Ciò che accade nel Mediterraneo sembra essere talmente lontano da noi, che spesso ce ne dimentichiamo. Si sente spesso e a volte anche troppo parlare di Europa e di fondi, di politiche economiche, senza avere una chiara percezione di ciò che sta avvenendo realmente nel Mediterraneo e delle gravi colpe di cui l’Unione Europea è responsabile.
Sui migranti l’Europa non ha mai avuto le idee chiare, c’è stata e c’è ancora oggi un’incapacità a gestire l’emergenza, con conseguenze devastanti per il nostro equilibrio sociale ed economico e non solo. I Paesi cuscinetto sono soli a fronteggiare l’arrivo dei migranti, lo sono sempre stati, anche se le dinamiche non sono più le stesse, e qualcuno cambia le proprie strategie per questioni di opportunità.
La Grecia sta respingendo le barche dei migranti, andando contro il diritto internazionale. Il principio è semplice: i Paesi non dovrebbero respingere verso Paesi non sicuri le persone in cerca d’asilo, e la Libia non è un paese sicuro. Ciò che avviene lì, purtroppo, non è un mistero, lo sanno tutti: torture, lavori forzati e abusi sono all’ordine del giorno. L’Europa, specialmente dopo la pandemia è entrata in panico e questo non l’ha aiutata di certo a gestire l’emergenza. C’è da chiedersi solo se l’Europa abbia mai cercato di adottare una seria politica per i migranti; ogni Paese decide da solo e tutti pensano che il fenomeno migratorio sia un problema degli altri, o meglio di Paesi come la Grecia, l’Italia e Malta. Con la pandemia l’Italia e Malta hanno chiuso i porti, quest’ultima, però (c’era da aspettarselo), ha preso la palla al balzo, cogliendo l’opportunità per formare una flotta di navi mercantili per intercettare i migranti in mare e consegnarli alla guardia costiera libica. L’Italia invece ha permesso ancora sbarchi, e, infatti, attualmente questi ultimi sono oggetto del solito aspro scontro politico (e spesso di propaganda politica a nostre spese), poiché sono aumentati. I migranti sono numeri, non esseri umani per l’Europa, ecco il vero nocciolo della questione e non si riesce a comprendere bene quali e quante siano le vittime di questa immane tragedia; da una parte vi sono uomini, donne e bambini che rischiano la vita e spesso la perdono, dall’altra cittadini europei sui quali si esercita una costante e sottile pressione, che provoca la paura dello straniero che delinque, che toglie lavoro, insomma, che arriva in Europa a sovvertire il nostro già delicato equilibrio.
Il New York Times ha rivelato che la Grecia ha espulso più di mille richiedenti asilo, abbandonandoli nel Mar Egeo su zattere gonfiabili. Anche se l’Europa ha grandi responsabilità, il Paese ellenico si sta macchiando di colpe ancor più gravi. Un accordo dell’Unione Europea con la Turchia ha visto quest'ultima accettare di trasformarsi in poliziotto di frontiera per conto dell'Europa, impedendo ai rifugiati di attraversare la Grecia in cambio di aiuti finanziari e altre concessioni diplomatiche. La situazione è presto cambiata, infatti, la Turchia, la primavera scorsa ha inviato migliaia di migranti verso la Grecia per esercitare pressioni sull'Europa. Questa situazione ha provocato una reazione dura, che ha visto l’adozione di misure di controllo delle frontiere più restrittive da parte del governo greco. Secondo fonti del New York Times sembra che la Grecia stia gestendo un centro di detenzione segreto al suo confine terrestre con la Turchia, in modo da poter effettuare vere e proprie deportazioni senza dare alle persone il diritto di chiedere asilo.
Quello che l’Unione Europea cerca di fare da anni nel Mediterraneo è la chiusura delle operazioni di soccorso, ma questa non rappresenta una politica. Le conseguenze di questa non-politica (o politica dello struzzo) coinvolgono tutti: esseri umani, non numeri, che nella peggiore delle ipotesi muoiono in mare, nella migliore (se così si può dire) arrivano nei campi di concentramento libici. Non dimentichiamo che in Libia, l’Italia è andata a stringere patti economici, che l’Unione Europea considera partner alcuni funzionari libici che si macchiano dei peggiori reati, che la Grecia consegna i migranti direttamente nelle mani di trafficanti senza scrupoli. La verità è che gli Stati membri dell’Unione Europea trattano con i trafficanti di esseri umani, e ciò non dovrebbe avvenire in Paesi che si reputano civili. In questo scenario, da qualche mese nel Mediterraneo una nave rosa soccorre i migranti, grazie alla generosità di Banksy, l’anonimo street artist inglese più famoso al mondo.
Il simpatico Banksy ha comprato un'ex nave della dogana francese e finanziato una missione per soccorrere i migranti in difficoltà nel mare fra la Libia e l'Italia. “Vogliamo svegliare la coscienza dell'Europa", dichiara Claire Faggianelli, un'attivista che ha organizzato la prima missione della nave soccorso.
La domanda però, mai banale, è sempre la stessa e chissà se anche l’attento Banksy se la sia posta: chi deve salvare le vite umane? L’Italia o l’Europa?