano dei miglioramenti agli strumenti che costruiscono con le loro mani e che poi modificano, e su cui pensano e riflettono per farli funzionare nel migliore dei modi.

L’evoluzione, senza scopo, perché l’evoluzione non ha nessuna finalità, è andata in questo modo, sia per noi sia per gli altri animali. Se gli scimpanzé avessero potuto sviluppare il linguaggio articolato, noi uomini avremmo avuto dei problemi competitivi con loro. Forse ci avrebbero soppressi, come noi stiamo facendo con loro. Questa “superiorità” ha alimentato in noi un forte antropocentrismo che sta diventando sempre più invasivo e distruttivo verso di loro e la natura tutta.

1 Tartabini, A. & Giusti, F. 2006. Origine ed evoluzione del linguaggio. Napoli, Liguori Editore.
2 Tartabini, A. 2020. La coscienza negli animali. Milano, Mimesis Edizioni.