Provate ad elencare quali sono i leader più inadeguati di fronte al COVID. Troverete Johnson che ha realizzato vittoriosamente la Brexit il giorno prima del COVID non avendo quindi acceso e diritto, ora, ad alcun aiuto europeo. Il teorico dell'immunità di gregge s'era ammalato ed avendo accesso alle migliori cure sanitarie è guarito. Così non fu per molti suoi connazionali.
Poi Trump che prima negava il problema, poi tentò di acquistare il vaccino dalla Germania e infine invitò ad iniettarsi disinfettante. Il caos politico creato dall'America First ha portato non solo a 60.000 morti ma alla fuga dagli USA verso il Messico. Fuga peraltro rallentata dal muro costruito in parte dallo stesso Trump.
Orban in Ungheria ha colto l'occasione per avere pieni poteri e, quindi, promulgare leggi senza il via libera dell'Assemblea parlamentare; infatti, ha vietato, il day after, i transgender, a cambiare sesso... cosa che con il COVID c'entra come i cavoli a merenda.
Poi fu la volta di Netanyahu che ha messo a tacere il potere giurisdizionale e l'Assemblea e ne ha approfittato, tanto per cambiare, per bombardare Gaza. Suo figlio s'è augurato che il COVID riesca a discernere solo i vecchi di sinistra (sic): talis pater, talis filius.
Nelle Filippine, Duterte ha ordinato alla polizia di sparare a chi viola la quarantena. In Turchia, Erdogan ha prima sminuito e poi ha fatto una legge contro le fake news in modo da censurare ancor più chi parla male di lui. Il peggiore di tutti però proviene da sinistra ed è Daniel Ortega – Nicaragua – il quale è scomparso per più di un mese per poi apparire online ed affermare che tutto deve andare come se nulla fosse. Come se l'OMS non esistesse.
Questi maschi, anziani, megalomani, maschilisti e sovranisti hanno in comune la “no coop”. La - non volontà - e l'incapacità di relazionare e cooperare con altri Paesi. Di sentirsi sulla stessa barca con un destino comune.
Come afferma nei suoi social la docente Barbara Poggio di tutt'altra natura è stato l'intervento delle leader donna.
Da Angela Merkel che ha parlato alla nazione in modo non solo politico ma tecnico (ha un PhD in Chimica), alla premier di Taiwan Tsai Ing-wen che assieme alla neozelandese Jacinda Arden hanno chiuso “tutto e subito” riducendo le morti al minimo.
Per buone pratiche vanno menzionate sia la premier islandese Katrìn Jakobsdòttir che ha offerto il test per il Coronavirus gratuitamente per tutti i cittadini o la sua omologa finlandese Sanna Marin che ha inondato i social per informare i cittadini. Non dimentichiamo la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen che ha chiesto scusa all'Italia per i ritardi (avevate mai sentito prima un maschietto chiedere scusa?). Ma voglio chiudere con la presidente dell'Etiopia Sahle-Work Zewde, che a fianco del premier (già premio Nobel per la Pace) Halimah Yacob, ha richiesto più cooperazione internazionale: "siamo in grado di contenere e contrastare COVID-19 in modo più efficace abbattendo le barriere che ostacolano lo scambio di conoscenze e la cooperazione".
Sembra che la donna sia più portata al si vis pacem para pacem da sostituirsi al vecchio ed obsoleto si vis pacem para bellum. Il mondo, infatti, spende ancora cifre astronomiche in armi. 2mila miliardi di dollari nel 2019. E qui andrebbe fatto uno studio psicoanalistico e freudiano sul bisogno mascolino di produrre e accumulare acciaio, armamenti, aerei-navi e carri armati come fossero una compensazione dell'andropausa. Insomma, la parziale carenza di androgeni che è tipica della terza età viene sostituita con cose che fanno “Bum”.
Il bilancio dell'OMS “annualmente è lo 0,11% di quanto i Governi spendono per il settore militare”. I fondi vengono sottratti a tutte le Istituzioni internazionali perché i sovranisti del “first” (America first, Filippine first, …) continuano a spendere ingenti somme di denaro pubblico - tasse - per le proprie forze armate che non proteggono da alcun virus. Nel contempo, smantellano scuola, sanità e cooperazione internazionale, bilaterale, multilaterale, regionale e mondiale. Stare al mondo significa intensificare i rapporti con il mondo e non smantellarli. Creare condizioni per il dialogo e la pace e non per l'avversità e la guerra.
L’Italia non si sottrae a questo gioco tant'è che durante il lockdown ha mantenuto aperte le fabbriche d'armi come a Varese per il montaggio dei bombardieri F35. A fronte di 230 fabbriche di armamenti il Bel paese ha una sola fabbrica di respiratori. Una politica di pace dovrebbe riequilibrare disincentivando le prime ed incentivando le seconde.