Alle soglie del 2021, la dinamica politica venezuelana si mantiene intensa; questa settimana abbiamo avuto i risultati definitivi delle elezioni parlamentari e si è risolta l’incognita relativa alla consultazione popolare promossa dal settore dell’opposizione al chavismo che si è rifiutato di partecipare alle elezioni. Inoltre, si osservano la disposizione del governo bolivariano per riprendere il dialogo con la nuova amministrazione statunitense guidata da Joe Biden e, sul versante interno, l’allerta sulle conseguenze che comporterebbe una mancata implementazione delle misure di biosicurezza per il controllo del contagio da Covid-19.
Sui risultati definitivi delle elezioni parlamentari
Il Consiglio Nazionale Elettorale ha confermato la partecipazione del 31% degli aventi diritto, che sono poco più di 20.700.000; come già ricordato, questa era la percentuale che ci si aspettava, essendo coerente con l’affluenza storica a questo tipo di elezioni, in funzione della partecipazione degli attori politici.
Ripassiamo rapidamente lo sviluppo delle elezioni parlamentari negli ultimi vent’anni, iniziando dal 2000, quando le elezioni si svolsero nel quadro della rilegittimazione dei poteri, risultato dall’approvazione di una nuova Costituzione: in quella occasione la partecipazione fu del 56,05% e la maggioranza dei deputati e delle deputate elette fu chavista. Cinque anni dopo l’opposizione non presentò candidature e il chavismo conquistò tutti i seggi, con un’affluenza del 25%. Nel 2010 si ebbe la competizione e il chavismo superò l’opposizione, tornando ad avere la maggioranza parlamentare; in quella occasione l’affluenza fu del 66,45%. Nelle ultime elezioni, tenutesi nel 2015, si ebbero una partecipazione al voto del 74,17% e una vittoria inedita dell’opposizione al chavismo, che ottenne la maggioranza in Parlamento.
Quanto alla recente votazione, il Gran Polo Patriótico, con alla testa il Partido Socialista Unido de Venezuela, è risultato vincitore con il 68,43% dei voti (4.277.926), mentre il gruppo dei partiti d’opposizione ha conquistato 20 seggi con il 28,5% dei consensi (1.758.380). È importante indicare che, pur rimanendo la forza politica principale, il chavismo ha subito un sostenuto calo di appoggio nelle urne, il che evidenzia un indebolimento della sua capacità di mobilitazione.
La votazione non si esprime in maniera lineare per quanto riguarda il numero dei seggi; a questo proposito, i candidati del Partido Socialista Unidos de Venezuela oggi occupano il 92,4% dei posti nell’Assemblea, il che equivale a 256 seggi, tra i quali figurano quelli dei tre deputati eletti dalle comunità indigene del Paese. Sempre sulla linea chavista, ma in una lista elettorale alternativa, il Partido Comunista de Venezuela conquista un solo seggio, avendo ottenuto il 2,7% dei voti.
Per il versante dell’opposizione al chavismo, il partito socialdemocratico Acción Democrática (AD) ha ottenuto 11 seggi; Avanzada Progresista 3; El Cambio 3; Primero Venezuela 2; e il socialcristiano Copei 1.
Da parte dell’opposizione non vi sono stati reclami di alcun genere rispetto al processo elettorale o ai seggi ottenuti; in campo chavista, il Partido Comunista de Venezuela, ha chiesto al Consiglio Nazionale Elettorale spiegazioni circa il meccanismo di assegnazione dei seggi, ritenendo che possano esserci state irregolarità nella loro distribuzione per i partiti che hanno ottenuto un basso numero di voti.
A partire dal 5 gennaio prossimo il chavismo avrà la maggioranza qualificata, vale a dire oltre i 3/5 dei seggi, che gli conferiscono la possibilità di approvare leggi d’emergenza, rimuovere o designare membri dei poteri giudiziario, elettorale e morale; insomma, recupera la capacità legislativa che si ritiene sarà applicata per garantire leggi che permettano di affrontare le misure coercitive unilaterali contro il Venezuela. In questo quadro, il presidente Maduro ha annunciato che l’Assemblea Nazionale Costituente cesserà le sue funzioni entro la fine dell’anno e lo farà senza avere discusso e proposto una modifica o un nuovo testo costituzionale.
Sullo scenario internazionale, si susseguono i pronunciamenti di governi ed entità multilaterali, in accordo con la linea d’ingerenza statunitense; in particolare, abbiamo l’Organizzazione degli Stati Americani (OEA) che, mercoledì 9 novembre, ha approvato a maggioranza una risoluzione per la quale non riconosce il risultato delle elezioni parlamentari in Venezuela e ribadisce la sua posizione contro il governo venezuelano.
