L'interno è il luogo del rifugio dell'arte. Il vero abitante dell'interno è il collezionista. Egli s'incarica della trasfigurazione delle cose. A lui tocca la fatica di Sisifo di rimuovere da esse, mediante il possesso, la qualità di merci. Abitare significa lasciare tracce.
(Mario Praz, La filosofia dell'arredamento)
Già il luogo chiamato casa si rivela concetto non scontato. Cos'è una casa? Un ricovero di abitudini? Una palestra di sogni? Uno spazio dove impariamo a sopportarci? Un luogo dove si esercita l'arte di ad-domesticare, cioè di tradurre le relazioni e le esperienze sotto una simbolica sfera di sovranità personale? Ma siamo certi di avere il controllo di un luogo-tempo solo perché ne siamo usi e abituati? Non è il suo “genius loci” a possederci come una maschera non più avvertita dal suo volto? Se queste e molte altre sono le domande che l'apparentemente semplice termine indicato suscita e provoca ancora di più quanto introduciamo il relativamente recente concetto-termine di “casa d'artista”! Un termine di soglia, ibrido. Allude ad un luogo qualificato come spazio abitato da un artista e nel contempo suo territorio di gestazione-creazione estetica. Un nome liminare anche rispetto a simili ma distinguibili concetti come quello di “Studio d'artista” e di museo e collezione privata. La casa d'artista quale spirale di vita e di arte che si avviluppa su se stessa? Un artista che automusealizza da vivo come in una crisalide? Come fece D'Annunzio a Gardone Riviera? Mario Praz allude ad un senso decisivo di “trasfigurazione” di oggetti che, collocati in un determinato luogo e adeguatamente “personalizzati” dall'aura del loro regista assumono toni e ritmi differenti e differenziali.
L'oggetto che diventa traccia, testimonianza, indizio, segnale. La casa d'artista di Gaetano Grillo ad Arena Po irradia tutto questo ma in un equilibrio speciale, quasi anomalo, delicato e potente nel contempo. In primo luogo Gaetano sembra aver sviluppato in questo piccolo paese della bassa lombarda, a pochi metri dal grande fiume, il cui nome già evoca il confine e il non luogo delle sabbie fluviali, come una radice-ramificazione del suo percorso di vita, arte e lavoro. Gaetano: uno degli ultimi studenti di Brera, insieme a Stefano Pizzi, ad avere concluso in pienezza quel magnifico ciclo vitale che portava a passare da studente ad artista, da artista a professore, senza mai lasciare la ricerca e la produzione artistica. Così fu per Tallone, Segantini, Hayez. Gaetano ha aggiunto un quarto stato di evoluzione braidense: la creazione di una casa d'artista che muta l'aura di un intero paese, innestato di opere d'arte all'aperto fino alla sua abitazione di mattoni rossi, vicino ai resti di un possente forte rinascimentale abitato da capre.
La casa si apre come una galleria d'arte o come l'ingresso di un museo per poi dare subito su una spaziosa e accogliente cucina. Oltre un passaggio che apre al paese e al verde si giunge in una terrazza-balaustra davanti alla quale ci viene offerta una vista a 180° sull'argine del grande fiume, anticipato da un’acqua mossa dal vento di un canale parallelo. Occhio e curvatura. Limite e confine aperto. L'acqua che scorre, segno del tempo, ma dentro uno sguardo ampio, fermo, inclusivo.
Sopra si aprono stanze bianche, morbide, lucenti con opere coloratissime di Gaetano. Fuori e attorno fra orti, boscaglie e selciati, si alza solenne dalla terra un corno di Omar Galliani, più in là guerrieri metallici sotto una torre di mattoni viscontei. Dove finisce lo spazio privato dell'artista e dove inizia la sfera pubblica dell'arte esibita? Quando la traccia manifesta una scelta e appare da sola, quale assenza, lascito? Come si incrociano le scelte selettive e combinatorie di chi colleziona il mondo tra quattro mura con una ricerca e un lavorio che mai cessa? La casa d'artista di Gaetano presenta tratti unici come fosse un museo del futuro in continuo allestimento. Regala immediatamente la sensazione, non comune, dell'accoglienza e del disarmo. Ma dentro questa prima aura di aggraziata semplicità di solare trasparenza, iniziano ad emergere dettagli arredativi, opere d'arte proprie e di altri artisti pienamente integrate nella funzionalità domestica e un perfetto equilibro fra esterno ed interno, aperto e chiuso, dentro e fuori. Ogni millimetro di questa casa lascia la sensazione della leggerezza di un arrivo e di una partenza coniugato all'intensità semantica di una collezione museale. Concentrazione e regia insieme alla libertà di un “uso affettivo” che si lascia attraversare ma pure ti resta addosso.
La casa come vestito indossabile anche da chi vi giunge per poco tempo. Sembra la casa vivente della Storia Infinita: la casa-donna-primavera, una Matria fluida ed elastica che si adatta in tempo reale ai ritmi animici, alle temperature spirituali che evoca e accoglie. Gaetano non soffoca l'ospite con spazi saturi di simulacri o di feticci ma neppure lo lascia indifferenziato o adirezionale. La casa diventa una funzione trasfigurante, una matrice di connessione e semantizzazione, un punto di incontro senza cristallizzazioni. Non c'è recita, perché si è liberi dall'ossessione della citazione, pur essendoci opere d'arte, ma in un'organica continuità di punti di arrivo e punti di possibile partenza. Viene forse invertito il rapporto fra arte e casa?
Non è la casa che diventa ancillare all'arte da esibire, da simulacrizzare, ma è la casa che ad-domestica l'arte, cioè la casa, intima e malleabile, nuda e tiepida, che assorbe tracce, vibrazioni, segni e passaggi dell'arte? La dimensione della casa di Arena Po quale dimensione ermetica, di soglia, di connessione, di sosta nel passaggio. Una casa tra il paese e le stanze vivibili, dove non si dà interruzione fra il percorrere la strada e l'entrata in cucina o sdraiarsi, una casa tra arte donata dagli amici e arte ri-donata dall'artista daimon loci, una casa stabile fra percorsi futuribili e segni stabilizzati.
Sembrava impossibile ma una terza via appare. Chi la desideri cogliere e captare si affretti ad Arena Po per gustare questo delicato e fragile prodigio che l'anima di Gaetano e Francesca hanno magnetizzato e vestito. Un nuovo concetto di “casa mediante l'arte” dove le opere d'arte nel paese e nell'abitazione manifestano una continuità di flusso di esperienza-coscienza tra il Gaetano artista e il Gaetano uomo, fra l'abitante e l'abitato, l'arrivo e la partenza. La casa grillica è anche il luogo-tempo degli amici artisti e dell'accoglienza del paese. La casa grillica permane nella sua trasparenza solare di “luogo attraversato” e da attraversare le cui opere d'arte appaiono subliminali snodi che modulano i rapporti, elastici ma stabilmente persistenti, tra terra, sito e opera. Stato di coscienza, tappa di percorso e metanoia si incrociano in simultanea semplice compresenza e ambivalenza. Hic manebimus optime! Basta un veloce passaggio per accorgersi che un luogo altro è dato.