Fino a piuttosto tardi nella storia della civiltà occidentale, la musica era prevalentemente vocale e quindi legata alle parole. Pertanto, i compositori erano naturalmente sottoposti alle “leggi” retoriche che governano i testi musicati, e anche dopo lo sviluppo della musica strumentale, i principi retorici hanno continuato per qualche tempo ad essere utilizzati non solo per la musica vocale ma anche per i lavori strumentali.
Fu nel Rinascimento che si sviluppò la "teoria degli affetti", che esaminava il rapporto tra la musica, i sentimenti che essa rappresenta e gli effetti che produce sull'animo umano. All’inizio, i compositori la impiegarono con una certa cautela; in seguito, in epoca barocca, i musicisti portarono alle estreme conseguenze l’utilizzo dei modi in cui l'intera gamma delle emozioni umane si esprimeva in musica: crearono anche una sorta di “catalogo” dei toni musicali che imitavano le passioni umane e i fenomeni naturali, in particolare rimarcando le parole più rilevanti del testo con dissonanze e cromatismi.
Nel XVII secolo le corrispondenze tra retorica e musica arrivarono a permeare ogni livello del pensiero musicale, sia che riguardassero stili, forme, espressioni e metodi compositivi, sia che affrontassero questioni relative alla rappresentazione scenica.
La correlazione tra musica e principi retorici è dunque uno degli aspetti più peculiari del razionalismo musicale barocco e ha contribuito grandemente allo sviluppo della teoria musicale e dell'estetica di quel periodo. La preoccupazione principale riguardava l'impatto che i vari stili musicali avevano sul significato e sull'intelligibilità delle parole, e praticamente ogni elemento che riguardava la musica di quel periodo veniva collegato, direttamente o indirettamente, a concetti retorici.
Ma, sebbene le relazioni tra la musica e le artes dicendi (grammatica, retorica, dialettica) sembrino intuitive, molto resta ancora da comprendere sul loro funzionamento. Questi rapporti non sono chiari anche perché musicisti e musicologi moderni non sono preparati nelle discipline retoriche, che dall'inizio del XIX secolo sono in gran parte scomparse dalla maggior parte dei sistemi educativi. Fu solo agli inizi del XX secolo che gli storici della musica riscoprirono l'importanza della retorica come base di concetti estetici e teorici nella musica dei secoli precedenti. Un'intera dottrina che un tempo era stata comune ad ogni uomo colto, ha dovuto essere riscoperta e ricostruita: solo ora si sta iniziando a capire quanta musica occidentale dipenda da concetti retorici. Fu Claudio Monteverdi (1567-1643) a dare un fondamentale contributo teorico e pratico al ruolo giocato dagli “affetti” in musica. Monteverdi elabora una retorica musicale che si pone il compito di come muovere emozioni e sentimenti nell’ascoltatore attraverso la musica.
Nelle opere di Monteverdi, le tecniche musicali collegate alla sfera emotiva furono gradualmente standardizzate, ed in seguito accolte nelle opere degli altri compositori. Secondo lui, le passioni dell’animo umano degne d’esser tradotte in musica sono tre: ira, temperanza e umiltà, a cui corrispondono sia le tre qualità naturali della voce, “alta, bassa o mezzana”, che dal punto di vista musicale, lo stile “concitato, quello “molle” e quello “temperato”. Ad esempio, se il testo riguarda un combattimento, lo stile musicale è “concitato”, uno stile creato dallo stesso Monteverdi, fatto di ritmi concitati, note di brevissimo valore e sequenze di accordi dissonanti. Nei passaggi più descrittivi, invece, viene impiegato lo stile “temperato”, giri melodici più distesi e accordi consonanti. Queste tecniche si basavano su formule mutuate dalla retorica letteraria e ne riproducevano gli stessi meccanismi. Ad ogni formula o figura vengono assegnati alcuni significati, che poi diventano la base di una serie di formule espressive. Le riflessioni teoriche e le invenzioni musicali di Monteverdi diedero un contributo fondamentale soprattutto allo sviluppo del melodramma, il genere musicale che vedrà il trionfo della Scuola italiana nei secoli successivi.