Come figura è davvero un po' spettrale: non ha gambe, non ha capelli e sulle spalle rinsecchite del suo corpo minuscolo ricade una sorta di tunica dal colore indefinibile. Ha l'abitudine di seguire coloro che salgono sulla stretta scala che conduce al piano superiore dell'edificio, ma non ha mai cercato di spaventare nessuno con rumore di catene o scricchiolii sinistri. In fondo è un buon fantasma e al George's Vulture ne parlano quasi con simpatia. D'altra parte siamo in uno dei più antichi pub di Londra, dove Charles Dickens andava a farsi una pinta, dove anche Mr. Pickwick si sedette in attesa della sentenza del processo per la rottura di una promessa di matrimonio e dove persino il leggendario Scrooge “consumò il suo solito malinconico pasto”. Il grande incendio di Londra e le bombe della guerra lo hanno risparmiato e ora si nasconde tra i vicoli della City, una delle rare vestigia di un passato medievale che mantiene intatti i suoi misteriosi segreti offrendoli oggi a frettolosi uomini d'affari e banchieri. Proprio lì, in Bengal Court, quasi all'incrocio con St. Michael's Alley - a un passo da Cornhill - dove di giorno le banche fanno da cornice ad un traffico intenso, di notte anche una donna vestita di nero appare dalla grande finestra del primo piano, corrispondente ad una sala superiore del George's Vulture, compiendo gesti teatrali prima di dissolversi completamente. “Di fantasmi nel nostro pub ne abbiamo otto”, racconta divertito Marc che lavora nella cucina dove da sempre si preparano piatti tradizionali. “In queste precise stanze secoli fa c'era una taverna, chiamata 'The George Inn' che dal 1748 è diventata George & Vulture. L'edificio è miracolosamente sopravvissuto a tutte le catastrofi dei periodi passati: niente di strano se ne conserva dei ricordi”. Tra gli altri spettri che popolano l'antico locale c'è anche un 'signore' che venne ucciso in quelle stanze nel 1680, una donna pazza vestita di bianco e un personaggio un po' particolare che, chissà perché, ama passare sotto le porte. Ognuno di loro appare sempre nello stesso posto, chi al bar, chi in una saletta adiacente, chi al piano superiore. Lui, Marc, non li ha mai visti, ma racconta che sua suocera, quattro anni fa, è stata seguita sulle scale dal fantasma scheletrito senza gambe e senza capelli. Insieme a Marc saliamo quelle stesse scale per vedere il luogo in cui appare la donna in nero che si mostra alla finestra. Per fortuna nessuno ci ha seguito e anche la signora che cercavamo in quel momento non sembrava disponibile alle sue scene drammatiche e non si è presentata.
Al terzo piano dello stesso edificio, però, un altro fatto, per niente soprannaturale, accade ogni anno. In quelle camere, che sembrano essere servite da ispirazione a Dickens per descrivere l'abitazione di Scrooge, si riuniscono alla Vigilia di Natale tutti i discendenti maschili dello scrittore. Il menù è sempre il solito, secondo la tradizione tramandata da Pickwick: zuppa di selvaggina, roastbeef e stilton. Niente dolci. Essendo una famiglia prolifica, questi pranzi, pur lasciando a casa l'intera componente femminile, sono sempre numerosi. Il Natale passato i commensali che portano l'illustre nome, tutti rigorosamente di sesso maschile, furono 32. Nessun problema in questo caso con i fantasmi che tolsero il sonno a Scrooge: fino ad oggi sono rimasti assenti dal convivio. Ma mai dire mai...
