Tenere un continente stretto dalla morsa della sete e della fame ne fa un terreno di facile conquista e la conquista fa gola se questo continente è l'Africa, il più vecchio e ricco dei continenti che possiede più del 10% delle riserve globali di petrolio, un terzo di quelle di cobalto ed altri metalli, diamanti ed il 40% dell’oro di tutto il mondo. Le grandi potenze del mondo hanno affondato a piene mani nelle pieghe della terra africana comprando a niente interi territori trasformati in cantieri di estrazione da povere persone che una volta da quei terreni si procuravano da vivere.
Il fenomeno delle migrazioni si origina anche da questo, non solo guerre ma anche a causa del clima che provoca l'avanzamento del deserto e della povertà che ne deriva. Affamare la popolazione costituisce un’indotta spinta all'abbandono delle terre per ottenere con più facilità ciò di cui le grandi aziende hanno necessità, ricchezza.
Quando difatti Gheddafi dette il via al cantiere del progetto “Great Man Made River”, il grande fiume artificiale, disse: “Dopo questo risultato, le minacce americane contro la Libia raddoppieranno. Gli Stati Uniti inventeranno delle scuse, ma la vera ragione sarà la volontà di fermare questo progetto, per tenere il popolo libico assoggettato”. Così fatalmente è stato, nel 2011, quando la NATO affiancando i ribelli della coalizione della rivoluzione anti-regime che dettero vita a una guerra civile mossa sull'onda delle cosiddette Primavere Arabe, decretò la fine di colui che per quarantadue anni era stato la massima autorità della Libia e con lui la sua più grande opera, il sogno realizzato di portare acqua a tutta la popolazione libica, considerata come un diritto umano, bombardando il più grande acquedotto del mondo.
Il desiderio di fornire acqua gratis al 70% della popolazione libica era stato realizzato, questi dipendevano dall'acquedotto per gli usi domestici nonché per l'irrigazione dei terreni e un mese dopo la distruzione del Grande Fiume più della metà della Libia era senza acqua, costringendo così la popolazione ad assoggettarsi al consumo dell'acqua fornita dal governo installato dalla NATO. Il Programma delle Nazioni Unite 2007 prevedeva, infatti, una cosiddetta "partecipazione agli utili dell’acqua", promuovendo di fatto la privatizzazione e la monopolizzazione delle forniture idriche mondiali da parte delle multinazionali insieme alla Banca Mondiale che ha anch'essa recentemente pianificato una politica di privatizzazione dell'acqua, uno dei suoi ex amministratori, Ismail Serageldin, che ha affermato: "Le guerre del XXI secolo saranno combattute per l'acqua".
La distruzione da parte della NATO del Grande Fiume Artificiale è da considerarsi pertanto al pari di un crimine di guerra.
I libici la chiamavano l'ottava meraviglia del mondo. I media occidentali lo hanno definito il capriccio e il sogno irrealizzabile di un cane rabbioso. Invece il “cane rabbioso” intravide con la più grande impresa di ingegneria civile del mondo la possibilità di fornire acqua fresca a tutti i libici e rendere la Libia autosufficiente nella produzione alimentare. Acqua che era presente in quel continente ricco di tutto, il più ricco e assurdamente il più povero.
Il Nubian Sandstone aquifer è la più grande falda acquifera fossile mai scoperta e si trova sotto quattro Paesi africani: Egitto, Libia, Sudan e Ciad, contiene un volume di acqua, stimato dai ricercatori del British Geological Survey, di 100 volte quello che cade come piogge ogni anno nel continente, un oceano nelle viscere della terra tra 600 e 2000 metri di profondità e soltanto nel settore libico, ovvero nel bacino di Kufra, la sua capacità è stimata in oltre 20.000 km cubi. Il grande fiume artificiale rappresenta l'acquedotto più grande al mondo, incanala e trasporta quest'acqua con 4.000 km di condutture di calcestruzzo precompresso di quattro metri di diametro sepolti sotto le sabbie del deserto per evitare l'evaporazione e con 1.300 pozzi, 500.000 sezioni di tubo e 3.700 chilometri di strade.
Costato 25 miliardi di dollari è stato finanziato con i proventi derivanti dalla attività petrolifera dell'azienda statalizzata, nessun onere sul Paese.
Strutturato sulla base di un progetto redatto da americani e realizzato da imprese coreane, era suddiviso in 5 fasi, di queste, 3 sono state realizzate: la prima, del 1991, la più importante ha erogato due milioni di metri cubi di acqua al giorno lungo una conduttura di 1.200 km da Bengasi a Sirte; la seconda fornisce un milione di metri cubi di acqua al giorno per la fascia costiera occidentale e per Tripoli; la terza fornisce acqua a Tobruk e la costa. La 4 e la 5 fase del progetto, avrebbero dovuto unire tutta la rete consentendo di irrigare circa 155.000 ettari di terra da coltivare, come disse Gheddafi: “Il progetto renderebbe il deserto verde come la bandiera della Jamahiriya libica”.
La realizzazione dell'ambizione libica si compiva, per i libici e con l’aiuto dei libici per dare “acqua della Libia al suo popolo”.
Gheddafi, seppur gli venga riconosciuta la responsabilità di diversi attentati terroristici, aveva nei confronti del suo Paese grandi ambizioni come la volontà di nazionalizzare le risorse petrolifere che invece erano nelle mani delle compagnie statunitensi ed europee. La determinazione di contrastare i grandi colonizzatori e sfruttatori delle riserve naturali del territorio ne faceva un ostacolo a quello che era il presupposto di tenere soggiogate le popolazioni indigene, pensiero ormai radicato fin dai tempi della schiavitù.
Affamare, privare di un bene essenziale come l'acqua, rendere aride e incoltivabili le terre, spinge le popolazioni a migrare, a svuotare il continente dai suoi naturali abitanti, liberando terreni e territori.
“Aiutiamoli a casa loro” pare quasi una ridicola provocazione, il ma caso della Libia di Gheddafi ne è una dimostrazione, troppa indipendenza, troppa autonomia, per un paese come l'Africa non è consentita. Sono più controllabili quei governi preconfezionati, con una autorità messa a capo magari da un’organizzazione occidentale, con un popolo asservito proprio prendendo il controllo delle loro esigenze quotidiane di base come l'acqua ed eliminare la loro autosufficienza. Attualmente, 96 dei 366 pozzi che alimentano il fiume artificiale sono fuori servizio. Ciò sta già creando una scarsità d’acqua per circa 1,5 milioni di persone, tra cui circa 600.000 bambini, che hanno come fonte principale il Man Made River.