I grandi spiriti hanno sempre trovato la violenta opposizione delle menti mediocri. La mente mediocre è incapace di comprendere l’uomo che rifiuta d’inchinarsi ciecamente ai pregiudizi convenzionali e sceglie, invece, di esprimere le proprie opinioni con coraggio e onestà.
(Albert Einstein)
Piastre astronomiche: breve introduzione
Correva l’anno 2011. Precisamente si era all’inizio dell’anno1. In quel periodo portavo a termine una particolareggiata quanto curiosa indagine. Lo studio era inerente alle cosiddette “tavolozze cosmetiche” dell’Egitto Antico. Questo peculiare gruppo d’oggetti, si vedrà più oltre nel dettaglio di cosa si tratta, sebbene prodotto temporalmente nel prodromico momento aurorale della sorprendente cultura poi fiorita lungo le sponde del Nilo, nondimeno comprende peculiari dispositivi “condizionati”, o meglio, attrezzi confezionati teleologicamente, con uno scopo ben preciso e, pertanto, già grondanti informazioni di notevole consistenza.
Sono indicazioni spente certamente, ma se “riattivate” e ben recepite, tornano utili a integrare la comprensione, almeno in una certa misura, dell’articolato, profondo e variegato sistema intellettuale elaborato dai primi pensatori della civiltà egizia. Sì perché questa categoria di manufatti conosciuti erroneamente come “tavolozze cosmetiche”, secondo il mio punto di vista, sono piuttosto congegni suggestivi per essere “strumenti scientifici”, si capirà più oltre in quali termini, funzionali al sistema concettuale sviluppato dall’Egitto Antico, piuttosto che essere inquadrabili “soltanto” nell’orizzonte della cosmesi egizia, o poco più, come sostenuto da una buona parte degli studiosi.
Questo nuovo studio cercherà di dimostrare al di là d’ogni ragionevole dubbio la correttezza di quanto sostenuto. Orbene, in un precedente studio pubblicato, riportavo sinteticamente i curiosi risultati cui ero pervenuto. Si trattava di un articolo tanto sintetico quanto, per molti aspetti, “avveniristico”. Scrivevo, infatti, che:
… Si è potuto accertare, infatti, che alcune delle suddette “tavolozze”, peraltro ben caratterizzate, presentano elementi distintivi tali da consentire la loro differente valutazione e di conseguenza, una diversa collocazione funzionale. Prudentemente, alcuni degli oggetti in discorso esaminati, si possono stimare bensì, importanti strumenti “tecnico – scientifici”… alcune delle “tavolozze” testate, che viste le peculiarità emerse, sarebbe meglio rinominare “piastre astronomiche”, manufatti finalizzati alla precisa localizzazione di alcune costellazioni particolarmente significative per la cultura religiosa, elaborata dai pensatori nilotici…
Fino ad oggi, questi particolarissimi oggetti, non si sono mai stimati possedere simili funzioni. A riprova di quanto sostenuto si portano le immagini che vedono la tavolozza a forma di losanga con raffigurazione di scorpione, inquadrare precisamente con il suo profilo la costellazione eponima.
E non solo quella, come si avrà modo d’appurare.
Aggiungevo, inoltre, che:
… In base a miei precedenti studi, proprio le stelle della costellazione dello Scorpione, inserite nel contesto specifico di una precisa configurazione del “cielo occidentale”, sono riprodotte nel cosiddetto soffitto astronomico, esistente nella celebre tomba di Senmut. Si può quindi stimare, che simili piastre traguardate sullo sfondo del luminoso cielo notturno antico – egiziano, aiutassero i sacerdoti – astronomi nell’individuare precisamente alcune stelle e alcune costellazioni in certi periodi dell’anno, probabilmente per determinare l’avvicinarsi della fase alluvionale del Nilo (…Coloro che danno l’acqua…”), o per altri motivi cultuali non meno importanti.
Dopo alcuni ritocchi, aggiustamenti e precisazioni a quanto scoperto, è giunto il momento di riprendere il discorso al fine di portarlo a conclusione.
Piastre astronomiche: una pratica devozionale ancestrale prodromica
È genericamente noto, che i manufatti conosciuti, secondo chi scrive in maniera erronea poiché estremamente limitante e più oltre si capirà in quali termini, come “tavolozze cosmetiche”, compaiono in terra d’Egitto già a partire dal Neolitico3.
