Il ritratto di Battista Sforza e Federico da Montefeltro, realizzato da Piero della Francesca nella seconda metà del ‘400, è forse uno dei più bei dipinti di paesaggio italiano visto dal balcone.
I Duchi d’Urbino si affacciano di profilo su un paesaggio a perdita d’occhio, che sospeso, pare galleggiare nella luce calda, in un momento imprecisato del giorno. Il rapporto dialettico tra arte e natura sta alla base del fenomeno ‘giardino’. Incorporando l’arte con la natura si dà vita a un terzo elemento: l’arte del giardino, unione perfetta di ideali artistici e di abilità colturali. Con esso ne deriva la creazione del gesto ‘curativo’ del giardiniere, attività che inizia a propagarsi proprio durante il Rinascimento.
In questo periodo di chiusura forzata, i balconi e i piccoli spazi verdi di casa ricoprono un ruolo fondamentale per la sopravvivenza. Fare entrare il giardino in casa significa fondamentalmente aprirsi a nuove conoscenze, alla comprensione e alla scoperta di nuovi paesaggi. Così dai balconi crescono note, incontri, nuove amicizie. Incastonato tra spazio interno e spazio esterno il terrazzo è un ottimo modo per stare all'aperto, per ‘uscire di casa’. Oggi è diventato il luogo più utile per superare la forzata claustrofobia domestica.
La storia del balcone risale all’epoca dell’antico Oriente. Furono infatti i Persiani e gli Egizi ad utilizzarlo a scopo cerimoniale, come luogo dal quale i regnanti o i sacerdoti potevano essere visti e uditi facilmente. I più noti esempi di balconi d’arte si trovano nell’architettura rinascimentale, progettati per le famiglie aristocratiche romane; come Palazzo Farnese, il cui balcone è opera di Michelangelo, o Palazzo Montecitorio, la cui facciata fu commissionata a Bernini nel 1653.
Balcone deriva dal germanico ‘balko’ ovvero ‘palco’ in legno. Nei video e nelle chat di questi giorni si assiste a una varietà e al tempo stesso a un’eleganza di paesaggi domestici. Palcoscenici vernacolari in cui botanica e design sono diventati alla portata di tutti. Nel giardino casalingo spesso si agisce per istinto, creando piccole composizioni con rami e fiori raccolti qua e là, con oggetti poco usati o dimenticati, come vecchie bottiglie, caraffe, vasi in ceramica.
Con azioni di ‘giardinaggio domestico’, sul balcone, sul davanzale, o sopra a un tavolo, le nostre abitazioni si trasformano in un giardino, un bosco, un tappeto di toni e profumi. Il verde è un colore terapeutico, che dà forza e fa stare bene. In alchimia simboleggia l’equilibrio, l’armonia e la serenità. Oltre ad avere un effetto calmante, questo colore favorisce il giusto contatto con la natura e con la nostra anima più profonda. In realtà ogni piccolo angolo verde in casa è una stanza, un arcipelago di sensazioni e di bellezza, e merita quindi le stesse attenzioni riservate alle altre stanze.
Il giardino rappresenta il luogo dell’accoglienza e della gratitudine. Per i boccioli che improvvisamente si schiudono, per i piccoli fiori dalle tonalità ancora pallide, per la ‘setosità’ delle foglie e la loro infinita palette di verdi. E per tutto ciò che non ci aspettavamo e che ci sorprende. In questo periodo, rileggere gli scritti del famoso studioso e agronomo francese Gilles Clément, aiuta ad approfondire il concetto:
Colui che si occupa di un giardino vive nella sorpresa. Una sorpresa spesso gioiosa, che allontana la nostalgia e i sentimenti negativi. E che innalza a un paesaggio mentale di speranza.
(Gilles Cléments, Des jardins et des hommes, Ed. Bayard Culture, 2016)