Inutile cercare di calcolare il numero degli spiriti che frequentano gli edifici e i locali della capitale londinese. Sono così tanti da perdere il conto. Difficile anche capire come e quando certe leggende sono nate. Di sicuro la sanguinosa storia della città ha aiutato la fantasia, e quell' humor tutto inglese che fa del sarcasmo uno stile di vita ha aggiunto linfa vitale alla saga degli spettri, trasformandola in racconti quasi epici e solo raramente terrificanti. “Molti fantasmi sono nati in epoca vittoriana. Probabilmente si trattava di banali metodi usati per spaventare il popolo e 'convincerlo' a fare ciò che i potenti chiedevano. Come, ad esempio, lasciare libera una casa o uno stabile”, prova a spiegare Richard Jones, tra i maggiori conoscitori della città più infestata del mondo, autore di libri e 'cicerone' di una delle più frequentate passeggiate notturne londinesi a caccia di fantasmi. Redingote e panciotto rigorosamente neri, voce potente e gesta teatrali, Richard conclude spesse le sue London Walks nel piccolo cimitero della antica chiesa di Saint'Anne, a poche centinaia di metri da Saint Paul Cathedral. Per due volte nel buio totale del luogo pronuncia una formula cosiddetta magica girando intorno a una grande tomba anonima, chiedendo poi a qualcuno dei suoi ospiti di completare l'incantesimo facendo il terzo giro. La ricompensa sarà quella di entrare in contatto con il fantasma che abita quella tomba. Qualche risatina, ostentata indifferenza e molto scetticismo, ma alla fine nessuno si fa mai avanti. Il fatto è che il mistero mette inquietudine anche ai più cinici. Loro, gli inglesi, lo sanno e distribuiscono queste piccole incertezze che concedono qualche palpito inaspettato. D'altronde l'amore per le tradizioni è una delle virtù del popolo d'Oltremanica che, oltre all'amata Sua Maestà, si tiene più che volentieri gli autobus rossi, i taxi neri, la sterlina e persino le cabine telefoniche, ormai totalmente desuete. Quindi perché disfarsi dei fantasmi? Fanno parte del loro passato e restano lì, dove sono sempre stati, a ricordare angoli di storia. Come Cedric, giovane granatiere della Royal Army, ucciso a bòtte dai suoi commilitoni perché barava giocando a carte. Il fattaccio avvenne intorno al 1846 all'interno di quello che allora era uno spazio dedicato al relax e alla ricreazione delle guardie della regina. Se non si è sicuri della data dell'omicidio, certo, invece, è il mese: settembre.
Il pub nacque qualche anno dopo con il nome di The Grenadier, in ricordo dei soldati che lo frequentavano e del povero Cedric. È un piccolo pub nell'area di Knightbridge, al numero 18 di Wilton Row, una strada secondaria a fondo chiuso lontana dai turisti e forse per questo meta di aristocratici londinesi e artisti di cinema e spettacolo come Hugh Grant, Gwyneth Paltrow, Madonna, Lady Gaga e Harrison Ford. Il fatto è che quasi ogni settembre l'ormai vecchio Cedric si presenta al bar avvolto nella nuvola di fumo emesso dal suo sigaro. Come se non bastasse a volte succede che ci siano porte che si aprono e si chiudono senza che nessuno entri o esca e che alcuni bicchieri sui tavoli cadano inspiegabilmente sul pavimento, ovviamente rompendosi. C'è anche chi in maniera improvvisa ha avvertito refoli di aria fredda e altri che si sono sentiti sfiorare sul collo o tirare la maglietta. “Io non credo nei fantasmi, però una volta ho visto qualcosa che mi ha agitato”, racconta Tony, manager del pub. È successo l'anno scorso a settembre. Era l'una del mattino, ero andato nella cantina e stavo tornando al piano superiore quando, aprendo la porta, l'ho visto in piedi nel bar. Alto, con baffi e occhi scuri che mi fissavano. Era vestito con la divisa nera dagli alamari gialli, tipica dei granatieri. Aveva anche un cappello. Mi sono precipitato nel bar ma nel frattempo era scomparso. Sono andato a vedere nei bagni e dappertutto, ma non c'era nessuno. Una settimana dopo un mio collega ha visto la stessa cosa... e io non gli avevo detto nulla. Paura? No, solo un po' di inquietudine”.
Tutto sommato adesso al Grenadier si sono abituati a qualche 'stranezza' e alle apparizioni settembrine di Cedric, ma all'inizio del Novecento il proprietario del pub non la pensava nello stesso modo. Vide il fantasma e ne fu terrificato al punto che per sbarazzarsene chiamò un medium dalla Francia. Lui, il medium, 'incontrò' il granatiere e trovò un accordo: se il suo debito di gioco fosse stato pagato, lo spettro sarebbe andato via. Così, da quel momento molti sono stati gli avventori che hanno attaccato banconote al soffitto, ormai completamente ricoperto da cartamoneta di vari Paesi. Ma Cedric è ancora lì. Le cose sono due: o il suo debito era molto alto, oppure è uno spettro fedifrago.
