È stato uno dei più grandi fotografi del secolo scorso, e con Henri Cartier-Bresson, Willis Ronis, Edouard Boubat, Jean Michaud, Marcel Bovis e Henri Lacheroy fondò il “Gruppo dei XV” la corrente umanista della fotografia francese. Autore di reportage pubblicati sulle più importanti riviste internazionali, da Life a Vogue, ma anche di memorabili scatti come Il bacio a l'Hotel de Ville. È Robert Doisneau (1912-1994) di cui ora esce per Jaca Book un delizioso volume di Clémentine Deroudille - giornalista, regista e produttrice radiofonica – dal titolo Doisneau e la musica, che include anche un testo del giornalista e critico musicale italiano, Gino Gastaldo.
Il volume è un coinvolgente percorso dentro la musica, che per il fotografo francese ha rappresentato una vera e propria passione, come ben testimonia la seducente galleria di immagini tesa a coprire l’intero spettro musicale: dalla musica classica al jazz, dal be-bop alle radici del rap moderno e del rock alternative.
Così, con macchina fotografica alla mano, Doisneau ha percorso Parigi in lungo e in largo, cogliendo attimi musicali di grande poesia e intensità, nelle strade e nei bistrot, catturando momenti privati di star della musica come Eartha Kitt in un jazz club, il chitarrista jazz Django Reinhardt, e Yehudi Menuhin a casa, o ancora sorprendendo personalità di spicco della scena musicale come Maria Callas, Juliette Greco, il compositore Olivier Messiaen e il pianista Francis Poulenc.
Doisneau e la musica è un libro assai originale in quanto mostra, attraverso una nuova prospettiva, il talento e la genialità dell’artista francese, con più di cento fotografie – molte delle quali inedite – che testimoniano la padronanza dell’autore d’oltralpe nelle tecniche di fotomontaggio, collage, editing e distorsioni fotografiche.
Da La fanfara (Epernon, 1947) al suonatore di fisarmonica in Rue Mouffetard, la sequenza visiva in Doisneau vede Jacques Prévert ritratto con la sigaretta tra le labbra sul lungofiume della Villette o mentre sale le scale del ponte di Crimée (1955). Memorabile è L’ultimo valzer del 14 luglio 1949 con i due giovani a ballare di notte, Edith Piaf all’Olympia (1956) e Chantal Goya al Café lumieux (1965). Henri Dutilleux al piano mentre legge lo spartito, e un presissimo Pierre Boulez immortalato durante le prove nel foyer del Teatro dell’Odéon. Il pianista Yves Nat (1954), in un duetto di dolce tenerezza sono Ginette Neveu al violino e Francis Poulenc mentre scrive sullo spartito, e un ironico Maurice Baquet con il violoncello sotto la pioggia.
L’orchestra di Claude Abadie con Boris Vian alla tromba, Alain Vian alla batteria e Lélio Vian alla chitarra in una foto di gruppo divertente e un po’irriverente. E ancora, ecco Bill Coleman alla tromba e Zutty Singleton alla batteria (1951).
Ma Doisneau fu chiamato a ritrarre anche alcuni dei più grandi maestri della canzone d’autore come Georges Brassens, Charles Aznavour e Claude François. Tutti interpreti di un occhio acuto come quello di Doisneau, che gli stesso sovente ricordava esser “approdato alla fotografia attraverso l’orecchio”, e che, con il proprio sguardo, ha dato vita a stupefacenti immagini, ovvero l’idea di una musica per occhi profondi.