Andrea Marchesini è un artista dell’incastro, del colore, dei materiali lavorati con l’intensità di un mosaicista, con la sapienza di un artigiano e il cuore di un bambino che gioca e crea. Vicentino di origine, Marchesini è cittadino del mondo anche se per lavorare predilige le colline del Veneto, terra madre alla quale regala i suoi silenzi ispirati, i suoi momenti di creatività incontenibile. E il legame è con una terra madre che è proprio sua madre. Figlio d’arte, la pittrice Etta Scotti ha iniziato Andrea a uno studio del colore e della forma che ne ha caratterizzato l’originale ricerca, sfociata in seguito con le grandi tele cucite di tasselli materici frutto di una lavorazione concettuale, prima che fisica. “Ho avuto la fortuna di avere mia madre che insegnava storia dell’arte, oltre ad essere lei stessa una pittrice e un’artista conosciuta. Dall’età di quattro anni ho potuto, quindi, avvicinarmi all’arte e alla gestualità pittorica che poi ho perfezionato e definito nel mio percorso personale”.
Andrea Marchesini è reduce da due mostre di successo: la prima alla Casa dei Carraresi a Treviso dal titolo Pop Surreal che ha avuto un ottimo riscontro di pubblico e da quella al Bioatelier di Alassio dal titolo Pop Experience. Per Marchesini l’arte è un eterno viaggio all’interno del proprio sentire. “Rivedo nei miei quadri il mio processo di evoluzione – racconta – credo che fondamentalmente l’arte sia una questione più spirituale che materiale. Sembra scontato ma non lo è. L’evoluzione di un artista, la mia evoluzione è stata segnata da moltissimi passaggi. Iniziati quando mia madre ricopriva il tavolo di carta bianca per permettere a noi bambini di disegnare ed esprimerci creativamente”. Forse l’amore per i differenti materiali su cui fissare le sensazioni e i pensieri cromatici giunge proprio da lì, da quell’iniziale imprinting materno.
Marchesini sembra non avere radici, ha girato il mondo con uno zaino in spalla, voleva vedere capire, giocare con la fantasia e riportare tutto sulla tela. “Ho fatto il liceo scientifico e mi sono iscritto alla facoltà di Legge. Ma non faceva per me, così nel 1993 con lo zaino in spalla sono partito per l’Inghilterra per frequentare un corso di inglese e lì sono rimasto per sei anni, poi Dublino, Barcellona e infine Roma. Poi nel 2010 mi sono fermato e ho aperto il mio studio a Barbarano Vicentino e uno più piccolo in Liguria”. Grandi tele, quelle del pop surreale di Marchesini, dove i colori sembrano quasi flou. Tuttavia, sono i materiali a incuriosire, queste tele sono patchwork di tessuti cuciti con pazienza da mani esperte e poi trattati con i pigmenti che diventano colore. Un metodo antico per un risultato estremamente moderno, anzi pop. Marchesini compone così delle quinte teatrali, sempre incessanti, che racchiudono costellazioni di significati. Fin dalla loro ideazione, l’unione di tessuti diversi che entrano in un’unica trama atta a formare, pur nella loro diversità, un supporto a cui tutto si genera, grazie anche all’azione del pittore che in diversi passaggi di colore annulla il puzzle costruttivo. Tale tecnica, pur essendo apprezzata dal vero cultore d’arte che visiona il retro delle opere, apre per definizione all’elemento dell’arredo teatrale contenente la scena pittorica.
Assistiamo, dunque, alla sovrapposizione di storie su storie partendo da un racconto che lo stesso Andrea Marchesini produce ex novo, lungo un’architettura concettuale definitiva.
Come scrisse André Breton il Surrealismo individuò liberamente “il funzionamento reale del pensiero”: una base concettuale vera e propria fondamenta del vocabolario formale di Marchesini, utile a riprendere spunti da uno dei suoi principali riferimenti artistici, Joan Mirò. Nel maestro spagnolo, Andrea Marchesini non scopre il personale modo ideativo “in un sol colpo”. Tra movimenti che non si arrestano, ma vivono in simil immobilità e in deformazioni rette da rapporti reali e irreali, i nostri sensi si accendono all’interno di deformazioni immaginarie che il pittore dipinge in accostamenti inconsueti. Godiamoci un’esperienza pop tuffandoci nelle opere sfaccettate di Andrea Marchesini