Ho incontrato Berne…
Leggendo l’intervista sull'argomento del copione all’attore Luca Martella, ho ricordato le volte in cui nella mia vita ho incontrato Eric Berne, anzi, Eric Leonard Bernstein, lo psicologo canadese padre dell’analisi transazionale. La prima volta fu in un asilo nido: una educatrice d’infanzia mi spiegò che intorno al primo anno di vita il bambino, quando viene allontanato dalla madre, vive la fase dell’oggetto transazionale: per metabolizzare l’assenza della mamma il piccolo sposta cioè su un oggetto il bisogno di contatto, quindi l’oggetto – la famosa coperta di Linus – fa da “ponte” fra il legame concreto con la mamma e le attese e la capacità di immaginare del bambino. La seconda volta, invece, fu per lavoro, a un classico corso di Scienze della Comunicazione: si partiva dall’analisi transazionale come base teorica per proteggere e sviluppare il problem solving, un metodo per individuare i propri bisogni e desideri, con precisione e realismo, e agire in maniera concreta ed efficace per realizzarli in tempo utile, impiegando tutte le informazioni a disposizione.
Si analizzava un ipotetico problema creatosi nel proprio ambiente di lavoro e si cercava di risolverlo in base ai mezzi e al personale a disposizione. Il comportamento mio e degli altri discenti ci fu poi spiegato e analizzato dopo aver sviscerato ogni possibile ipotesi; fu lì che appresi le nozioni di Bambino, Genitore e Adulto, di Strutturazione del Tempo, delle tre “fami” e di come esse abbiano bisogno delle “carezze” per essere soddisfatte e di quante “carezze” divengano transazione. Ma più che altro mi resi conto che in quel momento non sapevo più se stavo recitando una parte oppure ero veramente me stessa solo su quel palcoscenico virtuale!
Il docente a cui chiesi maggiori informazioni per poter approfondire alcune di queste interessanti nozioni mi parlò di Berne, e in particolare di un suo libro del 1964, A che gioco giochiamo; Berne sostiene che i punti chiave siano l'analisi strutturale, basata sugli stati dell'Io, e la teoria dei giochi (Games) e del copione (Script), e come nel gruppo l’utilizzo di queste tecniche aiutino a raggiungere rapidamente risultati o miglioramenti stabili. Sembra strano, ma i testi letti mi fecero comprendere meglio come propormi agli altri e come riconoscere negli altri quei messaggi che possono ben disporre a risolvere insieme le difficoltà non solo nel mondo lavorativo ma anche nella vita sociale.
Ma andiamo avanti nel tempo. Qualche mese fa sono stata invitata a un incontro di Costellazioni Familiari: non ne sapevo nulla, ma anche qui ho di nuovo “incontrato” Eric Berne. In Natura della Comunicazione, un articolo del 1953, Berne parla del concetto di energia psichica: la comunicazione viene compresa quando cambia la distribuzione delle cariche energetiche psichiche nell'organismo ricevente e la carica energetica è la somma della carica di energia psichica esercitata su un'immagine psichica e dell'attribuzione di sentimenti e significati a tale immagine. Un discorso un po’ troppo complesso forse, ma l’esempio dell’incontro a cui ho partecipato può aiutarci a comprendere meglio: una ragazza del gruppo aveva delle difficoltà a relazionarsi con la madre e il figlio.
La terapeuta che guidava l’incontro, cioè il facilitatore, le fece scegliere delle persone a cui affidare il ruolo dei personaggi del conflitto: la protagonista, il figlio, la madre, l’ex marito e l’attuale compagno. La scelta avvenne nel silenzio più completo, con intensi sguardi e un breve contatto fisico. Ognuno era come guidato da “energie” al di fuori della propria comprensione (Bert Hellinger, l’ideatore, direbbe presunte “forze” che agiscono e guidano il cosiddetto e indimostrato “campo energetico” del sistema familiare messo in atto), parlava, si muoveva o faceva cose che in quel momento sentiva di fare o dire: anch’io non ero me stessa ma effettivamente la persona che stavo interpretando, con tutti i pregi e i difetti tipici di chi dovevo rappresentare.
