Oggi non far parte delle grandi piattaforme sociali può sembrarci una grande limitazione. Questo non vuol dire rinnegare la tecnologia o non essere aggiornati sul progresso che la comunicazione 2.0 porta ogni giorno nelle nostre vite.
I “like” che tanto amiamo e collezioniamo ogni giorno sui nostri “profili”, pensiamo possano regalarci quell’approvazione di cui abbiamo bisogno nel mondo reale, colmare i nostri vuoti interiori e i nostri momenti di solitudine.
Sarà proprio così o è piuttosto una mera compensazione illusoria della virtualità con la realtà? È davvero possibile non passare dai social network, non essere iscritto a nessuna piattaforma, e in modo più “tradizionale” stare in contatto con gli amici e con la realtà che ci circonda? E, ancora, un genitore deve preoccuparsi se il proprio figlio non ha interesse ad interagire con gli altri virtualmente?
La maggior parte dei giovanissimi e non solo, si trovano ogni giorno a mettere la loro vita sotto i riflettori con frenesia compulsiva, barattandola per una fittizia notorietà, dissacrandola così della sua intima essenza: si “posta” in continuazione quello che si vede e che si mangia, dove ci si trova e con chi…
Ma siamo sicuri di poter chiamare “amici” persone a cui svendiamo semplicemente la nostra privacy, “pseudo amici”, di cui spesso non conosciamo nemmeno il nome?! Pensiamo davvero di poter vincere la solitudine e guadagnarci il credito degli altri tenendo lo sguardo sempre incollato allo schermo? Non è invece che così facendo finiamo con l’isolarci sempre di più?
Credo si debba tornare a riflettere sul significato di “vivere”.
Dobbiamo “riappropriarci” dei nostri sensi e imparare nuovamente a valorizzarli. La vista di un sole rosso fuoco che tramonta dietro l’orizzonte, l’abbraccio di amici che non vediamo da tempo, la magia di un nuovo sapore, un traguardo raggiunto con successo o lo scoppiettio del camino in una baita di montagna circondata dalla neve. Proviamo ad ascoltare il “rumore dei nostri silenzi” e a convivere con il malessere di una giornata “no”. Torniamo ad essere protagonisti della vostra vita e non semplici comparse.
La foto o i video postati “in automatico” su un social non potranno mai rendere ragione di quello che siamo realmente, come invece potrebbe raccontarlo un respiro sul collo, una carezza, un sussurro all’orecchio, un bacio… godiamoci il “qui ed ora”, torniamo a rendere unici i nostri momenti e scegliamo con chi condividerli.
E ancora: impariamo di nuovo a sognare, immaginare, inventare… questo non sarà possibile fintantoché ci saturiamo il cervello di immagini che vengono costantemente fornite passivamente dalla “rete”.
Riprendiamoci la libertà di desiderare il mondo che vogliamo.
Credo che a nessuno possa davvero piacere l’idea che qualcuno, spesso sconosciuto, decida di farci pensare e sognare a “modo suo”.
I nostri processi mentali devono essere preservati gelosamente.
Forse non tutti sanno che tutto quello che facciamo online viene osservato, tracciato, ogni azione attentamente monitorata e registrata. Stiamo diventando merce di scambio per i colossi del marketing che dandoci l’illusione della notorietà ogni giorno ci vendono alle multinazionali del profitto.
E allora proviamo a dire basta, torniamo ad una vita più “analogica”, a coltivare relazioni, a comprare nei negozi, a frequentare persone in carne ed ossa, a stare di più in compagnia delle nostre famiglie.
Forse è giunto il momento per un “Nuovo Rinascimento”. Riprendiamoci la nostra vita, smettiamo di vivere virtualmente e torniamo a vivere davvero.
E se provassimo a lanciare la moda dell’“anti”social?