Diario di bordo. Anno zero. Giorno otto.
Se riusciste a rispondere alle domande potreste evitare la spesa dell’analista.
Impossibile – direte voi – garantito esclamo io, confermandone il felice e scientifico risultato.
-Cosa pensate quando vi suonano perché state tenendo il limite di velocità?
-Che relazione c’è tra voi e la parola convinzione? E disciplina?
-Quand’è l’ultima volta che avete letto un testo che lascia domande e non risposte?
-Cosa è successo veramente a Peppino Impastato?
-Perché il caffè macchiato costa 10 centesimi in più?
-È possibile liberarsi dei peli – pardon – dei consumi superflui?
-Quante volte in una settimana vi sentite veramente felici?
-Conoscete a memoria il nome degli ultimi 5 presidenti della Repubblica italiana?
-Sapreste – tempo zero- dire di che colore sono gli occhi della persona a voi più cara?
-Perdiamo tempo o lo guadagniamo a guardare le vite degli altri nei reality, quiz show?
-Amare il prossimo. Definite chi è.
Saper scegliere oggi, cosa è giusto, non è così scontato. Anzi, a dirla proprio tutta, si paga caro.
Avete presente la scena de L’Attimo fuggente nella quale Robin Williams esorta gli alunni, sbigottiti da tale richiesta, a salire sui propri banchi per osservare il mondo da una prospettiva differente? Se riflettere cinque minuti sulla vostra vita vi parve inutile, la lettura, oggi, è sconsigliata.
Lei non sa chi sono io.
“Ma più mostruoso di quanto avveniva sullo schermo era in platea.” - Fino a poco tempo fa, qualche mese circa, nulla più di fine febbraio 2020 (carnevale, bisestile), osservavo questa frase, dai più, dai meno, quindi evidentemente, chiaramente di un sentire comune, di individui, vecchie e nuove maschere, che conosco o conoscevo, o chissà, conobbi: ‘In un mondo così, scelgo di galleggiare da equilibrista-surfista’ – godimento-condimento soddisfatto di certezza. Chissà se si rifacevano a Zygmunt Bauman o all’ennesimo prodotto-parola a cascata libera dell’emerito pensatore rintracciabile in qualche meandro del web sospinto dall’Imperatore algoritmo? L’umido frasario caffè-espresso di vanto, è comprensione dell’osservatore. Evito la sfilza googlabile dei super wow mascherati prestigiatori generatori di quelle 13 parole liquide, onde evitare ai minorenni incidenti stradali pericolosi inevitabili.
Non riesco a fronteggiare i fatti
Che sono teso e nervoso e non riesco a rilassarmi
Non riesco a dormire perché il mio letto è in fiamme
Non toccarmi, sono un cavo scoperto.
La maschera unisce in sé due virtù che parrebbe impossibile unire, quella di incutere paura, e quella di far ridere, perché essa può coniugare ciò che di solito non coniuga, può far dissolvere facilmente una nell’altra suggestioni contrastanti quali l’orrido, il ridicolo, il patetico e il comico. Ma per lo più conservano l’inquietante ambiguità del grottesco. Bau Bau! Ma vale poco la maschera che nasconde. Chi indossa la maschera s’aspetta non una diminuzione ma una maggiorazione della gamma espressiva. Sa che la maschera gli permetterà di percorrere in equilibrio il sottile crinale dell’ambiguità, da cui potrà ingannare in maniera più drastica, incutendo dubbi estremi di candore e di perversione e riservandosi estreme sorprese di spavento (o auspicato ridicolo). Nel grottesco romantico medioevale la maschera, staccata dall’unità di visione popolare e carnevalesca allegra del mondo, ad esempio, cito ‘Renato Zero con Favola mia’, s’impoverisce e acquista molti altri nuovi significati, estranei alla sua primitiva natura: diventa simulatrice, ingannatrice, cela, diventa negazione del significato gioioso del sé.
Che c’azzecca – adesso mi chiederete - la Maschera con la Scelta di cui sopra, con il quasi oramai proibito e poco popolare, super senso in estinzione, meglio conosciuto come senso critico?
Killer psicopatico, cos'è?
Mo, mo, mo, mo, mo, mo, molto meglio
corri,corri,corri,corri lontano!
Inizi una conversazione
Che non riesci neanche a finire
Stai parlando un sacco
Ma non stai dicendo niente.(Talking Heads. Psycho Killer, 1977, Album 77, scritto da David Byrne, Chris Frantz e Tina Weymouth)
Tono concitato.
-Ciò che è comune si è improvvisamente trasformato in qualcosa di orribile.
-Il banale, apparentemente insensato, la percezione abituale, riconosciuta da tutti.
-Questa non è una esercitazione.
-Ma il peggio è passato.
-No.
Sarà questa la naturale tendenza del grottesco romantico nella nostra epoca in cui – la maschera – ha perso il suo elemento rigeneratore e ha preso un’accezione di organicamente compatta alla cultura popolare? – tiro il fiato e guardo senza paura di cadere – la maschera deve mostrare il volto nudo.
La riconciliazione con il mondo avvenga sul piano soggettivo, lirico e, persino mistico-spirituale. In risposta all’unico valore restato nascosto dietro alla maschera: il Niente, e quindi inesauribile.