Ritengo opportuno prendere posizione rispetto alla tecnologia 5G e nei confronti di una delibera che appare perlomeno piuttosto discutibile. Premetto che, non essendo specialista in questa materia, intendo riportare dei dati di personaggi e centri di rilievo, seri, esperti, liberi.
Innanzi tutto, l’Istituto Ramazzini di Bologna, che ha condotto una ricerca attraverso il Centro di Ricerca sul Cancro “Cesare Maltoni” per studiare l’impatto dell’esposizione umana ai livelli di radiazioni a radiofrequenza (RFR) prodotti da ripetitori e trasmettitori per la telefonia mobile. Il titolo dello studio è Resoconto dei risultati finali riguardanti i tumori del cervello e del cuore in ratti Sprague-Dawley esposti dalla vita prenatale alla morte spontanea a campi elettromagnetici a radiofrequenza, equivalenti alle emissioni ambientali di un ripetitore da 1.8 GHz. La dottoressa Belpoggi dell’Istituto è stata ascoltata in Commissione a Montecitorio, per riferire dei suoi studi sugli effetti delle onde elettromagnetiche. Essa esprime i suoi dubbi, che nascono dal fatto che questa tecnologia non è stata ancora studiata a sufficienza ed i dati attuali non sono esaustivi.
Poi c’è il Codacons, che è il coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e la tutela dei diritti di utenti e consumatori. Apertamente schierato contro la sperimentazione o l’installazione di antenne 5G, insiste sul principio precauzionale.
Poi c’è la città di Bruxelles: il progetto pilota di fornire l’accesso a Internet a banda larga 5G a Bruxelles è stato fermato a causa dei troppi timori sulla salute dei cittadini. A tale proposito, infatti, il Ministro regionale Céline Fremault ha deciso di bloccare la tecnologia nella capitale (che doveva essere la prima città belga ad introdurla), proprio per salvaguardare la salute dei suoi concittadini.
Recentemente, anche dietro invito del Codacons che ha scritto ad 8000 Sindaci di fermare la rete di nuova generazione in nome del principio di precauzione, alcuni comuni in Italia si stanno muovendo, protocollando mozioni di opposizione all’installazione di questa nuova tecnologia, in difesa della salute pubblica.
A fronte di tutto ciò, qualunque mente razionale, prudente, attenta a preservare la salute opterebbe per un’attesa di risultati più completi e definitivi, mantenendo un atteggiamento precauzionale. Il principio precauzionale sarebbe certamente la scelta giusta da farsi.
E invece, pensate un po’, che cosa succede?
Parte, a sorpresa, la sperimentazione del 5G in 120 comuni italiani, obbligati.
L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, con Delibera n.231/18/CONS, dal titolo Procedure per l’assegnazione e regole per l’utilizzo delle frequenze disponibili nelle bande 694-790 MHz, 3600-3800 MHz e 26.5-27.5 GHz per sistemi terrestri di comunicazioni elettroniche al fine di favorire la transizione verso la tecnologia 5G, ai sensi della Legge 27 dicembre 2017, n. 205, presenta l’Allegato 1 Elenco dei comuni pertinenti all’obbligo di cui all’art.12, comma 4.
Poiché io sono senza parole, oltre che sinceramente preoccupata, ho scelto di diffondere questi dati affinché le persone siano informate.
Per il resto, lascio ai miei lettori la piena libertà di trarre le conclusioni che vogliono e, se lo ritengono opportuno, di pensare a possibili vie per far sentire, ad esempio, presso i propri comuni, la propria voce in tutela dei diritti di tutti i cittadini.