Centro pieno per il sigillo definitivo di una delle tappe più imprescindibili nella storia del rock, che viene così ricostruita nel suo asset filologico dagli appassionati eredi che ne gestiscono i suoi sconfinati archivi. In oggetto quelle mitiche e lunghe sessions che si svolsero dal 18 al 30 luglio del 1969, per un totale di 65 tracce di cui solo le 6 originali erano precedentemente note. Nella sua lucida, anticonformista genialità, Zappa aveva un DNA capace di abbattere ogni tipo di barriera fra generi e stili, unendo sacro e profano, colto e popolare. Già a partire dall'esordio sopra le righe di Freak Out!, il nostro eroe aveva fornito chiaramente la misura del suo essere iconoclasta, con quelle solo apparenti stupid songs, secondo la sua stessa definizione, che invece mettevano alla berlina il bigottismo imperante attinente a quei personaggi mediocri, soprattutto di estrazione politica, che lo circondavano e di cui si faceva regolarmente canzonatore. Rotto quindi il ghiaccio nel 1966 con le Mothers of Invention, Zappa si ritaglia rapidamente uno spazio a sé fra i rockers più irriverenti, rimescolando ideali e prospettive con qualcuno dei suoi sodali: fra questi c'è Ian Underwood, decisivo nelle sue abilità di multistrumentista per lo sviluppo di una musica tellurica ed iconoclasta, disegnata insieme all'amico-rivale Captain Beefheart. Poi c'è l'inserimento in front-line dei violinisti Don “Sugarcane” Harris e Jean Luc Ponty, con le spalle coperte da un'imponente sezione ritmica che apre le danze nella fulminante ponderazione di Peaches en Regalia, incalzante suite in cui tutti i musicisti contribuiscono, dietro la rigida e meticolosa regia di Zappa, ad un affresco sonoro che diventa subito un classico (moderno) istantaneo. Per qualcuno l'attacco alla batteria di Ron Selico è da ritenersi come il battesimo ufficiale del jazz-rock, suffragato dalle linee di basso di cui l'artefice è niente meno che un quindicenne Shuggie Otis, appena tenuto a battesimo da Al Kooper.
Un geniale work in progress che si gode anche nelle concitate jam di Willie the Pimp o nella entusiasmante circolarità di Transition, da cui si possono intravedere i prodromi di Twenty Small Cigars, che poi sarebbe apparso in Chunga's Revenge, il terzo album di Zappa, dagli ammalianti fervori blues. Spicca anche una stravagante jam intitolata Bogner Regis, sulla quale Zappa realizzò una lunga esercitazione negli anni, fino al bozzetto ufficiale di Conehead, che comunque non vide ufficialmente la luce fino al 1981, contenuta in You Are What You Is, un doppio album registrato dopo uno sferzante tour americano durato quattro mesi. Insieme alla riproposizione della sequenza originale, nell'ultima parte del cofanetto sfilano i missaggi mono di singoli e le sostenute parti ritmiche di tre brani su sei, oltre alle surreali e spassose pubblicità radiofoniche d’epoca, nonché la sola traccia vocale di Captain Beefheart in tutta la bofonchiante allure ascoltata in Willie the Pimp.
Ottimo il remissaggio a cura di Craig Parker Adams (con masterizzazione di Bob Ludwig), che fa riferimento alla famosa edizione della Rykodisc del 1987, quella che ebbe il placet ufficiale dello stesso Zappa, conosciuto per la sua attenzione maniacale nei confronti dei dettagli, che all'epoca mise a punto quello che venne identificato come un efficace prototipo di registratore a 16 piste, messo a punto dagli ingegneri dei TTG Studios di Hollywood alla fine del 1968. Fu uno dei primi lavori in assoluto ad utilizzare questa tecnologia, che consente una maggiore flessibilità nella sovraincisione rispetto ai registratori a 4 o 8 tracce si utilizzavano fino a quel momento. Confezione di lusso in formato LP, con libretto di gran foggia, un saggio commemorativo dello stesso Anderson e meravigliose fotografie in studio di Bill Gubbins e altre outtakes di Andee Nathanson, che invece firmò la copertina: tutto materiale rimasto inedito fino adesso, con un grado variabile di responsabilità, ma anche colpevolezza.
In più un divertente per quanto accurato gioco da tavolo che riprende la saga di quello che potrebbe tranquillamente identificarsi come un leggero ed inebriante stile di vita. Nulla è stato lasciato al caso, neanche il prezzo di lancio, che è comunque ben al di sopra della media. Ma appassionati e cultori sanno già che le loro tasche saranno felici di essere rovesciate.