In questi tempi di costrizione e di prigionia tra le mura domestiche è possibile distrarsi e divertirsi con un viaggio in casa, all’occorrenza, perfino in una sola stanza. Provateci. E vedrete che le emozioni e le suggestioni che un itinerario del genere può suscitare sono tantissime. C’è un libro che ci insegna come farlo. E siccome ci dicono tutti che i divieti di uscire sono occasioni per riprendere la salutare abitudine di leggere, o di prenderla per chi non l’ha mai avuta, ecco il libro che racconta un’esperienza del genere, ancora attuale nonostante sia stata fatta tantissimi anni fa, quando non c’erano energia elettrica, telefono e radio e si scriveva ancora con la penna d’oca.
Il libro è Viaggio intorno alla mia stanza di Xavier de Maistre, scritto nel 1787, pubblicato anonimo solo nel 1794. Se caso mai dovesse venirvi il desiderio di procurarvelo, è in rete e vi arriva perciò direttamente a casa.
Xavier de Maistre, giovanissimo e intemperante ufficiale di fanteria della Savoia, per aver partecipato a un duello con un commilitone, è messo agli arresti per 43 giorni nella sua camera.
Ne potrebbe scaturire una tragedia per uno come lui, giovane irrequieto che ama viaggiare, fare la bella vita, frequentare salotti e donne avvenenti, passeggiare senza meta e tentare emozioni forti.
Per capire il tipo, pensate che quattro anni prima, appena ventenne, a pochi mesi dall’ardimentoso esperimento dei fratelli Montgolfier, ha tentato di ripetere l’avventuroso esperimento. S’è innalzato insieme a un amico con una mongolfiera da Chambery, la sua città natale, con l’intento di trasvolare fino a Berlino. Ma è andata a finire che solo dopo mezza lega e venticinque minuti di volo è atterrato nella vicinissima Challes, per fortuna senza incidenti e comunque accolto dall’ovazione di una folla di ammiratori, per lo più amici.
Due anni prima è entrato in un reggimento dell’esercito sabaudo di stanza a Chambery, come volontario diventando poi ufficiale. Con questa carica parteciperà alla campagna di Russia, contro Napoleone e avrà la possibilità di viaggiare moltissimo, percorrendo Germania, Boemia, Polonia, senza smettere ovviamente di scrivere. Si stabilirà alla fine a San Pietroburgo, dove morirà dopo aver trascorso una vita abbastanza agiata grazie al suo successo di pittore vedutista e soprattutto ritrattista.
Ma nel 1787 deve star fermo, incappato in questo contrattempo fastidioso degli arresti domiciliari, costretto a stare chiuso in una stanza di trentasei piedi per lato, quattro metri quadrati, accudito temporaneamente solo dal maggiordomo Joanotti e con la sola compagnia della cagnetta Rosine.
Joanotti non sembra brillare per intelligenza, ma sopporta con pazienza un padrone indolente e pigro dal carattere un po’ capriccioso che, oltretutto, non gli corrisponde da diverso tempo la paga. È colto e raffinato, scrive e dipinge, e gli amici sembrano apprezzarlo, intrattiene relazioni importanti, è uomo di vita. Ha insomma tutto quello che un giovane di belle speranze può desiderare, ma è sempre squattrinato, nonostante sia ufficiale dell’esercito. Affettuosissima la cagnetta Rosine, sempre pronta a perdonargli certe sue improvvise scontrosità e a fargli compagnia ed effusioni.
De Maistre comincia col far notare la bellezza e il piacere del viaggiare in una stanza, al riparo dall’invidia altrui e dalle bizze della fortuna e senza l’obbligo di organizzare tappe e percorsi. “Quando viaggio nella mia stanza – scrive – raramente percorro una linea retta: vado dal tavolo verso un quadro posto in un angolo; da lì mi muovo in senso obliquo per andare alla porta; ma, benché, partendo la mia intenzione sia quella di recarmici, se lungo il percorso incontro la poltrona, non faccio complimenti, e mi accomodo all’istante”1.
La poltrona è una delle cose che gli sono più care. “Una poltrona – confessa- è davvero un arredo magnifico; in particolare è della massima utilità per ogni uomo meditativo. Nelle lunghe serate invernali, è qualche volta dolce, e sempre prudente, distendervisi mollemente, lontano dal chiasso delle riunioni numerose”.
Gli strumenti per vincere la noia sono soprattutto: un buon fuoco, qualche libro, delle penne. “Le ore scivolano allora su di voi e cadono in silenzio nell’eternità, senza farvi sentire il loro triste passaggio”. La poltrona ha anche il vantaggio di permettergli il viaggio sia pure se assai lentamene pur stando seduto. “Io stavo nella mia poltrona, sulla quale mi ero sprofondato, in modo da sollevare i piedi anteriori di due pollici da terra; e guadagnando terreno dondolandomi a destra e a sinistra, ero giunto pian piano vicinissimo al muro”. Ma ancor più amato è il letto dal quale gli è possibile godersi i primi raggi del sole del mattino: “Li vedo avanzare lungo la parete bianca, man mano che s’alza il sole”.
Il viaggio lo porta a soffermarsi sui quadri alle pareti: una stampa che raffigura il giovane Wether e un’altra che gli ricorda un amico deceduto, ma soprattutto il ritratto della bellissima signora d’Hautcastel. Quel ritratto accende ricordi, passioni e vagheggiamenti d’amore. Così ogni oggetto, ogni pezzo dell’arredo, ogni libro posto nella scaffalatura lo spinge a fantasticare. Scorrono così nella mente luoghi, persone, accadimenti passati. Sono spesso fantasie, divagazioni, riflessioni e spesso accesi dibattiti tra le due parti in lotta in cui, come confessa, si divide il suo io: tra l’anima immateriale e attenta e la bestia materiale della sua persona fisica, irriflessiva e distratta.
Una lettura gradevole, insomma, quella del Viaggio intorno alla mia stanza, piena di humor e di arguzia, di trovate geniali, di divagazioni spiritose, e in qualche caso di elogio della pigrizia e della lentezza.
Ma può essere utilizzato, questo romanzo, anche come agilissimo vademecum e simpaticissima guida per affrontare gli attuali rapporti con le stanze nelle quali siamo di questi tempi costretti: e con le cose che possono suscitare ricordi, vecchie fiamme, antiche delusioni, dimenticate passioni, come accade proprio a Xavier. E non è necessario essere avanti negli anni per avere un gran bagaglio di ricordi con i quali divertirsi. Xavier, che di cose da riportare alla memoria ne ha tante, al momento del viaggio ha solo ventiquattro anni.
Certo, chi di noi puoi mai avere tra i suoi ricordi un’avventura, da sballo come si direbbe oggi, in una rudimentale mongolfiera? Ma ci si può prendere una pausa di calma, di silenzio e di lentezza, di distanza dalla vitaccia odierna. E nel corso di questa pausa, si può leggere questo libro. Niente paura! Sono poche pagine, scorrevoli e leggere per godersi il viaggio di de Maistre senza treni o carrozze e magari rubargli qualche idea, attualizzandola ovviamente, per farlo pure noi un viaggio del genere, e riempirla questa inazione forzata. Buon viaggio, allora.
1 Xavier de Maistre. Viaggio intorno alla mia stanza. A cura di Rosa Maria Losito. Prefazione di Mariantonia Libori. Napoli, Guida, 1987.