Diventeranno manufatti comuni nel Badariano4. Scampoli di colore rinvenuti sulla superficie di alcune di queste piastre, porterebbero a pensare che la loro funzione fosse proprio solo quella di “utensili da belletto”. Si deve qui sottolineare, invero, che questa certezza di recente non sembrerebbe più trovare molti consensi. Meglio. Questa convenzione interpretativa limitante di “utensili da belletto” non può e non deve potersi estendere genericamente a tutti questi importantissimi manufatti. In un suo recente studio, ad esempio, Paul Roberts della Swansea University arriva a concludere, che:
… Le palette cosmetiche passano attraverso una drastica serie di trasformazioni; dal profilo romboidale all’aspetto di animale, dal proposito funzionale a quello cerimoniale e da oggetto per il corredo funebre all’offerta votiva. Mentre l’aspetto delle palette cosmetiche non ha mantenuto coerenza attraverso la loro storia; il loro significato, importanza e incidenza sulla storia è unico, affascinante e informativo, se ad oggi sul loro conto molto è ancora aperto alla discussione5.
Nello specifico, il periodo denominato Badariano, la sua civiltà, è stata scoperta a tutti gli effetti dall’archeologo inglese Guy Brunton e dalla moglie Gertrude Caton–Thompson a partire dagli anni ‘20 del 1900. Le origini della civiltà badariana inquadrano un periodo prossimo al 5400 a.C., allorché nella valle del Nilo giunsero popolazioni provenienti dal Sahara occidentale, areale in progressivo inaridimento. Queste genti:
…Portarono con loro le proprie ideologie, sia quelle relative al mondo terreno, che su ciò che inevitabilmente attendeva l’uomo dopo la morte. Queste ideologie sull’aldilà saranno di notevole importanza per comprendere i percorsi intrapresi dalla civiltà dell’antico Egitto nel terzo millennio a.C.6...
I popoli vettori delle cifre caratterizzanti la civiltà del Badariano credevano risolutamente, che la vita non si risolvesse con la morte terrena. A riprova di questo vi è il fatto indiscutibile, che le sepolture di questo periodo vedono i defunti in genere collocati in posizione fetale (disposizione “fisiologicamente simbolica”, idonea alla rinascita virtuale in un possibile al di là), adagiati sul fianco sinistro con il capo orientato a Sud (questo è il punto cardinale di riferimento per gli Egizi Antichi) e con il viso fissato all’Ovest. Simili dettagli porterebbero a pensare, secondo molti studiosi, che siano da ricercarsi proprio qui, in nuce, le convinzioni ideologiche fondanti la strutturazione religiosa francamente “solare” formulata da queste genti e trasmessa ai periodi successivi. Potrebbe, invero, non essere questa un’idea del tutto corretta, almeno non in termini definibili soltanto con una stima generica. A questo proposito, ho avuto modo di seguire il recentissimo seminario sull’astronomia egizia condotto dal Dott. Enrico Ferraris, egittologo del Museo Egizio di Torino. Quanto è emerso inequivocabilmente dagli incontri, è che l’origine delle convinzioni religiose elaborate dai pensatori egizi all’alba della civiltà faraonica, è piuttosto da ricondursi ad un insieme di culti primigeni “stellari” che non ad un culto “solare”, come invece erroneamente si è portati a credere.
O meglio. La religione solare espressa dalla civiltà egizia prenderà la forma che conosciamo, soltanto “dopo”, soltanto nel momento in cui i raffinati pensatori nilotici assimileranno il perenne, ancorché quotidiano, ciclo solare alba/tramonto, precisa e chiara metonimia della sequenza di nascita e morte che è connaturata fisiologicamente all’esistenza terrena di tutti gli esseri viventi7, a primordiali cicli astronomici, forse il più noto è quello di Sirio/Orione, di cui però non ci occuperemo in questa sede, decisamente più arcaici. A loro volta, questi perenni ritmi astronomici perfettamente cadenzati e regolari, affidabili su scala umana, sono strettamente connessi sia con le sequenze cicliche proprie del mondo agricolo (la successione delle tre stagioni del mondo agricolo egizio, ossia inondazione, semina e raccolta, ad esempio), sia per conseguenza diretta, strettamente connessi con le piene del Nilo, l’Acqua del rinnovamento periodico della terra egizia. Sono questi segnali, i potenti riflessi delle cadenze di “morte” e di “rinascita” che i primi intellettuali egizi osservavano direttamente nella Natura che li circondava e a cui tutti indistintamente dovevano inevitabilmente inchinarsi e sottostare. L’idea di rintracciare nelle stelle, almeno in una certa misura, l’origine delle potenti credenze dottrinarie di rinascita formulate sulle sponde del Nilo è totalmente condivisibile, anche se non nei termini che ci si aspetterebbe, nel senso che le stelle di riferimento, secondo il mio punto di vista, non sono solo Sirio, Orione, Orsa Maggiore, stelle circumpolari e così via. Le stelle di riferimento sono anche altre: quelle della costellazione dello Scorpione su tutte ad esempio, di cui ho già scritto in altri studi e di cui si tratterà più oltre in questo studio8. Ci si deve qui necessariamente soffermare, per focalizzare meglio la questione inerente alla religione “stellare” degli Egizi Antichi.
