Molti e molti anni fa il luogo ove è situato il Castello Lamont Young, sullo sperone del Monte Echia, mi ha affascinato, alla metà degli anni Settanta mentre assolvevo il servizio militare di leva al COMILITER, Palazzo Salerno, poco distante. Riflettevo sempre su un aforisma “la bruttezza nella storia dell’arte ha indotto a curiosità maggiori rispetto alla resa della bellezza nella sua totalità”, infatti pur avendo un aspetto neogotico e dark, ma con una prospettiva futuristica\naturalista anglosassone mi lasciava basito.
Entriamo in argomento, il Castello Lamont Young, poi chiamato Villa Ebe, dal nome della moglie, Ebe Cazzani, dell’architetto, fu edificato sul Monte Echia, uno sporgenza rocciosa di tufo giallo napoletano, che sovrasta tutta il golfo partenopeo, tra il borgo di Santa Lucia ad oriente, la conca di Chiaia ad occidente e l'isolotto di Megaride a sud. Quest’ultimo merita un approfondimento, secondo la leggenda il corpo esamine della sirena Parthenope, lasciatasi spirare successivamente al diniego di Ulisse per il suo amore, fu rinvenuto sulle sponde di Megaride (toponimo che in greco vuol dire grande da Mega e\o dal punico per attracchi commerciali fenici).
Villa Ebe è attribuita al costruttore e pianificatore Lamont Young, figura centrale nello sviluppo del tessuto urbano di Napoli. Egli immaginò una città proiettata verso un futuro continentale, fondata su una genesi razionale e astratta, ma profondamente radicata nella bellezza e nelle tradizioni locali. Questo ideale urbanistico abbracciava gli incomparabili scenari naturali e paesaggistici del territorio, dotando Napoli di un'identità unica, capace di unire l'eleganza architettonica alla forza espressiva di una grande metropoli.
Per i lettori, affinché possano godere al meglio l’argomento, lo tratterò in due parti, che tuttavia non saranno compartimenti stagni, ma osmotiche tra loro come madre natura ha concepito la nutrizione delle piante a livello ipogeo.
L’urbanista: aspetti salienti e legami con l’architetto
Lamont Young, nacque a Napoli da una famiglia anglo-napoletana, era figlio di un funzionario scozzese dell’Impero Britannico in India e di una donna inglese nata a Calcutta, benestanti poiché arricchitisi nel periodo vissuto nelle colonie, emigrarono a Napoli, invogliati dal clima e dai racconti su di essa, fissando la dimora nella parte collinare della città. Pur avendo studiato in istituti scolastici svizzeri e inglesi e conservando la cittadinanza britannica, Lamont dedicò la sua carriera di ingegnere, urbanista e architetto al progresso urbanistico di Napoli. Nel 1874 presentò un progetto di ferrovia sotterranea per Napoli, capendo lo sviluppo di Bagnoli e la realizzazione del “Rione Venezia”.
Contestualizzando la sua figura all’urbanistica della città partenopea nel periodo tra 1860 (Unità d’Italia) e il 1915 (fine della Prima Guerra Mondiale) che vide il completamento dei progetti intrapresi dai Borboni: Via Duomo, Corso Vittorio Emanuele, circonvallazione costeggiante la collina del Vomero, e la conclusione dell’ edificazione delle zone a occidente, come Chiaia , e tutta l’area colpita dalla e pestilenza di colera, nel 1884, che fu interessata una grande operazione di pianificazione territoriale, il cosiddetto Risanamento di Napoli, nel 1885 promulgata la legge apposita.
Il Sindaco di Napoli, Nicola Amore, propose di valutare solo tre progetti affidati a tre diverse sottocommissioni, che chiesero il parere di diversi importanti urbanisti, tra cui Lamont Young, che a differenza degli altri vedeva oltre la siepe, come si suole dire, ideò un ambizioso progetto di ferrovia metropolitana concepita per circondare l'intero perimetro della città e connettere anche le aree limitrofe, che all'epoca si trovavano ancora al di fuori del tessuto urbano.
La sua visione si basava su una critica radicale alla pratica degli sventramenti urbani su larga scala, considerati inutili e dispendiosi se non accompagnati da una strategia parallela di decentramento abitativo. Per Young, il decentramento non doveva consistere nella creazione di nuovi quartieri, ma nel potenziamento dell'accessibilità di quelli già esistenti nelle aree periferiche e suburbane, grazie a un sistema di trasporti ferroviari rapido ed efficiente.
Al cuore della sua proposta vi era una soluzione innovativa per i quartieri bassi, caratterizzata all'integrazione di una linea ferroviaria al centro di un'ampia arteria urbana progettata con un andamento a doppia curva. Questo tracciato sarebbe partito da Piazza Municipio e avrebbe raggiunto la stazione centrale di Piazza Garibaldi, offrendo non solo un collegamento strategico, ma anche un'opportunità per armonizzare la mobilità urbana con le esigenze di sviluppo dei quartieri meno centrali. Young immaginava una rete di trasporti capace di ridisegnare l'assetto cittadino, promuovendo una visione moderna e sostenibile per la crescita di Napoli.
Young vagheggiò un grandioso piano regolatore per la città, suddiviso in due spazi fondamentali: il Rione Venezia e i Campi Flegrei.
Il Rione Venezia, definito da lui come “un nuovo continente”, prevedeva un quartiere a Posillipo con edifici affacciati su canali navigabili, collegato a Bagnoli attraverso un tunnel che tagliava la collina di Posillipo.
I Campi Flegrei, luogo abitativo ed escursionistico con lidi termali e balneari, hotel, oltre a un imponente Palazzo di Cristallo in stile arabeggiante.
Contemporaneamente, molto razionale e concreto, ai suoi detrattori risponde che la pianificazione dei Campi Flegrei, sebbene giudicato da alcuni troppo ambizioso e poetico, è in realtà una soluzione concreta ai bisogni di Napoli.