La “consultazione popolare” dell’opposizione venezuelana
Dallo scorso lunedì 7 dicembre al sabato 12, i settori dell’opposizione al chavismo che non hanno partecipato al processo elettorale per definire il nuovo parlamento hanno avviato una consultazione che denominano “popolare”, con la quale pretendono di presentare un contrappeso in termini di partecipazione rispetto alle elezioni regolari, per proseguire nel loro braccio di ferro politico.
Per i primi cinque giorni, questa iniziativa è stata svolta in maniera virtuale, per via telematica e poi anche in presenza; le agenzie di informazione globale hanno dato conto di una scarsa affluenza ai punti che gli organizzatori avevano allestito per la consultazione, organizzata da una commissione designata dal gruppo di Juan Guaidó e impermeabile a qualsiasi scrutinio pubblico.
Recentemente abbiamo detto che questa consultazione non ha assolutamente nessun carattere vincolante e che partiva con un vantaggio, costituito dalla scarsa mobilitazione dell’elettorato per esercitare il loro diritto di voto alle parlamentari.
I portavoce della commissione che organizza la “consultazione” hanno riferito, in una prima dichiarazione che tenta di emulare l’ente elettorale venezuelano, che in seguito alla revisione dell’87,44% delle informazioni delle quali dispongono, stimano che abbiano partecipato alla loro iniziativa 6.466.791 persone, delle quali 3.209.714 in presenza in Venezuela, mentre all’estero avrebbero partecipato 844,728 elettori e, tramite la piattaforma, 2.412.354.
Una rapida osservazione di queste informazioni ci indica che l’opposizione venezuelana al chavismo è riuscita a mobilitare, in presenza, meno della metà della quantità di votanti che hanno partecipato alle elezioni parlamentari e data la mancanza di trasparenza da parte degli organizzatori, è praticamente impossibile verificare e fissare elementi che supportino la veracità delle informazioni esposte. Visto quanto sopra, l’opposizione al chavismo torna a fallire.
E il Covid-19?
In questo momento, nel nostro Paese, si vive una fase senza quarantena, quindi si continua a rispettare l’appello a garantire le misure le misure di biosicurezza per evitare il contagio da Covid-19; tuttavia, il presidente Maduro, domenica scorsa, ha comunicato che si sta valutando l’implementazione di restrizioni per la prima metà di gennaio se il numero di casi dovesse aumentare significativamente. A oggi, i rapporti quotidiani di nuovi casi non superano i 500, ma la media giornaliera è leggermente aumentata, collocandosi sopra i 400. Finora, nel Paese si sono infettate 107.761 persone, oltre ai casi importati che sono meno di un migliaio; il tasso di guarigione si mantiene al 95% e il numero di casi attivi ammonta a 4.023.
In questo quadro, le autorità nazionali responsabili dell’aeronautica hanno sospeso le rotte da e per Panama e la Repubblica Dominicana, avendo riscontrato un importante numero di passeggeri portatori del virus.
Brevi
Nessun ponte rotto: il presidente Nicolás Maduro ha ringraziato il Governo del Regno di Norvegia per l’appoggio e l’impegno volti a favorire il dialogo in Venezuela; ha affermato che il dialogo politico sarà una delle due priorità del nuovo ciclo e ha dato il benvenuto alla Norvegia per la prosecuzione del suo sforzo.
Sulla stessa linea, il presidente Maduro ha rivolto un messaggio al presidente eletto statunitense Joe Biden affinché si riprendano i meccanismi di dialogo, purché si riconosca la sovranità nazionale e, in essa, le sue autorità.
La squadra di avvocati assunta da Juan Guaidó per seguire la disputa legale sulla disponibilità dell’oro venezuelano custodito presso la Banca d’Inghilterra, ha ottenuto che il tribunale di Londra respingesse la mozione d’urgenza per la risoluzione della causa proposta dal governo bolivariano; ora bisognerà attendere il verdetto del Tribunale Supremo su chi sia a rappresentare la Repubblica Bolivariana del Venezuela e ciò, si teme, richiederà molto tempo. Inoltre, le spese legali addebitate agli oppositori sono state saldate grazie a una liberazione di fondi illegalmente confiscati alla Repubblica Bolivariana del Venezuela dal Dipartimento del Tesoro statunitense.
Agenzie stampa internazionali comunicano che la Spagna e l’Unione Europea hanno deciso di darsi un termine di un mese per definire la loro relazione con la nuova Assemblea Nazionale del Venezuela formatasi in seguito alle elezioni del 6 dicembre scorso e con il suo ex presidente, l’oppositore Juan Guaidó.
(Traduzione a cura di Gorri).