Laureata in Sociologia alla Sapienza di Roma, con Domenico De Masi, con il quale ha lavorato dal 1998 al 2001 presso la S3.Studium, società di ricerca e formazione in scienze organizzative. Ha studiato presso l’Università Paris X e lavorato nel Dipartimento Comunicazione della Villette a Parigi dal 1994 al 1997. Dal 2001 al 2011 si è occupata di comunicazione e ufficio stampa nel settore della moda, per IT Holding Spa e Camera Moda. Dal 2012 lavora in SVS DAD Onlus. Si occupa di coordinamento, ideazione, redazione e gestione progetti, accoglienza delle donne e dei minori.
Un autoritratto che racconti di lei: progetti, sogni, gioie, delusioni.
Sono nata a Pescara e ho studiato e lavorato a Roma e a Parigi. Mi sono laureata in Sociologia alla Sapienza di Roma. Ho lavorato da sempre nell’organizzazione di eventi visto che i miei genitori si occupavano di questo. Nel 2001 mi sono trasferita a Milano per lavorare nel Gruppo IT Holding dove mi occupavo di comunicazione e ufficio stampa, ma dopo quasi dieci anni il fallimento dell’azienda e la disoccupazione sono state un duro colpo. Da questa situazione faticosa è nata però l’opportunità di avvicinare l’Associazione SVS Donna Aiuta Donna, ed è stato qui che ho scoperto quello che mi appassiona e forse mi riesce meglio: fare progetti e lavorare per sostenere le persone in difficoltà e per sensibilizzare e informare sulle tematiche di cui ci occupiamo. La mia grande gioia sono i miei figli e il mio compagno cui dedicarmi; mi dà grande energia.
Come è nata SVS Donna Aiuta Donna e quali sono gli obiettivi e le tutele?
L’Associazione è nata nel 1997, grazie alla volontà di un gruppo di ginecologhe e professioniste, che ancora oggi la guidano, per affiancare il primo centro pubblico nato in Italia per accogliere le donne vittime di violenza sessuale (SVS). Infatti, nel febbraio del 1996 era stata approvata la legge sulla violenza sessuale, che non era più un reato “contro la morale”, ma un reato contro la persona. L’Associazione SVS DAD ONLUS è nata per offrire alle vittime la consulenza e l’assistenza legale, mettendo insieme un gruppo di avvocati che fossero disposti a difendere gratuitamente le donne. Nel 2009 SVS DAD ONLUS ha ricevuto l’Ambrogino d’oro dal Sindaco di Milano come “Centro di riferimento per le donne vittime di violenza, una luce accesa nella città”.
Oggi l’Associazione è un Centro Antiviolenza riconosciuto dalla Regione Lombardia e fa parte della Rete Antiviolenza del Comune di Milano. Collabora con 24 avvocati civilisti e penalisti, specializzati sulla violenza di genere, che per scelta difendono solo le vittime e mai i maltrattanti. Offre sostegno e aiuto alle donne e ai loro figli per uscire dal circolo della violenza, attraverso l’offerta gratuita di diversi servizi: orientamento lavorativo, accompagnamento ai servizi sul territorio, supporto per l’autonomia abitativa, sostegno scolastico per i minori.
Che rapporto esiste tra il Policlinico, la Clinica Mangiagalli e la sua associazione?
L’Associazione, che è un soggetto del privato sociale, continua a lavorare a stretto contatto con il Soccorso Violenza Sessuale e Domestica (SVSeD), che fa capo alla Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e che accoglie più di 1.000 casi all’anno. Entrambe le realtà hanno sede all’interno della Clinica Mangiagalli in via della Commenda 12 a Milano.
I mass-media denunciano sempre più casi di violenza nei confronti delle donne: è solo un venire in superficie di una tabe prima nascosta o esiste, oggi, una congiuntura culturale, sociale e antropologica che ne favorisce la moltiplicazione?
La violenza verso le donne è sempre esistita, ma oggi viene fuori maggiormente perché se ne parla di più e anche il lavoro di informazione e sensibilizzazione dei centri antiviolenza e delle istituzioni ha contribuito a far sì che le donne sappiano che possono chiedere aiuto ed essere sostenute per uscire dalla situazione di violenza che stanno vivendo. Ma c’è ancora molto lavoro da fare perché il sommerso resta alto ed è necessario lavorare molto sulla prevenzione primaria.
In particolare, le condizioni di vita imposte dal COVID-19 hanno influito sugli episodi di violenza sessuale e domestica?
Sicuramente la convivenza “forzata” non ha aiutato nelle situazioni di maltrattamento in famiglia, anzi in molti casi ha aggravato. All’inizio del lockdown c’è stato un brusco calo delle richieste di aiuto, ma dopo qualche mese le richieste sono aumentate molto.
Oltre all’informazione, quali strumenti di prevenzione si possono mettere in atto?
È fondamentale lavorare con i giovani, ma anche con i bambini per scardinare stereotipi e pregiudizi su uomini e donne che sono radicati nella società e nella cultura e sono alla base della violenza. L’Associazione, anche insieme alla Rete Antiviolenza di Milano, fa molti progetti per mostrare che si possono vivere relazioni sane.
Ci parli del vostro progetto “Il Labirinto”.
Il Labirinto è nato da un’idea degli studenti dello IED (Istituto Europeo di Design), a cui avevamo chiesto di ideare uno strumento per sensibilizzare i giovani sulla violenza. Spesso accade che i ragazzi, alle prime esperienze di coppia, non percepiscano alcuni comportamenti come non sani e non si rendano conto se stanno scivolando in una relazione violenta. Il Labirinto è una struttura di 16mtx6mt che racconta al suo interno, attraverso dialoghi tra un ragazzo e una ragazza, la storia di una coppia, che può prendere strade diverse: verso la violenza dove non c’è via d’uscita o verso l’unica uscita quando si va verso la risoluzione positiva. Lo slogan del Labirinto infatti è: “la violenza è un labirinto, entrare è facile, uscire no. Però la via d’uscita esiste”. È stato presentato per la prima volta nel novembre 2016 in Galleria Vittorio Emanuele a Milano ed è stato poi portato in varie scuole e luoghi pubblici. Nel 2018 il Labirinto si è trasformato in due libri-gioco, ideati all’interno del progetto “Il Filo di Arianna” realizzati insieme al Politecnico di Milano, ATS Città Metropolitana, Caritas Ambrosiana.
Denunciate sempre più casi di violenza domestica: che responsabilità ha la struttura della famiglia attuale?
La famiglia è una “istituzione” sociale e culturale e come dicevo, quello che va sradicato sono gli stereotipi e i pregiudizi che sono ben radicati nella società, che non sono così diversi da quelli che condizionavano le relazioni 30 o 50 anni fa.
Altro problema che investe la sfera della libertà della donna è la possibilità di ricorrere all’aborto: com’è la situazione?
Questo è un argomento di cui non mi occupo e sul quale non posso dire qual è la situazione, ma quello che penso è che ogni donna dovrebbe poter interrompere la gravidanza in sicurezza e con comprensione, se lo ritiene.
Quale grado di sensibilità mostrano cittadini, associazioni e istituzioni milanesi nei confronti della violenza femminile?
Su questo argomento c’è grande sensibilità a Milano, che sicuramente è una città che dedica molta attenzione a questo problema e molte persone vorrebbero sostenere la causa. Sicuramente si potrebbero raccogliere più fondi, di cui c’è estremo bisogno per sostenere le donne e i minori, facendo conoscere meglio il lavoro dei centri antiviolenza e investendo maggiormente anche sulla comunicazione.