Il madrigale fu una forma musicale vocale da camera che ebbe origine nell’Italia settentrionale durante il XIV secolo, declinò e quasi scomparve nel secolo successivo, rifiorì nel 1500 per raggiungere uno status internazionale a cavallo tra Rinascimento e Barocco.
L'origine del termine madrigale è incerta, ma probabilmente deriva dal latino matricale (che significa "nella lingua madre"; cioè, italiano, non latino), oppure da mandria per l’origine pastorale.
Sotto l’influenza dei compositori fiamminghi, che dominarono la musica italiana per tutto il ‘400, il madrigale si sviluppò in forme sempre più raffinate, mettendo in musica testi di elevata qualità letteraria. I poeti preferiti dai compositori dei madrigali furono Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio, Jacopo Sannazaro, Pietro Bembo, Ludovico Ariosto, Torquato Tasso e Battista Guarini.
I madrigalisti svilupparono una scrittura descrittiva ed espressiva di grande rilievo e furono sperimentatori in campo armonico. La loro musica intende rappresentare il testo, “dipingere le parole secondo i loro significati realistici”, come scrive Claudio Gallico.
Per meglio rappresentare le espressioni del testo, i compositori utilizzarono successioni armoniche audaci come la giustapposizione di accordi oppure improvvise modulazioni che toccano punti dello spettro tonale distanti tra loro.
Parole emotivamente cariche come "gioia", "rabbia", "ridere" e "piangere" ricevevano un trattamento particolare, ma non a scapito della continuità musicale dell’insieme. Anche l’organizzazione armonica costituiva una tecnica volta a preservare la continuità e si presentava come una fusione affascinante di tonalità maggiore moderna e di modalità antica. La maggior parte dei lavori madrigalistici dal 1520 al 1550 erano scritti a 4 voci; poi diventarono consueti a cinque e sei voci, fino ad arrivare a dieci voci.
I madrigali (e le canzoni polifoniche ad essi affini) divennero tanto richieste che la loro produzione fu molto vasta: tra il 1530 il 1600 ne furono pubblicate circa 2000 raccolte.
I madrigali erano di argomento sentimentale o amoroso; venivano cantati nelle riunioni di società a corte; in Italia si eseguivano soprattutto nelle riunioni delle accademie, sorte in molte città per lo studio e la discussione di argomenti letterari e scientifici o artistici.
Il fiammingo Adriaan Willaert scrisse numerosi madrigali, ed è considerato uno dei maggiori compositori di questa forma musicale. Anche grazie alla sua posizione di maestro di cappella a San Marco a Venezia, divenne il musicista più influente in Europa dopo la morte di Josquin e prima dell’avvento di Palestrina. I suoi madrigali rappresentano una sintesi tra lo stile contrappuntistico della scuola fiamminga e la enfasi tutta italiana sul colore armonico e sull'espressività.
Un altro fiammingo, allievo di Willaert, Cipriano De Rore pubblicò cinque libri di madrigali a cinque voci e tre libri per quattro voci. In particolare, furono i versi di Francesco Petrarca a essere utilizzati nei suoi madrigali. Infatti, Petrarca veniva considerato il poeta ideale per un’arte che era alla ricerca di un’espressione perfetta, sensuale e profana.
Ma De Rore scrisse anche un ciclo di undici madrigali sulla canzone in dieci stanze Vergine bella, che di sol vestita di Petrarca in lode della Madonna, che concludeva il ciclo In morte di Madonna Laura. Questo tipo di madrigali su testi devoti facevano parte della categoria dei “madrigali spirituali”.
Un altro allievo di Willaert, Andrea Gabrieli, fu uno dei creatori dello stile madrigalistico veneziano, in cui sono caratteristici gli effetti policorali e i brillanti contrasti della trama musicale.
Dopo i fiamminghi, tra cui bisogna ancora ricordare Philippe Verdelot che lavorò a Roma e Firenze e Jacob Arcadelt che diresse la cappella papale, i più grandi madrigalisti italiani furono Luca Marenzio e Carlo Gesualdo, che toccheranno le vette del madrigale cinquecentesco italiano.
Claudio Monteverdi condurrà questa forma ad esiti completamente nuovi, con lo stile concertato per voci e strumenti, la monodia e soprattutto ad una vera e propria rappresentazione scenica come nel caso del Combattimento di Tancredi e Clorinda.
Il madrigale nella metà del 1600 concluderà il suo sviluppo, dando luogo ad altre forme come la cantata da camera.