La cosa che mi ha colpito di più è che alcune persone erano talmente immerse nella parte interpretata che arrivavano a piangere, disperarsi, soffrire con una tale intensità che sembrava fossero diventate coloro che rappresentavano. E in questa loro emozione che emergeva durante la messa in scena avevano modo di affrontare e sciogliere, pur nelle vesti di un personaggio apparentemente sconosciuto, i loro stessi nodi, conflitti, dubbi che fino a quel momento erano rimasti irrisolti. Il tutto avveniva in modo completamente irrazionale: il facilitatore aveva espresso chiaramente la necessità di vivere l’emozione, e non razionalizzarla come si fa in genere in psicoterapia, di lasciar lavorare dentro ogni impressione senza preoccuparsi di ricordare e anzi lasciando andare ogni turbamento, soprattutto se apparteneva alla Costellazione di qualcun altro piuttosto che alla propria. Alla fine di quel week end mi sentivo completamente spaesata, forse anche un po’ addolorata per aver ripercorso alcuni sentieri della mia vita, ma al contempo energeticamente ritemprata e pronta ad attraversare altre maree.
Non so spiegare meglio tutto questo ma, come sostiene Hellinger, cìò che accade durante una rappresentazione familiare tramite la disposizione dei partecipanti viene da un'altra dimensione, come se ci fosse una forza ordinatrice e unificatrice che intende realizzare in ogni Costellazione gli ordini soprannaturali dell'amore più completo: eguale diritto di appartenenza, ordine di rango, equilibrio tra dare e prendere e, quando inizia ad allargarsi fuori dalla Costellazione, il movimento dello spirito oltre la coscienza familiare con la sua volontà di esclusione o colpa o espiazione.
Secondo la nostra appassionata esperta Lucia Berrettari «le Costellazioni Familiari creano un campo energetico che rende manifesto come siamo connessi e collegati a tutte le altre creature che abitano la terra… in una giornata di Costellazione si crea un movimento unico che influenza tutti i partecipanti indipendentemente dal ruolo che ricoprono all’interno della rappresentazione…», e sarà lei stessa più avanti a dare una migliore spiegazione. Ma non dimentico che è stato Eric Berne il primo a introdurre il concetto di “copione di vita", quel copione interiore secondo il quale programmiamo l’esistenza sin dall'infanzia e la cui scrittura rimane inconscia a noi stessi…
Le Costellazioni Familiari
a cura di Lucia Berrettari
Bert Hellinger, psicologo tedesco, dal 1980 espose le basi delle sue linee teoretiche e metodologiche in merito alle Costellazioni Familiari e sistemiche, una delle varie espressioni della psicologia fenomenologica e sistemica. Hellinger ritiene che la vita di ognuno sia spesso condizionata da destini e sentimenti che non sono veramente propri e personali; malattie gravi, problemi relazionali e sul lavoro possono essere dovuti a “irretimenti” del sistema-famiglia e possono essere portati alla luce attraverso il processo delle cosiddette Costellazioni Familiari.
Le Costellazioni Familiari sono costituite da una “messa in scena”, riprodotta da “rappresentanti”, che in modo istintuale ricreano le inter-dipendenze esistenti tra i membri di una famiglia o di un gruppo, permettendo in tal modo di evidenziare le dinamiche inconsce che causano disagi e sofferenze in diversi aspetti della vita di ciascuno: nelle relazioni affettive, nelle relazioni professionali, nel rapporto con il denaro, con la salute ecc. La Costellazione si svolge di norma durante incontri di gruppo (si possono svolgere anche Costellazioni individuali) dove uno o più partecipanti sono interessati a rappresentare la propria Costellazione Familiare.
