La costante ricerca di una forma nel caos della vita è il filo conduttore del lungo percorso artistico di Ferdinando Scianna, fotografo, giornalista, scrittore e fine oratore che, con il suo profondo e arguto eloquio, riesce sempre a incantare il pubblico. La casa della fotografia internazionale di Venezia, lo spazio straordinario dei Tre Oci alla Giudecca ha raccolto le suggestioni di 50 anni di carriera dell’autore siciliano in un’esposizione di 180 fotografie divise in sei sezioni tematiche e 19 capitoli1.
Un lavoro monumentale curato da Denis Curti, Paola Bergna e Alberto Bianda che già nel titolo Viaggio Racconto Memoria apre un ventaglio di suggestioni in bianco e nero, da Bagheria alle Ande boliviane, dai Ritratti alla Moda iniziata con Dolce & Gabbana, dai bambini alle cerimonie, fino al tema dei riti e miti. Una mostra che si snoda su tre piani e offre una lettura affascinante e modulata delle immagini, tra installazioni, opere sospese e accostate agli scritti dell’autore e soprattutto un’audioguida straordinaria che accompagna ogni visitatore: la voce di Ferdinando Scianna che racconta di sé, della sua Sicilia, di Leonardo Sciascia, di Borges, del suo mondo, dei suoi viaggi, del suo essere reporter e di tanto altro. È un’esperienza da vivere fino in fondo lasciandosi trascinare dalla bellezza delle immagini e da una voce narrante che tocca le corde delle emozioni e delle riflessioni profonde.
“Un fotografo in un certo senso delira e sogna di possibili mostre che può fare in un luogo e questa mostra è la prima mostra che io faccio come avrei voluto fare. Per me le fotografie non sono come i quadri attaccati al muro. Le fotografie per loro natura sono uno strappo di realtà. Devono per forza raccontare” spiega Ferdinando Scianna. E continua: “Non per niente il titolo di questa mostra e del libro edito da Marsilio è Viaggio Racconto Memoria perché quello che volevo fare è un racconto, un viaggio nella mia vita di fotografo, un viaggio nella mia concezione stessa della fotografia, un viaggio nell’idea stessa di che cosa è una mostra di fotografia e se un libro può dialogare con una singola persona, una mostra è un percorso all’interno di un’architettura che diventa un percorso di carattere emotivo-narrativo”.
Paola Bergna, uno dei tre curatori, ex direttore di Photo Italia e Publimedia, curatrice e Art Consultant del settimanale Oggi e moglie di Ferdinando Scianna conosce a menadito ogni lavoro del maestro. “Sono quasi quarant’anni che viviamo insieme, mi sembra tutta la vita. E a parte la Sicilia che ho poi scoperto perché aveva già fatto sia le Feste religiose in Sicilia che i siciliani quando io l’ho conosciuto, il resto l’ha realizzato mentre vivevamo insieme. E poi la nostra storia, la fotografia è quello che ci ha unito”.
E come ha seguito la curatela di questa mostra?
Devo dire che con Ferdinando non è facile lavorare perché si tratta di dare forma a dei suoi percorsi, a dei suoi pensieri che sono già molto strutturati, molto organizzati e molto raccontati però Ferdinando ha sempre avuto piacere di sentire il mio punto di vista durante il suo lavoro e poi io in particolare mi sono occupata del libro e penso che la mia esperienza di produzione di libri decennale abbia contato molto.
E per la mostra e l’allestimento?
È stato un lavoro condiviso ma la presenza di Alberto Bianda è fondamentale. È un architetto che gli ho presentato alla fine degli anni ‘90 e con lui ha fatto il libro su Bagheria che è stato un po’ per Ferdinando e in un certo senso per Alberto una svolta perché tentava di mettere insieme per la prima volta testo e immagini. E la presenza di Alberto con tutta la sua conoscenza ma anche l’affetto e l’amicizia per Ferdinando sono riusciti a produrre una cosa che effettivamente era abbastanza inattesa e comunque un progetto molto complicato da esprimere graficamente perché usciva dai canoni. Ed essendo questa una mostra delle mostre, è anche una raccolta di esperienze che loro hanno costruito dopo 20 anni di lavoro insieme.
E quanto incide la sua autoguida personale?
Per lui il racconto e soprattutto il racconto verbale, un po’ da cantastorie, è fondamentale perché è il suo modo di essere e anche il suo modo di relazionarsi con il resto del mondo. In questa audioguida che dura 40 minuti circa, lui racconta tanto di sé ma ti mette in relazione con il percorso parlando della sua Sicilia, del suo rapporto con le Feste, con la memoria, le sue metafore e tutto questo crea un clima come se vedessi un documentario. Tu entri in una sala e parte un’autoguida, puoi interrompere e tornare una seconda volta. Per chi non conosce il suo lavoro è una possibilità per capire bene come è la sua storia. Lui parla dei suoi amici, di Borges, di Sciascia, di riflessioni sulla fotografia, parla sul senso della fotografia oggi. Per lui non basta mostrare la foto, ha bisogno che questa foto sia in un contesto narrato e narrarlo a voce per lui è naturale. A lui piace veramente che la gente lo ascolti e gli piace il dialogo.
È quindi la mostra delle mostre?
Il lavoro di Ferdinando è un lavoro di un fotografo di un altro secolo secondo me, addirittura di un altro millennio. Perché è un lavoro di una persona che ha vissuto di fotografia, con la fotografia ma che ha in realtà vissuto attraverso la fotografia. Per lui fotografare e vivere è un po’ la stessa cosa. Io non l’ho mai visto senza una macchina fotografica. Per lui è complicato perché è il flusso della sua esistenza. La mostra delle mostre? Potrebbero esserci altre dieci mostre delle mostre a seconda di come prendi il giro nella sua memoria per poi fare dei percorsi diversi. Non è un percorso dentro un lavoro, è un percorso dentro una vita. Se non progetta Ferdinando non vive. Sempre percorsi in cui la scrittura e la fotografia vanno insieme, i suoi viaggi, certi paesi ma oggi più che mai il senso della sua vita è progettare, riflettere.
1 Fino al 2 febbraio 2020 alla Casa dei Tre Oci di Venezia la grande antologica di Ferdinando Scianna divisa in tre temi Viaggio Racconto Memoria con più di 180 opere in bianco e nero, racconta oltre 50 anni di carriera del fotografo siciliano, uno dei maestri della fotografia contemporanea.