“Dio non gioca a dadi” disse Albert Einstein intendendo affermare che niente è a caso nelle leggi naturali, ma che queste esistono e che si intendono assolute, quindi indiscutibili. Il padre della relatività ristretta e della relatività generale ossia dello sconvolgente punto di arrivo di uno studio decennale, che in sostanza dimostrava che la gravitazione altera lo spazio-tempo, vide dopo accese discussioni, accettata dalla comunità scientifica la sua teoria, seppur con attonito stupore e diffidenza, ma in virtù di quel determinismo che ancora Einstein considerava inopinabile.
Il determinismo però crollò definitivamente con la fisica quantistica e lasciò lo spazio alla teoria dei quanti, quei “pacchetti” di energia che l'atomo rilascia quando i suoi elettroni schizzano da un orbitale all'altro e che sdoganò per la prima volta la particellarizzazione della materia, un viaggio nella micro dimensione dove protoni e neutroni si alternano in sostanza e forma come in un valzer allegro mettendo in vibrazione l'atomo che da particella diviene onda e viceversa.
In queste scoperte trova corpo la seconda rivoluzione scientifica (la prima nel '500 fu ad opera di Galileo Galilei) che aprì la strada non solo per comprendere in modo differente la fisica, la matematica e la chimica ma anche la biologia e la medicina.
La fisica quantistica si concretizzò anche con l'invenzione del microscopio elettronico il quale fu lo strumento che apportava grandi aspettative nei confronti delle innovazioni scientifiche sull'umanità. In questo turbinio di novità gli studiosi di medicina dettero vita ad un grande fermento internazionale creando una sorta competizione tra gli stati per promuovere l'eccellenza dei loro studi. La rivalità tra le nazioni si combatté sul piano del dominio scientifico anche durante il periodo coloniale. ù I due grandi colossi che si contrapposero nello scenario mondiale furono Louis Pasteur e l'Istituto da lui fondato e Robert Koch che apre il Regio Istituto prussiano per le Malattie infettive, dove la microbiologia diviene scienza. Questi furono i reali artefici della rivoluzione medica.
Gli Istituti Pasteur oltre che nella Francia si insediarono anche nelle colonie francesi come l'Algeria e la Tunisia. Koch d'altro lato compì numerosi studi sui patogeni del continente africano e riuscì ad individuare ed isolare in Egitto il Vibrio cholerae; il Tripanosoma portato dal morso della mosca tse-tse, responsabile della malattia del sonno in Africa orientale oltre al bacillo Yersinia pestis causa della peste in India.
Epidemie queste che hanno assunto nella storia, vastità di contagi e vittime, rimaste oggi endemiche in ristrette aree geografiche del mondo, poiché è quasi impossibile che un’epidemia venga debellata del tutto, essa perde d’intensità, si nasconde, sopravvive, per ricomparire poi con caratteristiche mutate. Le epidemie in quanto estese nella diffusione, intaccano il tessuto sociale pertanto devono essere individuate come casi specifici ed essere oggetto di studi multidisciplinari.
Henry Sigerist, nel 1940 fu il primo a parlare di storia sociale della medicina. Ossia lo studio della relazione tra medicina e contesto sociale ad ogni livello: locale, regionale, nazionale ed internazionale. Solo grazie alla presenza di organismi internazionali, agenzie istituzionali e network si possono ottenere numeri e casistiche che consentono di comparare medicina e modernizzazione sociale.
Una concezione ottocentesca dettata dai riformatori liberali della sanità pubblica inglese e scozzese si fondava sul fatto che le malattie erano conseguenza della povertà e le organizzazioni sanitarie internazionali si attivarono su programmi atti a migliorare i livelli sanitari di base e quindi a prevenire le epidemie di colera e peste piuttosto che dover poi far affrontare le quarantene. A Parigi fu fondato nel 1907 l'Office International d'Hygiène Publique che fino al '45 ebbe funzione di centro di informazione sulla profilassi di malattie ed epidemie seguito poi da altre istituzioni sia nazionali che non governative.
Che i bassi livelli sanitari contribuissero al proliferare delle malattie infettive è facile da comprendere soprattutto nelle zoonosi ossia laddove i vettori del patogeno sono gli animali come i ratti, le mosche, le zanzare, i cani, quindi dove gli ambienti sono malsani e sporchi. Per questo nelle città si ricorreva ai piani di risanamento delle zone più vecchie e popolari delle città, che a Livorno, ad esempio, erano partite in anticipo rispetto al resto delle città italiane, ma che si erano interrotte nel 1867 e riprese poi negli anni 20 del Novecento, o come l'emanazione della legge per il risanamento di Napoli del 1885 a seguito della terribile epidemia di colera che aveva colpito la città.
