Partoriremo figli in un olimpo cibernetico, mentendo il silenzio, in cui le note migliori resteranno le idee fluttuanti, mentre donne e uomini vomitano succhi gastrici abbracciati ad un cervello elettronico.
Dietro ogni donna, dietro ogni macchina, ogni tasto, ogni pedale ci sono gli impulsi, i nostri, quelli dell'umana natura. L'origine è palesemente neuronale. Se ci ricorderemo d'essere sapremo esistere, resistere e coesistere in questo vulcano tecnologico, affinando il percorso di emancipazione, senza denaturarci mascolinizzandoci o plastificandoci, con la risultante di un’anima obnubilata e di un corpo mutato che segue un allure poco incisiva nell’eredità di quelle donne che hanno lottato per l'uguaglianza di genere, l’empowerment e tutti i temi trasversali presenti negli obiettivi dell'agenda 2030, che hanno registrato alcuni progressi negli ultimi decenni.
"Sono fermamente convinta che le donne o acquisiranno la capacità di essere espressione di una visione politica "altra", drasticamente "altra", non solo nei valori ma anche, di conseguenza, nei modi, o, nel gareggiare imitando la politica maschile saranno perdenti, perché o seconde, o mascolinizzate” afferma la Dott.ssa Eva Rigonat, medico veterinario impegnata per lo sviluppo di un'etica della professione, attraverso l’intensificazione di un pensiero critico e sostenitrice di una partecipazione attiva delle donne, ritenendole una risorsa per lo sviluppo sociale, economico e politico del nostro paese. L'impiego del termine genere risale agli inizi degli anni ‘70, quando è stato usato da alcune antropologhe per esprimere un concetto diverso da quello di sesso. A differenza del termine stesso, che esprime la diversità biologica e, di natura universale e immutabile, il termine genere sottolinea sia gli aspetti sociali, culturali e storici, che i rapporti instaurati attorno alla differenza tra donne e uomini. In Italia le donne furono considerate cittadini al pari degli uomini solo dopo la Seconda guerra mondiale, ciò nonostante per il Global Gender Gap Report l’Italia risulta essere all’82°posto nella disparità tra uomini e donne. Questa differenza, che parte dalla fisiologica diversa natura, è stata, nelle analisi più cortesi, facondia straordinaria in poesie sull’amore esistenziale fedele, sull’alleanza ed il miracolo con cui la donna ha affermato grazia mediando con l’agonia socio-politica e culturale. Lo stesso Pasolini, nei suoi film e in struggenti versi sull’amore controverso ed irrisolto del poeta verso la madre, dona sacralità al ruolo femminile.
È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei sola al mondo che sa, del mio cuore, ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere: è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo.
L’individualità, la padronanza della propria indole, dovrebbe essere agogno e rispetto del proprio essere, conoscenza atta a contrastare anche il body shaming, modelli inconsistenti e anacronistici che non hanno più ragione d’esistere. Il primo movimento di una vita spirituale è interiore, un atto dell’anima impregnato del desiderio di incontrare se stessi in mediazione, in intimità e nel segreto del cuore, un sacrificio che agisce dentro la psiche, nel tempo, tra mille eventi, e germoglia e cresce come un seme, facendosi spazio e centralità, senza relativizzare, senza snaturare, senza far perdere forza ed entusiasmo, fiorendo - come si schiarisce il nuovo giorno - avviluppandosi attorno ad un punto fermo, la conoscenza di sé. In questo intreccio provvidenziale con la vita, l’attesa, la lettura e la rilettura, l’ascolto, la pazienza, l’accoglienza, la meditazione, la macerazione diventiamo parte essenziale, nella misura in cui, vivendo, diamo testimonianza. La bénédiction de Dieu dans la solitude - La benedizione di Dio nella solitudine - è un brano, facente parte di ciclo di pezzi per pianoforte scritti da Franz Liszt a Woronińce -in Podolia - residenza di campagna della principessa Carolyne von Sayn-Wittgenstein fra il 1845 e il 1852, in cui l’autore attraversando chiaroscuri e buio ci invita a uscire dalla dimensione terrena, per elevarci verso qualcosa di meno tangibile e concreto, eludendo il virtuosismo ma cogliendo la veridicità di un brano, di gesta, di un'intera esistenza, sotto le invenzioni sonore, dentro un guscio che, tra scale, corridoi, atri, cripte, giardini, meraviglia e stupore, incertezza e meditazione, passi e passetti, mira alle camere del cuore. La conoscenza che spalanca alla vita, la conoscenza che fa da specchio trascendendo i limiti dello strumento, di corpi che racchiudono anime e ci spinge per un attimo nella profondità della nostra compiutezza. Assomigliare a qualcosa è perdere la propria natura fagocitando l'immagine altrui per parassitare vivendo nella sua ombra, dopo essersi nutriti di una miglioria rendevole la vita un artefatto.
