C’è un forte legame tra l'opera lirica e il vino, e non è difficile riconoscerlo. In fondo, l'opera è una forma d'arte nata in Italia, che è forse la più importante regione vinicola d'Europa, e soprattutto, più si è intenditori, più si trae godimento da entrambi, vino e opera.
Di arie e di cori che parlano di vino e di brindisi è pieno il melodramma, romantico e non solo. I compositori se ne sono serviti per creare scene movimentate e per descrivere momenti di socialità. Ma sempre con un fine drammaturgico: una delle più famose è nel primo atto dell'Otello di Verdi, in cui il compositore sfrutta il momento conviviale per rappresentare in modo memorabile la forte tensione che esiste tra Iago e Cassio.
Un altro dei momenti verdiani riferiti al vino è l'inizio del terzo atto del Falstaff. Il grasso cavaliere si è appena tirato fuori dal Tamigi e, ancora bagnato e coperto di melma, sprofonda in una sedia all’Osteria della Giarrettiera. Si rincuora con un bicchiere in mano, e canta un magnifico inno al vino.
Nel Don Giovanni di Mozart, un'intera aria Fin ch’han dal vino è dedicata al vino. E durante la cena con la statua del Commendatore, prima del tragico epilogo il servitore Leporello versa del vino a Don Giovanni che lo riconosce come Marzemino (un rosso dell'Italia settentrionale).
Nell'Elisir d'Amore di Donizetti ci sono molti riferimenti enologici. Tra l’altro, quello che Dulcamara spaccia per un filtro d'amore non è altro che Bordeaux a buon mercato, e in una famosa scena nell'Atto II Nemorino (il tenore) dopo aver bevuto quello che pensa sia l’elisir che farà innamorare Adina si sente audace e si dichiara. È un delizioso duetto, pieno di musica dolce e umorismo ironico.
Altre celebri arie d’opera dedicate al vino sono il brindisi dal I atto della Traviata di Verdi, Libiamo ne’ lieti calici e, dalla Cavalleria Rusticana di Mascagni, Viva il vino spumeggiante (un altro brindisi). E poi, di nuovo Mozart nel Ratto dal serraglio, Gounod nel Faust, Offenbach, senza dimenticare Gioachino Rossini, che amava considerarsi un buongustaio ancor prima che un compositore.
Tra i vari tipi di vino, è lo champagne (e lo spumante) a rappresentare in genere il clou di una festa, l’emblema del piacere gaudente, e non può mancare, quindi, nell’opera o nella sua sorella minore e più frivola, l’operetta. Ne La vedova allegra di Lehar, le serate del protagonista Danilo sono rallegrate da donne e champagne. E addirittura nel Pipistrello di Johann Strauss, tocca proprio allo champagne sciogliere i fili dell'intricata matassa della vicenda.
Date queste premesse, non è né strano né infrequente che l'opera lirica esca all’aperto in tempo di vendemmia e si offra a eventi che riguardano il vino: ci sono festival e rassegne ormai tradizionali in tutto il mondo che celebrano questo connubio.
Per esempio, in Australia ce ne sono diversi, tra cui Opera in the Vineyards che è uno dei festival annuali più amati. Si tiene in ottobre (quando nell’emisfero australe è primavera) nella regione vinicola della Hunter Valley. Il programma propone grandi successi dell'opera, eseguiti da importanti artisti, e con il contorno dalla mescita di vino, è sempre una serata magica.
In molte ville della campagna inglese la “Country House opera” è diventata un appuntamento consueto, e addirittura nel caso di Glyndebourne si è sviluppata fino a diventare un festival operistico di rilevanza internazionale.
Analogamente, negli USA c’è Opera a la Cart, un evento in cui la Portland Opera (uno dei teatri lirici americani più attivi) propone concerti nei vigneti di Elk Cove. Esperienze di questo tipo sono state fatte anche in Italia, per esempio, in Veneto, nei vigneti della Valpolicella, o nelle Marche.
Ultima in ordine di tempo, è L’opera in vigna. Lirica e vendemmia a Trentinara, un concerto che si è svolto en plein air ai primi di settembre nei vigneti dell’Azienda Vitivinicola Tredaniele, con la direzione artistica del mezzosoprano Raffaella Ambrosino.
Lo scenario era quello del Parco del Cilento, patria della dieta mediterranea (patrimonio dell’Unesco), un territorio ricco di bellezze naturali, di cultura, di storia. Il concerto, oltre a presentare arie d’opera e danze, si è posto l’obiettivo più ambizioso della valorizzazione delle ricchezze culturali, naturali ed enogastronomiche cilentane.
Così, l’emozionante concerto di musicisti e cantanti del San Carlo, guidati dalla splendida voce della Ambrosino, ha sancito l’ormai imprescindibile legame tra l’opera e il vino (in questa occasione, il Fiano dei fratelli Daniele), che non solo sono eccellenze di cui godere, ma se collegati, insieme ad altri asset, in un progetto organico di collaborazione tra pubblico e privato, possono essere determinanti per lo sviluppo e l’occupazione in quel territorio.