Si demolivano palazzi fatiscenti e addossati gli uni agli altri per eliminare i miasmi di quelle strade dove il sole non entrava mai e che divenivano luoghi di elezione per lo sviluppo di focolai epidemici di ogni sorta.
I commerci con l'Oriente sono stati nel passato e per secoli vettori di epidemie a partire dalla peste nera del 1348. I ratti, clandestini di quelle stive colme di materiali da importare in Occidente, arrivavano nei nostri porti e diffondevano morte. Dalle Indie Occidentali arrivò dopo un secolo, alla ripresa dei commerci, il Treponema pallidum, agente eziologico della sifilide. L'esercito spagnolo ne fu infettato e lo diffuse a quello francese attraverso i postriboli italiani. Come questi molti altri patogeni si sono diffusi attraverso contatti diretti o tramite vettori animali che hanno avuto come motivo comune le rotte commerciali o gli spostamenti civili da un paese all'altro. Ricordiamo le tre pandemie del XX secolo: l'influenza Spagnola del 1918, la Asiatica del 1957 e la Hong Kong del 1968 che costò all'Italia 20.000 perdite.
I maggiori agenti eziologici mortali sono circoscritti ad oggi in pochi luoghi, alcuni di questi sono super laboratori dove si conservano congelati. Il 17 settembre 2019 arriva la comunicazione che “un'esplosione di gas ha causato un incendio in un laboratorio di ricerca sui virus in Russia, uno dei due soli posti al mondo che conserva campioni del virus del vaiolo. L'esplosione è avvenuta presso il centro statale di virologia e biotecnologia russo Vektor, dove si conservano anche campioni dei virus dell'ebola e della peste, vicino alla città di Novosibirsk in Siberia. Le autorità russe hanno fatto sapere che non c'è alcun rischio di contaminazione, che l'esplosione è avvenuta in un zona del laboratorio in cui non c'era materiale pericoloso”...
Questi luoghi sono oggi i potenziali serbatoi di infezione del mondo, la cui integrità e sicurezza deve essere altissima poiché potrebbero essere oggetto di incidenti o peggio ancora di attacco terroristico.
Dio non gioca a dadi.
La razza umana è enormemente aumentata e si è indebolita; ha allungato la sua vita di almeno 30 anni rispetto al passato; la ultra civilizzazione consente di curare con strumenti nuovi ciò che un tempo era difficile; il largo e discriminato uso di antibiotici porta da un lato alla diminuzione delle capacità di reazione immunitaria, dall'altro alla selezione di batteri resistenti potenzialmente inattaccabili; le continue aggressioni da parte di sostanze xenobiotiche che inaliamo ed ingeriamo provocano danni da accumulo con conseguente tossicità e mutagenicità.
Dio non gioca a dadi. Nemmeno il grande successo della teoria dei quanti riesce a convincermi che alla base di tutto vi sia la casualità, disse Einstein.
Quello che sta accadendo con la pandemia scatenata dal Coronavirus che sta attraversando come un onda il mondo, forse deve farci riflettere sull'effetto “equilibrio” della natura: abbiamo creduto di essere onnipotenti, di poter sfidare ogni cosa, di essere padroni della terra e di poterla sfruttare indefinitamente, cementificarla, inquinarla, bucarla per succhiare i suoi liquidi ed i gas, asfissiarla con l'effetto serra, sciogliere i suoi ghiacciai primordiali, distruggere gli ecosistemi, creare una natura ad uso industriale ingegnerizzata ed incapace di riprodursi, allevare animali con estrogeni ed antibiotici negli allevamenti intensivi, abbiamo importato con i traffici commerciali animali e piante di specie alloctone sconvolgendo le fitocenosi e le biocenosi locali, selezioniamo le specie più adatte per la produzione agricola sottraendo terreno alla naturale biodiversità. Abbiamo pensato di manipolare batteri e virus per farne armi batteriologiche per sconfiggere il nemico senza pensare che il mondo non ha muri né barriere e che quello che oggi colpisce una nazione, domani e dopodomani ha invaso tutte le altre senza scampo. Abbiamo pensato di usare, manipolare, selezionare, alterare, il “sistema pianeta” credendo di non pagarne gli effetti.
La terza rivoluzione scientifica è forse questa? Tanta innovazione, conoscenza e capacità abusata?
Dio non gioca a dadi, ma ad un gioco che ha le sue regole, leggi inviolabili, non è determinismo stavolta ma mutualismo, un rapporto di convivenza dal quale si trae reciprocamente vantaggio e questo purtroppo lo abbiamo dimenticato.