Tutti i presenti si dispongono in un cerchio e tra loro si pone anche il conduttore, detto anche “facilitatore”. Questi coadiuva i presenti a raggiungere uno stato di rilassamento e presenza attiva. Il conduttore invita la persona da trattare a sedersi al suo fianco e gli pone delle domande che servono a focalizzare il tema da “esplorare”. Secondo quanto esposto sarà rappresentato il sistema familiare d’origine o quello attuale o il sistema professionale, ecc. Su invito del conduttore, il quale definisce quali debbano essere i membri della famiglia o altri elementi chiamati in causa nella “messa in scena”, la persona da trattare, dopo essersi concentrata, sceglie tra i presenti, in modo istintivo e senza alcun criterio di somiglianza fisica o di età, un rappresentante per se stesso e per ogni suo familiare o elemento coinvolto.
Quando ha finito di disporre tutti i membri della famiglia o del sistema che sono stati coinvolti, il cliente si siede di fianco al conduttore in modo che entrambi abbiano la visione completa dell’insieme. Da quel momento in poi diventa uno spettatore silente, a meno che il facilitatore non lo coinvolga direttamente, e lascia che tutto ciò che avviene agisca su di lui. Ai rappresentanti è richiesto di assecondare ogni loro istintivo movimento fisico, in quanto, secondo la teoria di Hellinger, essi hanno, in maniera del tutto inconsapevole, cominciato ad avvertire ciò che i membri della famiglia o del sistema rappresentato hanno realmente provato, accedendo ai sentimenti ma anche alle sensazioni corporee dei loro rappresentati. A questo punto i rappresentanti sono entrati in contatto con il “campo energetico” del sistema familiare in questione. Il conduttore lavorerà con le forze che agiscono e guidano il campo energetico del sistema messo in atto.
Attraverso quindi un graduale cambiamento di posizioni spaziali ed emotive dei rappresentanti, che il più delle volte avviene in maniera spontanea e, a volte, invece attraverso l’intervento del conduttore, la Costellazione evolve verso livelli generali di maggiore comprensione, di partecipazione e verso un’immagine di armonia, equilibrio e pace, che va a vantaggio della persona interessata ma, di riflesso, porta vantaggio anche al nucleo familiare rappresentato e a tutti i partecipanti all’incontro.
La scena rappresentata fa smuovere una trasformazione interiore della persona trattata. Una Costellazione, in genere, può durare dai venti minuti a un’ora, ma vi possono essere Costellazioni più brevi o più lunghe. Scopo principale della rappresentazione non è quello di far chiarezza sulle migliaia di ombre presenti in una famiglia, ma quello di portare alla luce il cosiddetto “irretimento”, che costituisce il problema saliente per la persona interessata. Per cogliere appieno il significato di quest’approccio è importante assumere una prospettiva sistemica. In un sistema il singolo non è importante di per sé, ma in funzione di qualcosa di più grande, il sistema appunto. Esistono tanti sistemi, l’ecosistema, il sistema famiglia, il sistema azienda e così via. In ogni sistema ci sono delle forze assai potenti per cui il singolo è responsabile per la parte che gli compete, spesso a sua insaputa, del funzionamento del tutto.
È abbastanza intuitivo pensare che da certi sistemi si possa uscire, per esempio da un’associazione sportiva, mentre da altri no, primo fra tutti l’ecosistema ma anche dal sistema familiare… Attraverso il metodo delle Costellazioni Familiari possiamo allora rendere consapevoli certi processi destinati normalmente a restare e agire nell’oscurità e nello stesso tempo ristabilire il collegamento con le forze vitali delle origini, in accordo e all’unisono con gli “ordini dell’Amore”.
Le Costellazioni Familiari sono assai diffuse nei paesi di lingua tedesca e ora cominciano ad essere molto conosciute nel resto del mondo per la profondità e l’efficacia. Vengono utilizzate nei più disparati campi della vita associata, laddove esistono appunto dei sistemi, per questo si chiamano anche costellazioni sistemico-fenomenologiche. Efficacissime nella terapia familiare, di gruppo, di coppia, individuale, nella scuola, nelle aziende, negli uffici, negli ospedali, la loro caratteristica principale è quella di fare riferimento agli “ordini dell’amore” e alle forze guaritrici delle origini del sistema familiare.
Per maggiori informazioni:
www.luciaberrettari.it
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