Vi è mai capitato di sognare che siete in fila e dovete attraversare un passaggio strettissimo, attraverso il quale ne siete certi, non riuscirete mai a passare. Poi pensi, beh, lo hanno attraversato altri, ce la posso fare anche io. Sai che ti devi concentrare, solo così riesci ad oltrepassare quel diaframma strettissimo che ti porta al di là, è l'unica uscita. Bene, mi hanno detto che questo sogno o meglio incubo, rappresenta il trauma della nascita. Quel varco impossibile di appena 10 cm di lunghezza costituisce il retaggio subconscio dei nostri sogni o delle nostre claustrofobie, difatti ci vede uscire con una violenza tale da costringerci a un grido sovrumano nel momento in cui ci rigetta nel mondo degli esseri viventi.
Lo stesso trapasso, ma nel senso inverso e per varchi spazio-temporali sconosciuti, ci trova altrettanto disperati. Non si grida come quando ci scaraventano nella vita ma si attende attoniti e spaventati in un silenzio allucinato. Per chi è in una fase finale di malattia, possono essere giorni, settimane, mesi di attesa logorante che ti consuma tanto quando fanno le cellule divoratrici, “le pac-man” cancerose. Per queste anime sospese che vivono il vuoto delle camere di ospedale, il vuoto della solitudine, il vuoto della prospettiva, esistono dei centri che cercano di riempire questi vuoti, proponendo letture, musica e immagini che per la breve durata della loro esecuzione distraggono dalla consapevolezza del loro stato oltre a fornire farmaci mirati ad alleviare il dolore fisico e morale proprio e a prendersi cura dei loro familiari.
Una grande missione umanitaria, che a Pisa si chiama “Progetto dolore” ed è stata creata grazie alla Fondazione Arpa in una struttura chiamata Hospice. Il progetto fu annunciato in occasione del Concerto del Maestro Bocelli, presidente onorario dell'ARPA, al Teatro del Silenzio il 25 Luglio 2010; lo stesso Bocelli, ha finanziato il progetto con parte degli incassi del concerto di Lajatico “Bravo China” del 2011. Tutt'ora le donazioni alla fondazione hanno creato borse di studio a tre medici che lavorano per l'Hospice.
Ma questo è solo uno dei tanti progetti della fondazione creata dal Professor Franco Mosca, un uomo che utilizzando le sue sole forze, il suo intuito, la sua caparbietà, la sua voglia di aiutare ha messo a frutto le proprie conoscenze per creare un organismo funzionale che affonda le radici nella importanza della condivisione, ricevere aiuti per dare aiuto. Paolo Ruffini, Oliviero Toscani, Andriy Shevchenko, Karima, Maria Luigia Borsi, Noah, Brad Reep, Paolo Hendel, Salvatore Sanzo, Gianfranco Zola, Gianni Rivera, Gigi Simoni, Mario ed Eva Mulas, Marco Tardelli, sono solo alcuni dei testimonial che danno sostegno alla Fondazione Arpa, mettendo a disposizione la loro notorietà per dare vita a spettacoli di raccolta fondi.
Il prossimo, il 30 ottobre al Teatro Verdi di Pisa, dal titolo Notte pucciniana vedrà esibirsi il grande soprano Maria Luigia Borsi, accompagnata da Brad Repp al violino, Aldo Gentileschi al pianoforte e Rick Hutton voce recitante. I fondi sono destinati a vari progetti di cui il principale resta la formazione scientifica dei giovani laureati, promuovendo l'erogazione di borse di studio, perché, come dice Mosca, non ci si debba ritrovare al fenomeno della selezione delle incompetenze, cioè di quel fenomeno che porta i più bravi medici e scienziati a emigrare per trovare gratificazione alle loro aspettative e a lasciare sul territorio quelli che non possono permettersi di acquisire competenze all'estero nei grandi poli della ricerca. La fondazione attraverso le donazioni permette questo.
Niente di meglio rappresenta lo scopo dell'Arpa di questo saggio pensiero, motto della stessa. "Se il progetto vale per un anno, pianta del riso; se vale per 10 anni, pianta degli alberi; se vale per cent'anni, istruisci degli uomini". (Kuan)
Per maggiori informazioni:
http://fondazionearpa.it/?p=1160