A.A.A. Cercasi aiuto. Vivo a Milano e sta arrivando l’estate.
Tra le fumanti strade che si svuotano vedo brillare oasi sfuggenti che vorrei raggiungere sul dorso del mio “cammello” a quattro ruote, ma non so perché non arrivano mai!
Oh, è venerdì… quasi quasi faccio un tuffo in Liguria.
“Due orette” (si spera) e finalmente potrò godermi la brezza marina passeggiando sulla spiaggia. La mente inizia a viaggiare trasportandomi sempre più lontana dal grigiore ardente della città, il tempo sembra volare e... Sono passate 2:30 e sono ancora a Genova dove attendo nel traffico impaziente e subito sale quell’istinto medievale e sanguinario di chi vorrebbe la Batmobile per aprire un varco e giungere a destinazione.
Eccoci finalmente a Sestri Levante, perla autentica nel cuore del Levante. Dove una volta abbandonato il “cammello a quattro ruote” si è liberi di dimenticarlo per iniziare ad assaporare l’arrivo della bella stagione.
Il caruggio si apre tra negozi e locali, mentre l’euforica sensazione di vacanza travolge come un fiume spingendoti attraverso le persone (solitamente piantate nel mezzo come scogli) nella via principale che, dall’inverno ha ormai cambiato volto. I colori e profumi delle creme solari esposte esclamano a gran voce “estate”, mentre l’aroma incessante di sua maestà, la focaccia, ti fa ritrovare in poco tempo con il naso schiacciato contro la porta del panificio più vicino.
Eccola lì, che egocentrica occupa posto nelle vetrine, sui banconi, nei bar, nei ristoranti e nei pranzi al sacco privilegiati da noi, ospiti delle coste.
Appena sfornata viene arricchita da una generosa spennellata di olio (rigorosamente EVO ligure) e dico “spennellata” perché per questo passaggio viene utilizzata una pennellessa dalle improbabili dimensioni. Il calore della focaccia sprigiona tutti gli aromi dell’olio, avvolgendo coloro che attendono il proprio turno per acciuffarne un pezzetto in cui affondare avidamente i denti. Croccante al di fuori e tenera al cuore, è il perfetto ritratto del territorio che l’ha concepita.
A tutte le ore, sbirciando nei laboratori è possibile vederla prender vita tra le mani sapienti dei fornai, che dall’unione di pochi semplici ingredienti danno vita a un’icona.
Finita l’ora della “fugassa” arriva l’ora dell’aperitivo: i locali si riempiono e si comincia a fare le vasche su e giù per la passeggiata in cerca della proposta perfetta (pur sapendo che alla fine si torna sempre dove ci si sente a casa).
Acciughe al limone, crostini al paté di olive, focaccia e pizzette, pinzimonio (perché si sa, c’è chi non vuole sensi di colpa) e l’immancabile ciotolina di olive taggiasche. Non famose per essere particolarmente polpose, ma per il loro gusto unico. Intenso, dolce e speziato, una vera e propria spremuta di gusto che racconta l’identità di un territorio in un solo boccone.
Si giunge, quindi, alla cena: trofie al pesto, pansotti al sugo di noci o ravioli, testaroli nei loro mille abbinamenti e ancora acciughe al limone o infarinate, pesce al forno o alla ligure e coniglietto con olive al forno. Il tutto rigorosamente accompagnato da un bicchiere di vino bianco.
Terminiamo con un brindisi. Quale modo migliore per concludere la serata se non seduti sui muretti del Citto, un’istituzione per i ragazzi che vi si radunano a chiacchierare sorseggiando un cocktail o una birra fresca.
Di sottofondo le risate, le onde e i gabbiani che, sotto le luci soffuse dei lampioni riempiono la Baia del Silenzio e fanno sì che la città sia ormai un ricordo lontano, divenendo subito estate.