Wuhan, Ottobre, Giochi Olimpici militari. Più di 10.000 atleti, 138 Paesi e 200 italiani in delegazione di cui 165 militari atleti. 27 sport in più di 327 eventi per la settima edizione del Military Word Summer Games 2019, sotto l'egida del Consiglio internazionale dello sport militare che si svolge ogni 4 anni.
I Giochi Olimpici di Wuhan dal 18 al 27 ottobre, sono stati i giochi dei primati, infatti, oltre al numero record dei partecipanti: è stata la prima volta che sono stati allestiti al di fuori delle basi militari; la prima volta che sono stati tenuti tutti nella stessa città; la prima volta che è stato costruito un villaggio olimpico per gli atleti; la prima volta che la TV e i sistemi di realtà virtuale erano alimentati dalla tecnologia di telecomunicazione 5G (60 Ghz per 24 ore al giorno) e dall’utilizzo dei servizi di volontariato per ogni delegazione.
Ma hanno avuto un altro triste primato, quello di vedere ammalarsi di una sindrome di tipo influenzale con febbre alta e sintomi di affaticamento respiratorio molti atleti.
Molti sono stati male già a Wuhan e rientrati hanno contagiato i familiari come nel caso dell’atleta schermidore italiano, ammalatosi in Cina e rimasto con febbre e malattia per 15 giorni al rientro a casa.
Il Ministero della Difesa non si è espresso sui casi degli atleti militari di rientro dai Giochi di Wuhan anche a emergenza dichiarata da Coronavirus in Italia al 31 gennaio.
A livello epidemiologico avrebbe un senso, adesso, fare la ricerca degli anticorpi IgG anti Sars-Cov2 su tutti quanti hanno partecipato ai Giochi Olimpici di ottobre. Incrociando l'eventuale positività, con i sintomi clinici di chi avuto malattia, avremmo la certezza di che cosa gli atleti si siano ammalati. Se risultassero positivi alle immunoglobuline di memoria IgG si evincerebbe che potrebbero aver diffuso già a novembre il COVID-19.
Ma cosa si conosce riguardo agli atleti ammalatisi degli altri Stati partecipanti? Purtroppo ben poco: cinque atleti, dei quali non è stata svelata né l’identità né la nazionalità, furono ricoverati nell’ospedale di Wuhan e tenuti in isolamento, la diagnosi alla dimissione fu quella di malaria, secondo quanto riferito dal Southern Weekly. Teniamo presente, però, che la malattia trasmessa dalla zanzara anofele è una parassitosi e non necessita di isolamento poiché il contagio avviene dalla puntura del vettore animale.
In Francia, Elodie Clouvel intervistata dalla TV Loire7 ha affermato che lei e Valentin Belaud, altro pentatleta, avrebbe già avuto il Coronavirus perché a Wuhan per i Giochi Militari, si sono ammalati: “E quando abbiamo parlato con un medico militare, ci ha detto: penso che l’abbiate già avuto perché gran parte della delegazione si è ammalata”.
Inoltre, sono state fatte delle comparazioni tra uno studio retrospettivo su radiografie di ammalati di polmonite interstiziale e ricerca del Sars-CoV2 dando conferma che già il 27 dicembre un caso era stato accertato a Bondy. In Svezia poi è stato dichiarato dall’infettivologo del servizio sanitario regionale Anders Nystedt e da alcune infermiere che almeno 12 militari partecipanti ai Giochi hanno manifestato gravi problemi respiratori. E che addirittura, si legge, che la squadra svedese al suo ritorno dalla Cina sia rimasta confinata in quarantena in una struttura militare.
In questo balletto tra le affermazioni di una malattia respiratoria tra molti atleti e le smentite, di altri partecipanti e soprattutto dai rispettivi Ministeri della Difesa, rimane difficile capire cosa realmente sia accaduto e soprattutto se la malattia causata dal Sars-CoV2 se appurata, fosse in circolazione fuori dalla Cina già da prima dei loro casi ufficiali.
Ci chiediamo, se a fronte di questa ipotesi il Ministero della Difesa italiano abbia provveduto ad effettuare queste indagini sierologiche su gli atleti almeno dopo il 31 gennaio a emergenza dichiarata. La presenza di una eventuale positività al virus di atleti avrebbe dato modo di attuare un piano di contenimento di questi focolai di infezione.
A fronte dello stravolgimento della vita degli italiani ai quali è stato affidato il compito della quarantena obbligata e che ha portato a perdite umane e danni economici e sociali, fare chiarezza sarebbe indispensabile.
Resta da capire comunque se l'epidemia abbia avuto origine negli Stati Uniti, come dalla Cina affermano, focalizzandola con il laboratorio di Fort Detrick, l'istituto di ricerca medica sulle malattie infettive dell'esercito degli Stati Uniti, il principale centro americano per la ricerca sulle contromisure da adottare in caso di guerra biologica, a Fredrick, nel Maryland. Oppure la Cina stessa, ossia Wuhan, scenario dei Giochi Olimpici militari, attraverso una fuga del Sars-CoV2 dal Center for Disease Control & Prevention.
La dichiarazione di un atleta italiano fatta su Il Messaggero, sbalordisce e fa riflettere su questi Giochi Olimpici: “Aveva fatto impressione sapere che avevano chiuso le fabbriche tre mesi prima per far abbassare i livelli di smog nell'aria e facilitare le prestazioni sportive. Si vedeva il cielo limpido e mi dicevano che non è usuale da quelle parti”.
La struttura dell'RNA dei ceppi virali del Coronavirus comunque dovrebbe dare alcune risposte attraverso lo studio cronogenetico del suo patrimonio informativo, capace di dire in quale area è diffuso un sotto gruppo piuttosto che un altro, in modo da tentare di individuare il focolaio di Wuhan, quello americano e gli altri. Una sorta di impronta digitale del killer silenzioso insomma, che non lascerebbe dubbi sulla tracciabilità della migrazione virale.
Per tutto il resto non c’è che aspettare l’evolversi della pandemia per capire volontà diaboliche o parabole accidentali di una natura con le sue leggi sempre imprevedibili, che in una sorta di resilienza, ristabilisce gli equilibri tra l’uomo e se stessa.