Steve McCurry coltiva una passione autentica per la fotografia, vissuta e alimentata nel corso dei suoi innumerevoli reportage. Lo dimostra con queste parole: “...in trent'anni di carriera...le innumerevoli volte in cui ho sfiorato il peggio e un paio di autentici disastri non sono riusciti a raffreddare la mia passione per la fotografia e per i viaggi, che mi hanno portato in luoghi di sorprendente bellezza ma anche in posti che vorrei dimenticare”.
I suoi incontri con il pubblico attirano sempre grandi folle e forse il segreto sta nel fatto che la sua storia personale, entusiasmante, energica ma anche coraggiosa e determinata offre ai fotografi spunti, suggerimenti e sagge riflessioni utili per intraprendere con serietà e impegno questa professione.
La sera del 4 novembre al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, in via San Vittore a Milano, McCurry ha svelato alcune perle della sua filosofia di vita professionale, durante la presentazione del nuovo volume Steve McCurry Le storie dietro le fotografie, Electa-Phaidon, un libro importante che raccoglie 14 fotoreportage realizzati in tutto il mondo, 120 tavole fotografiche con i suoi lavori più significativi e un vasto archivio di oggetti, documenti, diari e mappe, un corredo esaustivo che spiega i contesti sociali e politici, il “background” di ogni storia fotografica.
Steve McCurry è uno dei grandi maestri dell'obiettivo del dopoguerra e, la coda di gente (sotto la pioggia) che aspettava di entrare la sera del 4 novembre era talmente lunga da indurre McCurry a uscire per promettere un altro incontro a chi non fosse riuscito a raggiungere l'Auditorium. Un bel gesto che attesta la serietà e la sensibilità di un maestro americano del fotoreportage che nonostante la fama e la notorietà dichiara oggi, a 63 anni: “Quando ho iniziato a fotografare per un piccolo quotidiano della Pennsylvania, il The Daily Collegian, non avrei mai pensato che un giorno avrei lavorato per il National Geographic Magazine e che avrei scritto una dozzina di libri”.
Poi entra nel vivo dei suoi ricordi e cita alcune sue massime. “Circondatevi di brava gente. Queste relazioni durano tutta la vita. Investite per creare una buona squadra e per non mettere in pericolo il vostro lavoro”. “Limitate i giorni di viaggio. Meglio trovare la storia nei primi due giorni e poi attaccarla. L'ho imparato lavorando per le grandi riviste". E, tornando ai suoi esordi, Steve McCurry ricorda :“Quando ho scoperto la cinematografia e la fotografia, ho capito quello che volevo fare per il resto della mia vita. Dovevo andare a documentare con la fotografia quello che stava accadendo su questo pianeta e volevo essere partecipe degli eventi che stavano succedendo”.
E ancora un'ottima raccomandazione per tutti : “Dedizione alla fotografia. Se è buona, soffermatici. Alcune delle mie foto migliori le ho scattate mentre stavo viaggiando. Uno dei miei metodi è guardare fuori dalla stanza dell'hotel ed esplorare quello che mi circonda. Sono rilassato e tranquillo, quasi in uno stato meditativo". L' intervento si è chiuso con la storia della ricerca e del ritrovamento nel 2002 della famosa Ragazza afghana (copertina del National Geographic nel 1985), Sharbat Gula, la cui identità è rimasta sconosciuta per 17 anni.
Biografia
Steve McCurry (nato nel 1950 a Philadelphia) è ormai considerato uno dei fotografi più importanti del secondo dopoguerra. Le sue fotografie documentano le esperienze umane e dimostrano un’eccezionale capacità di travalicare i confini dei linguaggi e delle culture. La carriera di Steve McCurry cominciò quando, travestito da indigeno, decise di attraversare il confine tra il Pakistan e l’Afghanistan più di trent’anni fa. Il suo eccezionale reportage gli fece vincere la Robert Capa Gold Medal, uno tra i premi di maggior prestigio al mondo, conferito ai più coraggiosi e intraprendenti fotografi. Le immagini di McCurry sono oggi un esempio insuperato d’intensità e bellezza. Collaboratore di molti periodici internazionali, tra cui National Geographic, McCurry fa parte dell’agenzia Magnum Photos; è stato vincitore di quattro primi premi del World Press Photo nello stesso anno, fatto senza precedenti, e nel 2009 è stato insignito dell’Ambrogino d’Oro. Molte delle fotografie di McCurry sono diventate vere icone dei nostri giorni.