A sua immagine e somiglianza. È così che siamo stati concepiti e nasciamo con dentro ogni Vibrazione Divina che subito dopo scordiamo di avere.

Basterebbe rileggere:

Creazione dell'uomo 26. Poi Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza…». 27 Così Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. (Genesi 1:26-27)

Per chi crede nella spiritualità senza alcuna barriera, Dio è tutto! Uomo e donna, Dio o Dea. Non importa come lo si chiama ma è importante la comprensione che questa divinità è dentro ognuno di noi e che in ogni momento bisogna manifestarla perché sarà una continua rinascita.

Si può rinascere tutte le volte che decidiamo di esistere dentro l’immaterialità e farla diventare materia che si manifesta per donarsi a chi ha bisogno di un aiuto per risvegliarsi.

La Divinità è in ogni nostra cellula, è nel nostro sentire ciò che l’anima contiene.

L’anima la si trova in ogni nostra cellula, respiro, sguardo, azione ma esiste una matrice che è la sede principale dell’anima: l’epifisi.

È la ghiandola situata al centro del cervello che in alcuni ambiti religiosi viene indicata come il “terzo occhio”.

È anche una ghiandola che, se la vogliamo guardare dal punto di vista scientifico, la si può definire il nostro “barometro interiore”. Quella che controlla il sonno e la veglia, controlla gli opposti e li tiene in equilibrio. Che interviene per regolare i giornalieri ritmi circadiani ma anche quelli stagionali attraverso la produzione di melatonina che a sua volta interviene su altri ormoni e tra questi quello della crescita. La melatonina che tutti conosciamo perché serve a migliorare la qualità del sonno ma non solo perché la sua azione è anche antinfiammatoria e antiossidante cellulare.

È sintetizzata partendo dalla “serotonina” ovvero da quello che gli americani chiamano l’ormone della felicità.

Anatomicamente assomiglia ad una “pigna” ed è ricoperta dal tessuto connettivo pia madre e non possiamo non sottolineare che subito dopo i reni e la ghiandola più irrorata dal sangue oppure dal greco emo che io preferisco chiamare emozioni in movimento e, sempre dal greco, la parola epifisi significa “crescere sopra” e, diversamente da altre ghiandole non prende ordini da nessuno. Essa lavora autonomamente senza necessità di ricevere segnali di rilascio attraverso il sangue come nel caso dell’ipofisi. Lei è libera ma è connessa alla luce e al buio attraverso quella via nervosa dell’iride, l’occhio che consente di “vedere”.

I saggi che nei secoli passati si occupavano di spiritualità la associavano a quella parte del cervello che era deputata a dare chiarezza e alla visione interiore. Quella dell’anima, del sentire, del vedere la Scintilla Divina dentro ognuno di noi e per Cartesio era il punto d’incontro tra la mente e il corpo.

Provate a pensare ad esempio che la pigna è presente nel bastone pastorale del Papa ed è situata esattamente appena sotto la croce e lo stesso simbolo in quello dei cardinali e vescovi. Che a Roma esiste “Piazza della pigna” che avrebbe preso questo nome dall’immensa pigna che è stata trovata in epoca medievale alle Terme di Agrippa e che il Vaticano ha chiesto di essere portata nel cortile del belvedere dei musei vaticani. Che in Sicilia è simbolo di fortuna ma dentro questa “fortuna” si nasconde un significato esoterico intenso. È un frutto prodotto da un albero che rimane sempre verde. Quando è matura lascia cadere i suoi pinoli per fecondare ancora la madre terra che genera la vita. Simboleggia la forza vitale e l’eternità.

La pineale appartiene alla mente dove non si “mente” ma dove è contenuta la matrice dell’esistenza, di ciò che siamo stati, di ciò che siamo, di ciò che saremo. È la sede principale dell’anima.

La sua proiezione esterna è sulla fronte, al centro tra un sopracciglio e l’altro dove le donne indiane tracciano un punto rosso, il bind il cui significato equivale alla “riattivazione dell’energia interiore”. Dove energeticamente parliamo del sesto chakra, il centro della saggezza nascosta che va verso il punto di uscita della kunadalini quell’energia primordiale che è presente in ciascuno di noi. Quell’energia della coscienza che hanno voluto farci dimenticare esistere per fermare l’ascesa verso il risveglio della rinascita dentro la divinità.

Gli ultimi anni che abbiamo attraversato ci hanno dato la possibilità di riflettere e di scegliere se risvegliarci o se rimanere nel letargo indotto.

Scegliere di rinascere significa risvegliare la deità dentro di noi, significa immergersi nel sacro e dare nuova vita agli anni e nuovi anni alla vita.

Per chi come me crede nel Sacro Femminino che non è solo una credenza ma un dato di fatto dimostrato da quanto le donne che si adoperano per la conoscenza di sé stesse sono sempre maggiori e sono le stesse che, rispetto agli uomini, hanno capacità diverse sapendo creare l’equilibrio nei vari ruoli che interpretano. Sono creatrici di vita, madri, moglie, sostegno e organizzatrici della famiglia. Sono coloro che una volta si diceva essere le guardiane del fuoco domestico. Quel fuoco che riscalda, che purifica, che accoglie e cuoce il cibo. Il cibo per gli Dei perché attraverso il Sacro Femminino si fa rinascere e nutrire il maschile sacro.

Il Sacro Femminino non è un’astrazione o una rappresentazione mentale e va oltre ogni confine religioso perché appartiene al saper riconoscere la spiritualità divinità nella sua vera essenza.

Svegliamo questa spiritualità perché dentro questa le donne risvegliate potranno meglio curare, diffondere creatività, armonizzare le energie maschili e femminili. Ridare all’uomo il suo Sacro nell’equilibrio della saggezza e della fusione tra le due energie per una vita dove il fine ultimo è fare questa esperienza divina sulla frequenza della terra. Uno dentro l’altro. Lei dentro lui e lui dentro lei nella fusione delle anime che tutto possono.

Risvegliamo e riattiviamo la ghiandola pineale e riprendiamoci la capacità di poter leggere il registro dell’anima e godere dell’estasi e, come diceva Osho “l’estasi è essere, è la nostra natura… lo abbiamo solo dimenticato”.

Ripartiamo dal ricordo dentro la nostra anima e saremo rinati. Anzi, …di più!