Sia che pensi di farcela, sia che pensi di non farcela, hai ragione!
Laureata in ingegneria elettronica, ha ricoperto prestigiosi ruoli direttivi, fra gli altri, Capo del Dipartimento Tecnologico della TIM, Amministratore Delegato della Olivetti e Responsabile dei Network Architectures, architetture evolutive e degli Acquisti Tecnologici Internazionali della Telecom.
Nata a Ravenna, ho studiato ingegneria elettronica a Bologna. A 24 anni nel giro di pochi mesi sono successe tante cose: matrimonio, laurea, una figlia, trasferimento in una nuova città, Roma, lavoro. Una nuova vita. Ho iniziato a lavorare nella allora SIP, poi diventata Telecom Italia e TIM. Ho vissuto 30 anni di lavoro appassionante, ho avuto l’opportunità di ricoprire ruoli diversi, anche con respiro internazionale. Poi sono stata amministratore delegato di Olivetti. Ho una gran bella famiglia, al primo posto nel mio cuore. Un percorso pieno di soddisfazioni, nella famiglia e nel lavoro. Il bilancio è decisamente positivo, sono molto grata alla vita. Il mio mantra è: “Essere determinati e impegnarsi per raggiungere ciò che si desidera, ma anche saper apprezzare ed essere felici ogni giorno di ciò che si ha”.
Come spiega, se è possibile, questa sua propensione per gli studi scientifici? Quando e come se ne è resa conto?
A scuola mi sono sempre impegnata in tutte le materie, con una predilezione, nata già alle elementari, per quelle scientifiche. Risolvere i problemi di matematica era una sfida divertente, con una meta chiara e definita, appagante. Ho sempre apprezzato il senso compiuto e la razionalità della matematica, e l’importanza applicativa delle materie scientifiche in generale, motore evolutivo delle società. A 18 anni ho frequentato per un periodo estivo l’università di Harvard, e sono andata a visitare, lì vicino a Boston, il mitico MIT, tempio della tecnologia, e a parlare con alcuni studenti. Sono rimasta folgorata. È stato il momento in cui ho deciso che mi sarei iscritta a Ingegneria.
Ingegneria elettronica non è una facoltà di tutto riposo e credo anche poco frequentata dalle donne...
Quando ho studiato io Ingegneria Elettronica a Bologna, circa 35 anni fa, noi ragazze eravamo certamente una minoranza, il che però aumentava il senso della sfida e la voglia di raggiungere l’obiettivo. Poi negli anni la percentuale femminile è aumentata, ed è un gran bene. Si sta superando quello che io ho sempre ritenuto, sin da ragazza, una barriera meramente psicologica, e per di più autocostruita. Auspico fortemente che le ragazze scelgano sempre di più di orientare i propri studi verso le materie STEM, perché sono appassionanti, consentono numerosi percorsi professionali, la gamma è ampia e in costante crescita, e perché hanno fortissimi impatti in tutti gli aspetti evolutivi della società e della nostra vita.
Come è stata la sua esperienza universitaria?
Impegnativa. Sono stati 5 anni di studio intenso, al quale ho sacrificato più di qualcuna delle numerose forme di divertimento che Bologna offriva agli studenti universitari in quegli anni. Ho conseguito però un risultato che mi ha reso molto felice.
Rispetto al funzionamento mentale maschile e femminile a cui si attribuiscono stereotipi di interesse, che riscontro può dare?
Le statistiche ci dicono che esistono orientamenti di genere che riguardano la scelta degli studi, delle professioni o, più banalmente, delle tipologie di riviste da leggere o dei programmi TV da vedere. Detto questo, tutti noi sperimentiamo che non ci sono limiti alle potenzialità del singolo, sia uomo o donna. Gli stereotipi sono etichette e ci capita di incontrare nel nostro cammino tante persone che contraddicono questi stereotipi. La mente e la personalità di un individuo sono troppo ricche e complesse per essere circoscritte da definizioni di genere.
Cosa può raccontare del suo iter lavorativo? Come è riuscita a farsi strada in un mondo così complesso e di appannaggio solitamente maschile? Come si è conquistata credibilità?
Ho vissuto il lavoro un po’ come la scuola: una ‘mission’, una componente primaria della vita in cui dare sempre il massimo, da vivere con passione e determinazione. L’obiettivo è sempre stato fare bene ed essere apprezzati per il proprio contributo, non la carriera, che generalmente è una conseguenza. Io dal lavoro ho ricevuto tante soddisfazioni, tutto ciò che potevo desiderare. Sento di essere stata fortunata, ho avuto l’opportunità di lavorare con persone da cui ho imparato, che mi hanno aiutata a crescere, senza barriere mentali riguardo al genere. E siamo noi per primi, e per prime, a doverci muovere come se non esistessero barriere. Appartenere ad una minoranza nel mio ambito lavorativo, prettamente tecnologico, non l’ho mai considerato uno svantaggio, anzi qualche volta ne ho visto i lati positivi. Quanto alla credibilità, sono fortemente convinta che si debba fondare sulla competenza, un valore che apprezzo particolarmente, una base solida che distingue una persona di valore in qualsiasi contesto, anche in quelli meno favorevoli.
Ha svolto mansioni di grande responsabilità in società importanti.
Sì, tanti anni in Telecom Italia e TIM, con ruoli diversi, di grande soddisfazione, in ambiti tecnologici (sono stata per esempio responsabile di Network Architectures, architetture evolutive di reti telco) e in ambiti a carattere tecnico-economico (per esempio, responsabile di Acquisti Tecnologici e Internazionali). E sono stata amministratore delegato di Olivetti, una azienda con una storia e un prestigio che mi è capitato di riscontrare anche all’estero. Tanti viaggi di lavoro, con l’opportunità di conoscere mercati e aziende in diversi Paesi. Lavorare in grandi aziende fornisce grandi opportunità, in termini di crescita professionale, gamma di ruoli da ricoprire, interazioni con professionalità di skill elevato, complessità delle tematiche da affrontare: il bagaglio che si accumula è notevole.
