In questo periodo il rapporto di coppia di due anziani pensionati che vivono nello stesso appartamento si complica maggiormente, anche se sembra impossibile una situazione peggiore di quella quotidianamente vissuta dai due nell'arco di un mezzo secolo abbondante. Eppure al tempo del Coronavirus pare non ci sia mai un limite allo star peggio.
Il due, - lui e lei - ad esempio, diventa un folto numero difficile da gestire.
Soprattutto quando il marito vive come se il virus fosse una cosa che non lo riguarda e la moglie invece è colta da raptus maniacale per debellare l'invisibile.
Le sue sono giornate di battaglia ostinata e cruenta. Lottare contro l'invisibile se non entra in campo la scienza è pura utopia, ma vuole risolvere la pandemia in solitario e usa come arma la realtà quotidiana. Legge, guarda, confronta, in quantità eccessive video, articoli, trasmissioni televisive nelle quali viene messa a dura prova la sua capacità di discernere, perché, a seconda di quel che vede, che legge, che ascolta, oscilla tra paura e coraggio.
Quando ha paura, inoltre, si sente doppiamente frustrata perché, come dicono valenti psichiatri, la paura porta direttamente verso la malattia. Quindi deve tentare di cancellare la memoria di incontri, di baci, di strette di mano, di ristoranti e di locali affollati avvenuti strada facendo. Il Coronavirus, infatti, da "un po' più grave di un'influenza" è diventato una pandemia globale e si è propagato per via diretta dalla Cina all'Italia. In Italia si è scatenata in Lombardia, è arrivata quasi subito in Emilia Romagna. Praticamente il virus è anche qui. A Ravenna. Ora è alla porta della sua casa, anzi è proprio da qualche parte nel suo appartamento. Può essere ovunque. Non solo, i virus si riproducono velocemente, quindi si sente accerchiata. Ma chi ce l'ha portato il virus in casa? Suo marito, naturalmente. Inizia a insinuarsi nella sua mente il pensiero di avere l'untore in casa. Prende forma l'incubo. Parte da se stessa. Segue alla lettera i consigli che ogni cinque minuti televisione e Rai Radio Tre raccomandano: lavarsi le mani per 20 secondi con sapone o con soluzione alcolica, non toccarsi con le mani occhi, bocca e naso e in caso di colpi di tosse o di starnuti usare fazzoletti di carta e in loro assenza usare il gomito. Più la pandemia si moltiplica più aumentano i consigli e, giustamente, per lei, le leggi restrittive. Prende il via l'attacco al virus. In bagno trova una bottiglietta di Amuchina secolare ora scomparsa dal mercato e diventata oro puro. In un armadio, ben nascoste trova due bottiglie di alcool per la pulizia e la disinfezione delle superfici e due mascherine rinforzate FFP2 da chirurgo - non le metterà mai, ma vanno bene ugualmente. Come fa sempre per qualsiasi prodotto guarda la scadenza; 2014. Risolto il problema mascherine. Consulta la sua amica Claudia, prende appunti e acquista nella parafarmacia vicinissima alla sua casa, i seguenti antivirali: pillole di vitamine C, A, E, D3, tintura madre di Echinacea, estratto idroenzimatico di Astragalo - neanche le farmaciste conoscevano questa pianta - Propoli e Erisimo in spray specifici per infiammazioni alla gola e abbassamento di voce. Aggiunge inoltre un disinfettante simile all'Amuchina, una confezione di mascherine "che non metterà mai", sapone liquido di Marsiglia per detergersi le mani e Cogiton per la memoria ormai fuori uso. Rientra a casa soddisfatta. Toglie piumino e scarpe e le mette in terrazzo al sole. Si lava le mani e dato che l'ha acquistato usa anche il disinfettante, infila i guanti usa e getta e dà, così, il via alla grande disinfestazione. Amuchina e alcol diluiti su tutte le superfici compreso il parquet di legno. Potrebbe andare più a fondo togliendo i libri dalle librerie, le stoviglie dalle credenze, gli abiti dagli armadi, vasetti, tubetti, saponi di tutte le ere in quantità eccessiva, nel bagno. Ma è sfinita e dolorante. Rientra il coniuge dalla spesa. Lui ad alta voce si chiede perché fanno entrare le persone una alla volta e lo fanno stare in fila, quasi tutte hanno mascherine e nella rivendita di alimentari, c'è una cesta piena di guanti. Aggiunge che ha trovato tutto troppo complicato e così è andato da un'altra parte dove non ha fatto file e neanche gli hanno offerto guanti. Mentre parla lei ha una visione. Vede Coronavirus che dal piumino del marito invadono l'appartamento. Potrebbe ucciderlo se non fosse che il carcere in questo periodo non è un luogo sicuro. Non lo uccide, ma urla come un animale quando va al macello. Lui, abbastanza tranquillo, va nell'ultima stanza, con scarpe e giubbotto, tanto tra un'ora esce per il suo giretto del mezzogiorno; a che vale spogliarsi per poi rivestirsi per così breve tempo?
Nel frattempo lei pensa che nella sua vita non ha commesso errori, ma la sua vita è l'errore incarnato, fattosi donna con le sue sembianze. Sì, con la comparsa del virus doveva ritirarsi in studio. L'unico luogo dove si sente a casa. Se non fosse quella che è lo avrebbe reso vivibile e non precario com'è ora. Lenta come una lumaca, arriva sempre in ritardo. Si ritira in cucina e ha inizio il rito delle mani. È una brava cuoca, ma qui si tratta della purificazione delle mani, non della loro maestria nella metamorfosi del cibo. Dunque, le ha lavate e disinfettate nel bagno, però ha toccato la maniglia, ha tolto da alcuni sacchetti la spesa fatta dal marito che senz'altro li avrà toccati. Forse no. Ma la sporta di plastica sì. Esce dalla cucina cerca il quotidiano dove un articolo spiegava quanto rimane vivo il Sars-Cov2 sulle diverse superfici. Cerca, cerca e alla fine trova: nella plastica per l'azzeramento dell'infettività ci vogliono 72 ore. Mentre legge realizza che il giornale l'ha letto lui con le sue mani che liberamente toccano tutto quello che incontrano senza protezione alcuna.
Riparte da zero, ritorna in bagno, lava le mani con il sapone liquido di Marsiglia poi le disinfetta, e per non cadere nella tentazione di toccare qualche superficie esce con le mani in alto. Si arrende al marito, alla vita, al Coronavirus.
E anche ora compie l'errore; segue con determinazione la sua vocazione.
Lei e lui, pensionati di una certa età, con tutti i malanni annessi sono i soggetti preferiti del Coronavirus. Con qualche differenza.
Lei ha sempre lavorato fuori casa e in casa. Ha educato le figlie e dato che c'era, ha accudito anche lui, favorendone così l'aspirazione al non far nulla. Da quando, poi, con regolarità, lui, ha acceso la televisione, gli si è chiusa anche la mente.
Ed ecco che ora accade l'imprevisto.
Lei ha nel virus un alleato, una specie tutta particolare di giustiziere che colpisce soprattutto gli uomini con uno scarto esponenziale in favore delle donne, proprio di una certa età.
Ricercatori e scienziati ancora non ne hanno capito le ragioni.
Lei invece, se non fosse l'errore incarnato, dovrebbe saperlo con certezza.
E attendere serena.