Non sono però soltanto i pub ad avere frequentazioni sconvenienti. In Myfair, il quartiere più vip di Londra, al numero 50 di Berkeley Square, c'è addirittura una casa degli orrori. All'ultimo piano di questa dimora in stile georgiano sarebbero infatti avvenuti fatti terrificanti, come una giovane donna in abito bianco, suicida dalla finestra dopo che uno zio aveva abusato di lei, o anche una bambina uccisa da un servitore sadico, oppure, a scelta, un uomo segregato dal fratello e morto pazzo. Comunque sia, una lunga scia di terrori notturni e disgrazie ha accompagnato i diversi proprietari dell'abitazione. Mai che a nessuno di loro sia venuto in mente di chiedere a quei 'signori' che si presentavano con il cigolio di ferri arrugginiti e con risate demoniache se avevano bisogno di lubrificanti o digestivi. “Devo proprio pregarla di dare un po' d'olio a quelle catene”, dice Mr. Otis al terribile fantasma di Canterville, mentre sua moglie gli offre una bottiglia di sciroppo del dottor Dobell. E lo incoraggia: “Se si tratta di indigestione lo troverà un rimedio eccellente”. Purtroppo l'ironia di Oscar Wilde non ha mai contagiato gli abitanti dell'edificio stregato di Berkeley Square che invece sono per buona parte impazziti o morti di paura. Per fortuna quegli spettri interruppero la loro carriera nel 1930 quando l'intero stabile divenne una libreria antiquaria. Purtroppo, però, il negozio ha chiuso qualche anno fa e l’attività metafisica dei principi della notte sembra essere tornata di nuovo fiorente.
Dall'ossessione dei fantasmi non si salva nemmeno la metropolitana. In alcune stazioni come Bank, Farrington ed Elephant & Castle alcuni innocui spiritelli sono di casa e manifestano la loro presenza con strani rumori di passi oppure aprendo porte che invece dovrebbero restare chiuse. Qualcuno è invece più avventuroso e va e viene sui treni. Tra questi anche Sarah Whitehead, il cui fratello Philippe fu ucciso nel 1812 per aver coniato banconote false. Per molto tempo si è aggirata di notte con il suo abito nero stile vittoriano lungo Threadneedle Street, proprio davanti alla Bank of England, ma deve essersi stancata e già da qualche anno sembra viaggiare sulla Northern Line.
E poi ci sono i teatri, quintessenza della ghost mania. Anche perché gli attori hanno decine di vite e non muoiono mai. Il Drury Lane, a due passi da Covent Garden, è uno dei più antichi palcoscenici della capitale britannica e con i suoi cunicoli sotterranei sembra fatto apposta per ospitare fantasmi. Come quello di Joseph Grimaldi, vecchio clown che ancora oggi con piccole spinte esorta gli attori ad assumere posizioni migliori sul palcoscenico, e come Charles Macklin che nel 1735 uccise un collega durante una discussione su una parrucca e che ama apparire dietro le quinte. Il più famoso resta, comunque, 'L'uomo in grigio' che appare sempre nella quarta fila dell'Upper Circle, vestito da nobiluomo del Settecento con cappello a tricorno e capelli incipriati. Si limita a camminare lungo quella fila e poi scompare attraverso la parete. Succede anche al piccolo Theatre Royal, in Haymarket, di vedere lo scrittore e attore comico John Baldwin Buckstone, scomparso nel 1879, materializzarsi (si fa per dire) nel suo vecchio camerino e persino sul palcoscenico.
Qualsiasi cosa si possa pensare di questa persistente passione inglese per il ritorno 'spirituale' dei morti, resta il fatto che proprio in Haymarket, all'Her Majesty Theatre, esattamente di fronte al Royal Theatre, un fantasma si esibisce tutte le sere ormai da decenni. È vero che è francese e che è cattivello, ma in quanto Phantom of the Opera, famoso e misterioso, sugli spettri la sa lunga. E con una melodia avvincente ci invita ad ascoltare la musica della notte per cominciare un viaggio in un mondo sconosciuto: “Apri la tua mente, lascia che le tue fantasie escano in questa oscurità che sai di non poter combattere”. Volendo rispondere ci potremmo affidare al re degli scettici, monsieur Voltaire, materialista e per niente sognatore, che nelle sue Lettere Filosofiche stabilisce un principio assennato: “Le streghe hanno cessato di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle”. Di certo la razionalità spegne i deliri, ma a volte uccide anche la fantasia.