Sembra personificare un esempio alto di come professionalità, competenza, serietà e impegno abbiano straordinariamente avuto la meglio in un mondo dove legami con nomi altisonanti e/o raccomandazioni, di solito, sono le chiavi scontate per fare carriera.
Non ho mai lavorato pensando che ci fossero barriere invalicabili. Senza negare, con un pizzico di realismo, l’esistenza dei fenomeni citati, credo che le opportunità siano lì per tutti quelli che vogliono impegnarsi per raggiungere qualcosa; credo che questi fenomeni non debbano costituire un alibi per non impegnarsi e rinunciare. Il risultato non è garantito, ma mettere se stessi e lavorare pensando che non ci siano limiti insuperabili è un fattore imprescindibile. Trovo vero che: “Whether you think you can, or you think you can’t, you’re right.”
Quanto questi impegni lavorativi le sono costati a livello di vita privata?
Il forte impegno sul lavoro ha un prezzo, che si paga sulla vita privata, soprattutto in termini quantitativi di tempo dedicato. Significa perdersi qualche bel momento, delegare ad altri qualcosa che ameremmo fare personalmente, essere altrove quando si vorrebbe essere in famiglia. È una continua ricerca di un equilibrio, non banale.
Come è riuscita a conciliare professione e famiglia? Questo è un problema femminile aperto e ricorrente nella società odierna.
La conciliazione non è facile, è piena di compromessi e di sensi di colpa. Dopo molti anni, dopo un mix vorticoso di riflessioni e sperimentazioni, sono giunta alla conclusione che non si può vivere tanto diversamente da ciò che si è e da ciò che si sente fortemente in modo innato; nel mio caso il valore della determinazione e della passione per il lavoro è stato fortunatamente percepito dalla mia famiglia e anzi trasmesso come valore positivo.
Milano sembra essere diventata la sua città elettiva. Come si è trovata nel capoluogo lombardo quando si è trasferita qui?
Da Ravenna mi sono trasferita a Bologna per l’università, poi a Roma, dove ho vissuto 18 anni e poi a Milano, dove vivo da 14 anni. Tutte belle città con grandi punti di forza. A Milano vivo molto bene, è una città che offre tutto, culturalmente molto vivace, attiva su molti ambiti, internazionale, organizzata. A Milano si respira senso civico, rispetto per la città. E, dulcis in fundo, da qualche anno è anche bella. Di quella bellezza che non appare immediatamente, specie se la si confronta con Roma, ma che si impara a scoprire e ad apprezzare per gradi, vivendoci. È una città che evolve anche dal punto di vista architettonico, basti pensare alla nuova area della Darsena, zona Gae Aulenti con il Bosco Verticale, City Life. Ma non solo, anche tanti altri punti della città sono in evoluzione, quartieri che si rinnovano e si accendono di nuova vita, con tutti gli impatti positivi per i cittadini. Decisamente Milano mi ha conquistata.
Che differenza riscontra come stili di vita tra la sua città nativa e Milano?
La città di provincia ha i vantaggi della prossimità, del senso di comunità, di origini comuni; poi Ravenna in particolare possiede dei tesori pieni di fascino che le derivano dalla sua storia antica e unica. Per me Ravenna significa tornare dai miei genitori, sentire il calore delle feste in famiglia, ritrovare gli amici del liceo, sensazioni belle. Ormai da molti anni abito in città grandi, di cui apprezzo il grande senso di libertà, inteso come assenza di condizionamenti, e l’enorme varietà di offerta, culturale e non solo. Di Milano apprezzo che sia moderna e vibrante, con un flavour internazionale, piena di opportunità nei diversi campi: cultura, moda, imprenditoria, tecnologia, etc.
Milano città amica o città difficile da abitare?
Spesso dico che a Milano la vita è ‘facile’, una facilità abilitata da servizi funzionanti.
Le sembra che Milano sia al passo con le grandi innovazioni tecnologiche internazionali?
Detto che il nostro Paese sconta un ritardo, a livello europeo, sul fronte dell’evoluzione tecnologica e digitale, Milano rappresenta una punta di eccellenza nel panorama italiano, per innovazione tecnologica, prima in Italia per presenza di start up, brevetti, università, etc. E anche a livello internazionale la Lombardia, con Milano che guida, è tra le regioni più innovative d’Europa. Trovo Milano una smart city, ricca di servizi tecnologicamente avanzati, al passo con le città più evolute.
Quale parte di Milano le è più cara o consiglierebbe a familiari o amici ravennati di conoscere?
Io ho un amore particolare per la zona di Santa Maria delle Grazie e di Sant’Ambrogio, non lontano da dove abito. Sono appassionata dei periodi storici antichi e delle vestigia che hanno lasciato, per cui l’area in cui si estendeva la Milano capitale dell’Impero Romano dei primi secoli, esercita su di me un grande fascino. E l’altro periodo magico è quello del Rinascimento, con Leonardo in città e le opere della Milano dei Visconti e degli Sforza. Portiamo a passeggiare in questi luoghi tutti gli amici che vengono a trovarci a Milano.
Cosa vede dalla sua casa?
Alberi e cielo, per lo più. Ho la fortuna che la mia casa si affaccia su un parco, ed è una gioia ogni giorno poter osservare le sfumature delle stagioni, la luce del cielo e i tramonti... e tutto questo abitando in una città, Milano.