Raggiungere l'uguaglianza di genere e l'empowerment di tutte le donne e le ragazze, porre fine a ogni forma di discriminazione nei confronti di tutte le donne, bambine e ragazze in ogni parte del mondo, eliminare ogni forma di violenza nella sfera pubblica e privata, incluso il traffico a fini di prostituzione, lo sfruttamento sessuale altri tipi di sfruttamento, le pratiche nocive, come il matrimonio delle bambine, la mutilazione dei genitali femminili sono obiettivi da adottare per rafforzare le politiche concrete, le leggi, la forza, l'autostima e la consapevolezza di tutte le donne, bambine e ragazze. L'uguaglianza di genere è un tema che riguarda tutti e che deve vedere la partecipazione attiva di uomini e ragazzi in un movimento inizialmente concepito come una battaglia per le donne da parte delle donne.
Fino alla metà dell'Ottocento il diritto delle donne al voto non era affatto scontato e nel corso della storia, non sempre l’opinione della donna è stato volano di sviluppo di un’ideologia pro donna, drammaticamente maritabile in base al valore delle sterline e del nucleo famigliare di appartenenza. Siamo progrediti nel campo della salute sessuale e riproduttiva, l'accesso delle bambine all'istruzione è migliorato, il tasso di matrimoni precoci è diminuito, tuttavia le disuguaglianze di genere sono ancora profondamente radicate in ogni società. Le donne soffrono per la mancanza di accesso ad un lavoro dignitoso, affrontano la segregazione occupazionale e i divari salariali, spesso sono vittima di violenza e discriminazione e sono sottorappresentate nei processi decisionali politici ed economici ed inoltre, si calcola che una donna su tre ha subito una qualche forma di violenza: 116 donne sono state uccise dal partner o dall'ex partner nel 2016.
La parità di genere rimane una sfida permanente per i Paesi in tutto il mondo e la mancanza di tale uguaglianza è uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo sostenibile. Le dinamiche di popolazione, gli investimenti per tracciarne la logica e le azioni necessarie, vivono costantemente momenti cruciali con la comunità globale alle prese con il misoneismo sociale. Affermare il ruolo centrale della parità di genere e di individuo, fa di donne normali o dai mille eccessi, guidate dalla stessa esigenza di avvalersi di normali diritti, le vere eroine romantiche dell’epoca.
La storia di Nuccia è la testimonianza di una donna che ha dovuto lottare contro il giudizio di coloro i quali, aizzatori di fobie e pregiudizi, si arrogano la presunzione di ostracizzare il prossimo. Lei, racconta il Dr. Antonio Taranto - Dirigente ASL del Dipartimento dipendenze patologiche di Bari – era una donna di bell'aspetto, alta, bionda, a suo modo affascinante, ma è stata una criminale terribile, così violenta da far paura anche ai boss del suo paese. Questa donna si era resa odiosa a tutto il mondo, ma fece innamorare un uomo, che pur di conquistarla decise di drogarsi con la sua stessa siringa. Nuccia era gravemente malata, nel sangue aveva un’infezione grave. Commossa da quel gesto d'amore di quell'uomo - semplice, buono ed innamoratissimo - decise di sposarlo. Con costui generò un figlio e dovette lottare con tutte le sue forze perché tutti - servizi sociali, familiari, amici, benpensanti, preti, politici, etc. - avrebbero voluto negarle il diritto di essere madre di quel bambino, che, invece, lei allevò amorevolmente, proteggendolo dalla sua stessa violenza e dalla sua stessa storia. Lo aiutò ad andare a scuola, ma dovette affrontare le accuse delle insegnanti dacché quel bambino era stigmatizzato. La malattia, che Nuccia aveva dentro il suo sangue, andò avanti e quando era ormai distrutta, decise di consentire che suo figlio venisse affidato a qualcuno, purché scegliesse lei l’affidatario. Così, dopo una selezione molto rigida, solo quando riuscì a fare in modo che il figlio fosse affidato alla persona che lei aveva individuato, si lasciò andare, si ricoverò ed in 15 giorni morì:
…lontana dal mondo beffardo, dalla folla impura, e da curiosi magistrati, dormi in pace, stanca creatura, dormi in pace nella tua tomba misteriosa.
(Charles Baudelaire, Una martire. Disegno d'un ignoto maestro)
Questo, afferma il Dr. Taranto, è un grande esempio di Amore materno, di generosità infinita e fa riflettere sul ruolo della maternità e della paternità. Considerando la radice sanscrita della parola madre e della parola padre, la differenza fra i due starebbe proprio nella radice: “pa” significa proteggere e nutrire, il padre ha la forza per proteggere la sua casa e nutre, nel senso che va a caccia e porta il cibo; la radice “ma”, invece, significa materia, modellare la materia. Quindi, mentre il padre protegge, la madre è l’educatrice, costruisce il figlio dando senso e forma alla sua vita.
Riconoscendo e valorizzando il lavoro domestico non retribuito, le politiche di protezione sociale, la promozione della responsabilità condivisa all'interno del nucleo familiare, si potrà fornire un modello genitoriale adatto alla crescita di ogni singolo individuo, “l'arco dal quale, come frecce vive, i figli sono lanciati in avanti” (Khalil Gibran, I vostri figli), divenendo uomini e donne consapevoli di saper compiere un atto di accoglimento, silenzio, riconoscenza e coraggio, per vincere delle resistenze, rinnegare un’idea di se stessi stereotipata e rivelare proprio se stessi nella misura di una più umile e consapevole accettazione.