Lettere colorate, numeri colorati, note musicali colorate, colori che hanno un sapore dolce, oppure amaro. Che sono striduli o appuntiti. C’è un mondo percettivo che viene decritatto in almeno 80 modi diversi. Questa architettura cognitiva prende il nome di sinestesia. Se una volta si pensava fosse un disturbo percettivo oggi gli psicologi l’hanno archiviata come condizione ereditaria. E, se un tempo, si supponeva potessero essere solo gli artisti a creare un mondo di percezioni assolutamente originali, oggi si è scoperto che i sinestetici sono molti di più, e non necessariamente dipingono o compongono musica. Anche se, a onor del vero, è molto più facile incontrarli nel mondo dell’arte.
“Tra i sinestetici - assicura Vanessa Candela, psicologa specializzata in Neuroscienze nonché docente di Basi neurali del canto presso l’Università di Bologna dove tiene un corso in Vocologia artistica - è facile trovare persone creative e con forti inclinazioni artistiche. Ma vorrei precisare la definizione di sinestesia che è stata data da Richard Cytowic autore del celebre testo Synesthesia a union of the senses del 1989. Per lo studioso la sinestesia è una condizione ereditaria in cui uno stimolo evoca la percezione automatica e involontaria e fornisce la coscienza di una proprietà sensoriale diversa da quella scaturita dallo stimolo stesso”. Si è scoperto nel corso degli anni, facendo studi approfonditi su soggetti presunti o acclarati sinestetici, che la condizione sinestetica è ereditaria, quindi genetica. È normale che in una famiglia in cui un soggetto è sinestetico, questa qualità possa essere trasmessa.
“È fondamentale, comunque - chiarisce Candela - che si distingua chiaramente la percezione involontaria, che avviene nei casi di sinestesia, dalla semplice immaginazione. Grossenbacher e Lovelace affermano come la sinestesia possa prodursi sempre quando lo stimolo venga evocato da una nota musicale, da un grafema (una parola o una lettera dell’alfabeto), un suono, un numero, che susciti uno stimolo sinestetico. Tra le forme di sinestesia più diffuse troviamo, appunto, quella grafema-colore e suono-colore, e in verità ci sono almeno 80 tipi conosciuti di sinestesia”.
Ma cosa apporta in più l’essere sinestetici? Cosa può sviluppare maggiormente?
“Sicuramente si è appurato che le persone sinestetiche possono godere anche di alcuni vantaggi cognitivi. Alcuni sono in grado di immagazzinare una mole consistente di dati. Si cita spesso il caso di un soggetto sinestetico con Asperger, Daniel Tammet, in grado di ricordare una quantità di numeri impressionante. Quindi sul piano della memoria sembra possano essere piuttosto favoriti. Torniamo, dunque, a quanto confermato dallo studio di Baron-Cohen: gli aspetti genetici legati alla sinestesia incidono sulle reti neurali che riguardano la connettività di determinate aree del cervello”.
L’argomento è estremamente delicato e attiene le neuroscienze e lo studio del cervello. “Lo studioso Ramachandran dell’università della California - evidenzia ancora Candela - uno dei massimi esperti di sinestesia ritiene che la condizione possa verificarsi appunto a causa di meccanismi genetici associati a quella che si chiama mancata ‘potatura’ delle sinapsi. Nel neurosviluppo le connessioni vengono potate dal cervello al fine di affinare i circuiti. La mancata potatura delle sinapsi spiegherebbe la sinestesia”.
La sinestesia è comunque una caratteristica presente in tutte le persone. “Anche se solo il 4% della popolazione è sinestetica, tutti abbiamo delle sfumature sinestetiche. Sicuramente la sinestesia attiene moltissimo l’ambito artistico poiché fornisce una ricchezza percettiva in termini di creatività. Numerosissimi artisti hanno una familiarità con la sinestesia”.
Insomma una sorta di gap che viene altrimenti colmato. Attraverso la risonanza magnetica funzionale è stato possibile illuminare la parte del cervello che si attiva, ad esempio, nel caso della sinestesia grafema-colore ed è l’area visiva specializzata nei colori detta V4. Sicuramente la condizione di un sinestetico può consentire di contare su di una rilevante capacità mnemonica, immaginazione, percezione e creatività. “Certamente l’iperstimolazione sensoriale può costituire un vantaggio per tutti i processi creativi”. Resta il dato più affascinante: chi vive la condizione di sinestesia, accede al mondo della creatività quasi in modo spontaneo e immediato. E per gli artisti questo è da sempre un bel vantaggio.