Tutti gli uomini, o Socrate, sono pregni nel corpo e nell’anima, e quando giungono ad una certa età, la nostra natura fa sentire il desiderio di procreare. Non si può partorire nel brutto, ma nel bello, sì. L’unione dell’uomo e della donna è procreazione; questo è il fatto divino, e nel vivente destinato a morire questo è immortale: la gravidanza e la riproduzione. Ma è impossibile che queste avvengano in ciò che è disarmonico. E il brutto è disarmonico a tutto ciò che è divino; il bello invece gli si accorda (…).
E, a ben vedere, o Socrate, l’amore non è amore del bello, come pensi tu!
Ma di che cosa, allora?
Di procreare e partorire nel bello.(Platone, Simposio)
In questo periodo è stato il compleanno di entrambi i nostri figli. E, come ogni anno, ma in maniera sempre più intensa, mi accorgo che il loro compleanno è per me una festa molto speciale. È la festa del mio essere madre.
Sono colei che è stata lo strumento per la loro nascita: che ha messo a disposizione totale il proprio corpo, la propria mente e la propria anima affinché tutto questo potesse avvenire.
È qualcosa che si ripete da sempre, da quando c’è la vita sulla terra: un essere che partecipa della genesi di un altro essere attraverso sé stesso.
Diamo per scontato qualcosa di straordinario nella sua ordinarietà. È sempre stato, e così sempre sarà finché c’è vita su questo pianeta. Eppure, quale miracolo rappresenta tutto questo!
Lasciare che avvenga, mettersi a servizio di qualcosa di più grande, arretrare dalle proprie abitudini di vita, modificare il tempo e il ritmo con cui siamo abituati a vivere la nostra quotidianità, per dare spazio a qualcosa/qualcuno che ancora non conosciamo, ma che prepotentemente si forma in noi e tra noi, modificando tutto ciò che attraversa con il suo arrivo.
È aprirsi all’amore, non importa cosa sarà e come sarà. Non importa se i dolori del parto saranno terribili: la felicità della nascita cancella tutta la sofferenza come non fosse mai esistita e prepara ad affrontare qualunque altra sofferenza in nome di qualcosa che ancora non sai, ma che lasci che avvenga tramite te. Lo sguardo innamorato che ti rivolgono mentre prendono il latte al tuo seno, la fiducia totale con cui si abbandonano tra le tue braccia mentre dormono, è una promessa d’amore che durerà per sempre, e che si rinnova nella sua reciprocità in ogni gesto.
I miei figli non ricordano nulla della loro nascita, ancor meno di quando erano nel mio ventre. Ma il loro corpo lo ricorda certamente e anche nella loro mente, in qualche connessione remota, c’è il ricordo prenatale e natale.
Io invece ricordo tante, tantissime cose della loro gravidanza e della loro nascita. Le prime sensazioni leggere, come di uno sfarfallio nella pancia. Poi, mentre crescevano, la testa che spingeva, il piedino che premeva. Man mano, imparavo a riconoscere i loro ritmi del sonno, del gioco, del singhiozzo. Poi il parto, l’uscita dal mio corpo, gli occhi luminosi e attenti di cui ti innamori in un istante eterno. E come il mondo è meraviglioso attraverso i loro occhi: tutto è mistero, tutto è scoperta. E tu, come madre, sei una presenza costante, testimone di ogni passaggio, di ogni sorpresa, di ogni difficoltà. La tua assenza lascerebbe ferite profonde nella loro crescita: non puoi non esserci. Ogni tuo gesto è un dire: “Sono qui per te”.
Finché verrà il giorno in cui non sarai più necessaria per loro, e la tua vita sembrerà tornare come prima, con la gestione del tempo che diventa di nuovo tua. Nonostante questo, il tuo essere madre rimane profondamente dentro di te, ti accompagna senza sosta per tutta la vita, anche nella solitudine.
Il compleanno dei figli è la festa di una madre che si rinnova ogni anno. E siamo tutti figli di una madre. Come figli, siamo pronti a giudicare la bontà di nostra madre: ha fatto abbastanza per noi, oppure poteva fare molto di più? Ci ha amato abbastanza, o è stata assente, incapace di comprendere l’importanza della sua presenza?
Essere madre è un compito così difficile che, per quanto l’amore possa averla guidata, potrebbe non essere stato abbastanza. Eppure, attraverso di lei, ci ha onorato di essere qui, oggi, vivi.
E i padri, cosa hanno a che vedere con tutto questo? Sono essenziali affinché la vita possa emergere: è un atto d’amore che innesca il processo del generare, e solo un uomo e una donna, unendosi, hanno il potere di compierlo.
Ma dal momento in cui inizia il lungo cammino della gestazione, è solo la donna che lo percorre, senza poter governare nulla, ma solo lasciando che sia la vita a fare il suo percorso insieme a lei. Il suo uomo può accompagnarla, proteggerla, agevolarle il cammino, ma rimanendo un passo indietro, come un attento osservatore di ciò che sta accadendo in lei.
L’esperienza dell’essere l’uno cresciuto nel corpo dell’altro è unica e irripetibile, sia per la madre che per il figlio.
Secondo Platone - nel dialogo del Simposio in cui Socrate interroga Diotima su amore e bellezza - ciò che si ama non è il bello, ma il procreare nel bello. Si genera solo nel bello.
Sono i due momenti in cui l’amore trova il suo massimo compimento: il lasciar entrare in te l’uomo che ami accettando la vita e il lasciar uscire da te l’uomo che amerai, donando la vita. È la vita che si genera attraverso l’amore, e solo grazie all’amore, rendendo se stessa immortale.
Senza il bello, non c’è procreazione. La nostra immortalità passa solo attraverso l’altro, morendo a noi stessi per generare l’altro. La vita richiede la bellezza, l’armonia con il divino, per potersi rigenerare infinitamente. Solo se saremo capaci di mantenere il contatto con l’armonia divina – nel senso più trascendente del termine – potremo sperare di divenire immortali attraverso la vita di altri esseri.
Oggi è invece il mio, di compleanno. Io ricevo gli auguri, e i regali, e festeggio il mio compleanno con le persone che mi sono più care. Ma la vera festa è di mia madre, ed è a lei che dedico questa giornata.
A lei l’onore di avermi accolta nel suo corpo e custodita, tra mille difficoltà, fino alla mia nascita. A lei il ringraziamento per il dolore che ha attraversato per farmi nascere.
Non tutte le madri hanno la grazia di essere pronte per accogliere un figlio, e possono fare innumerevoli errori. Ma siamo qui, e possiamo celebrare la vita che si è realizzata grazie a ognuna di loro.