Ludwig van Beethoven nacque nel dicembre del 1770, 250 anni fa. E molte delle sue composizioni hanno una freschezza che le rende eternamente giovani. Come spesso accade ai grandi della Storia, Ludwig aveva origini umili, malgrado la particella nobiliare del cognome di origini belghe, e aveva ereditato dal nonno paterno la passione musicale.
Infatti, l’omonimo nonno era maestro di cappella del principe elettore di Colonia e il padre era tenore. Uomo burbero e alcolizzato, obbligava il figlio ad alzarsi di buon’ora per suonare il pianoforte o il violino ai quali era stato avviato, anche se con lezioni discontinue.
Ludwig divenne maestro di pianoforte della famiglia von Breuning, potendo così accedere ad un ambiente stimolante che gli permise di continuare a studiare lo strumento. Ottenne un buon stipendio dal Principe, si iscrisse all’Università di Bonn e, notato da Haydn, divenne suo allievo a Vienna.
La sua fama, negli anni, lo porterà ad essere apprezzato per virtuosismo e talento, così iniziò a tenere concerti nelle maggiori città europee. Iniziò a studiare i classici e a comporre sempre più assiduamente. Verso la fine del secolo nacquero varie musiche, tra le quali Patetica, la Sonata n. 8 per pianoforte, e la Prima sinfonia.
Riuscì a tenere segreto il dubbio che già dal 1796 lo affliggeva, quello di essere sordo, dubbio che era la cruda realtà che lo condusse alla sordità totale entro il 1820. Duecento anni fa. Con la consapevolezza che la menomazione avrebbe interrotto la sua carriera, si dedicò a creazioni con grande slancio e sempre ottimo risultato. La Sonata n. 3 “Eroica”, la Sonata n. 23 per pianoforte “Appassionata”, la produzione di Fidelio, opera completa non ben accolta dal pubblico e che venne rimaneggiata tre volte. Gli anni dal 1806 al 1808 furono molto proficui per il compositore, pur nella consapevolezza del progredire della sua patologia.
Divenuto indipendente dal suo mecenate, Beethoven sembrò sperimentare una nuova libertà e iniziò la Quinta sinfonia, ma ben presto fu di nuovo combattuto tra accettare un vitalizio dai nobili, per ovvie ragioni di sicurezza economica, e restare lontano da quella forma di assoggettamento. In ogni caso continuò a produrre opere sempre più apprezzate dal pubblico che, ormai, lo annoverava tra i grandi compositori del suo tempo. Così venne salutato dal Congresso di Vienna, ad esempio, anche se Beethoven si rendeva conto che i gusti musicali stavano cambiando a favore di un altro tipo di musica, vivace e gaia, come quella di Gioachino Rossini.
Alle prese con problematiche familiari, Ludwig si ritrovò completamente sordo: proprio di quegli anni sono i suoi capolavori come due Sonate per violoncello e la Sonata per pianoforte n. 28. Dopo un periodo di malattia, egli tornò a scrivere musica, circondato da ammiratori e allievi, pur consapevoli della sua sordità che non gli impedì di continuare a scrivere spartiti, come la Messa Solenne conclusa in quattro anni di lavoro, e la celeberrima Nona sinfonia, messaggio universale eseguita per la prima volta il 7 maggio 1824 davanti ad un pubblico estasiato ed entusiasta.
Addolorato per il tentato suicidio del nipote, ammalatosi di polmonite, Beethoven morì nel 1827 a soli cinquantasei anni.