Nel corso della giornata ci specchiamo molto spesso e sovente senza nemmeno rendercene conto. È una lastra di vetro ricoperta di un metallo pregiato come l’argento nel lato opposto a quello che serve per riflettere ciò che vede per rifrazione della luce, quel raggio luminoso che incontra la superfice dello specchio e ci fa specchiare, riflettere.
Nei tempi antichi era anche una metafora per indicare l’inganno ma allo stesso tempo quel momento in cui, mentre ci si specchia si può avere il privilegio di poter decidere una introspezione per vedere, talvolta, alcuni turbamenti del nostro essere e che invece pensiamo di non avere ma di vedere negli altri.
Si, gli altri possono farci da specchio. Ci fanno da specchio in modo più profondo se siamo connessi con loro e più lo siamo e più possiamo vedere noi stessi nell’altro.
Ognuno di noi vede nell’altro ciò che ha dentro di sé in positivo e in negativo.
Ecco cos’è lo specchio nella metafora della vita dove le nostre caratteristiche del carattere, che non vogliamo vedere in noi stessi, le vediamo negli altri diventando origine del disagio, di irritazione, di insofferenza, di giudizio negativo quando le vediamo in chi ci fa da specchio. Diversamente da quanto si potrebbe sostenere, e si è sostenuto nel passato, lo specchio non è un inganno ma la rivelazione di noi stessi che giunge dall’altro, dall’esterno.
Volendo scomodare il grande Carl Gustav Jung basterebbe rileggere quello che ha lasciato scritto:
Tutto ciò che non vogliamo sapere di noi stessi finisce sempre per giungerci dall’esterno e assume la forma di Destino.
Ma cos’è il destino, senza voler parlare di quelle chi in kinesiologia chiamo Inversione Psicologica? Ovvero quando il soggetto dichiara di essere esattamente all’opposto di quanto inconsciamente manifesta. Il “destino” è tutto ciò che riteniamo abbia stabilito, determini o indicherà gli eventi della vita. È l’alibi per poter dire che al destino non ci si può sottrarre perché appartiene a qualcosa di così superiore che ha deciso per noi nel momento della nascita.
Eppure abbiamo tanti specchi che possono farci vedere chi siamo e questi specchi sono coloro che ci circondano e dove noi possiamo vedere noi stessi soprattutto quando in loro risentiamo di fastidio, disappunto, ecc. per cambiare il nostro destino, per cambiare noi stessi. Per diventare migliori e sempre più “amore”.
Non scambiamo questi specchi per quello che dal punto di vista scientifico si chiamano “neuroni specchio”. Questi dal punto di vista fisiologico potrebbero chiarire la capacità che ognuno di noi ha di porci nelle relazioni con gli altri. Se in fisiologia questi sono gli stessi neuroni che si attivano esattamente uguali a quelli che sono attivi in coloro che osserviamo qualcuno a noi vicino e compiamo la stessa azione.
In questo caso sono la via per imitare le azioni che possono provocare l’empatia e, forse, se me lo consentite, anche l’imitazione di qualcosa che appartiene agli altri e non a noi stessi. Quelli di cui parliamo e dobbiamo osservare sono il nostro riflesso, la nostra proiezione positiva o negativa che vediamo negli altri. Vi è uno specchio speciale che però incontriamo e sovente è quello di cui alla fine ci sbarazziamo velocemente.
È quell’uomo, quella donna che entrando in risonanza con noi ci fa vedere cosa di noi stessi dovremmo cambiare, modificare e viceversa perché mentre qualcuno ci fa da specchio noi facciamo da specchio a lui. È un riflettersi uno dentro l’altro nei nostri segreti più nascosti. Ci fa vedere l’ombra e la proiezione di noi stessi. Vediamo tutto dentro lo specchio. Ogni aspetto positivo e negativo. Bisogna avere la consapevolezza di poter vedere noi stessi dentro lo “specchio” dell’altro che non condividiamo e che ci riflette prima di puntare l’indice accusatore perché in quello stesso momento per puntare l’indice devi tenere tutte le altre dita puntate verso di te.
Disturbando ancora Carl Gustav Jung nel suo concetto di “proiezione” verrebbe da dire che proiettiamo i nostri aspetti inconsci su gli altri che ci circondano o che sono in stretta risonanza con noi. Se ci rendiamo conto che l’altro che risuona con noi ci fa da specchio facciamo sì che diventi uno sviluppo costruttivo, che dall’inconscio diventi conscio, senza che nessuno ci cambi. Perché nessuno può cambiarci, ma siamo noi che possiamo imparare a cambiare noi stessi.
Si faccia attenzione perché quello che vediamo negli altri, se non dentro un sano equilibrio, si rischia di idealizzarlo proiettando nell’altro anche aspetti positivi che invece non hanno così come noi li vediamo. Il rischio è di creare l’illusione, quella proiezione immaginaria che non esiste nella realtà del sogno né ad occhi chiusi né lucido perché si manifesterebbe soltanto quella che si chiama ombra come elemento opposto della nostra coscienza.
Noi siamo luce che cerchiamo la “luce” che annienta l’ombra.
Se incontri qualcuno che ti fa luce, che diventa specchio, accoglilo perché appartiene all’inizio del percorso per conoscere se stessi. Insieme si produrrà quell’azione che serve a portare alla luce tutte le nostre ombre piuttosto che farle rimanere attive inconsciamente dentro di noi per sempre. Accogli la “luce”. Accendi la Luce e guardati allo specchio. Anzi, di più!