1 Il numero della rivista ArcheoMisteri che riporta l’articolo in questione, è il n° 7 Febbraio/Marzo dell’anno 2011.
2 Tutti i passi qui riportati si trovano nell’articolo di pagina 19 della rivista citata.
3 Quest’era della Preistoria detta “della pietra levigata”, sebbene la designazione non sia del tutto corretta, in Egitto trova corrispondenze in diversi siti. A Nord, a titolo esemplificativo, si ha El Omari, località presso il Cairo dove per la prima volta in Egitto apparve il “Triticum monococcum”, ossia il frumento. Si ha poi, sempre nel Basso Egitto, la località nel Fayyum di Merimde – Beni Salama, nel Delta Occidentale, da cui deriva la denominazione “merimdiano”. Al Sud, ossia nell’Alto Egitto, si ha il sito caratteristico di Deir Tasa, che denomina una fase del Neolitico detta appunto “tasiana” nella regione di Mostagedda, a nord di Badari. Da non dimenticare la cultura sviluppatasi nell’insediamento di Nabta Playa; il suo retaggio culturale e i relativi influssi intellettuali derivanti e trasmessi sono ancora tutti da scoprire. Si deve notare che in Egitto è ben evidente la cesura tra le culture prodotte dal Paleolitico e quelle del Neolitico, prodromiche queste della successiva cultura espressa pienamente dalla civiltà dei Faraoni. È da osservare ancora, e recenti studi sul DNA sembrerebbero confermarlo seppur con le solite problematiche d’interpretazione e le solite diatribe, che l’origine delle culture presenti in Egitto nel Neolitico siano da ricercare piuttosto verso Est, verso l’Asia, piuttosto che nell’Africa tout court. Esistono, e sono evidenti, profonde differenze tra il Neolitico del Nord e del Sud Egitto (tasiano). Differenze si riscontrano negli usi funerari, nelle forme e tecniche della ceramica e negli utensili. In generale, tuttavia, i caratteri primari della cultura neolitica (agglomerati abitativi stanziali, raggruppamenti di diversi nuclei famigliari sotto un’unica autorità, concetto di proprietà, allevamento di animali domesticati, nascita dell’agricoltura, della tessitura, della lavorazione della ceramica) sono comuni a tutti gli insediamenti. È più difficile stabilire una sequenza cronologica certa per la successione delle culture durante la fase del Neolitico. Si può stimare, ad esempio, che la fase Tardo Neolitico - Predinastico sia da collocare intorno al 5200 - 3060 a. C. Uno schema generale per datazioni di riferimento potrebbe essere questo (da Francesco Raffaele): Neolithic: 1 - Early Neolithic (Late Epipalaeolithic) 8800-6800 BC (Western Desert: Nabta Playa, Bir Kiseiba; Nile Valley/Fayum: Elkabian 7000-6700 BC, Qarunian=Fayum B 7000-6500? BC); 2a - Middle Neolithic 6500-5100 BC (Nile Valley: Tarifian ?); b - Late Neolithic 5700-4700 BC (cf. S. Hendrickx - P. Vermeersch, The Oxford History of Ancient Egypt, I. Shaw ed., 2000, 32).
4 Il Badariano è una cultura predinastica affermatasi nella valle del Nilo, tra Asyùţ e Tasa, nel corso del V millennio a.C., con sviluppi fino al 3800 ca. a.C. Il nome deriva dal sito di Al Badari, dove sono stati rinvenuti importanti reperti provenienti dalla necropoli scavata da Sir W. M. F. Petrie e da G. Brunton. I numerosi oggetti in rame ritrovati nelle sepolture consentono di ricondurre il Badariano al periodo detto Eneolitico, o meglio, Calcolitico locale (Età del Rame). Le popolazioni, come già accennato in altra nota appresero la coltivazione del grano, dell’orzo e del lino probabilmente da civiltà più orientali, mentre la domesticazione e l’allevamento di capre, montoni e maiali pervenne mediante nomadi del deserto. I ritrovamenti di conchiglie provenienti dal Mar Rosso, di perle, di minerali quali l’amazzonite e il turchese originari del Sinai, testimoniano per il Badariano l’esistenza di traffici commerciali anche su lunghe percorrenze. Le abitazioni costruite con fango e limo essiccati erano piccole con forma ovale affiancate da depositi/magazzini scavati nel terreno. Le necropoli erano esterne ai villaggi, e i defunti erano avvolti in stuoie. La testa era orientata in direzione dell’Ovest, del tramonto. Ricco, poi, era il corredo funerario del defunto: sono tipiche le ben note statuette femminili a braccia alzate decorate in ocra rossa. Sono evidenti simboli di vita e fertilità. In genere la ceramica era di colore bruno e rosso e decorata con segni a motivi vegetali. Altri manufatti, sempre di pregevole fattura, sono oggetti in avorio, in osso, in scisto (tra cui le nostre piastre astronomiche), in legno.
5 Paul Roberts, Essay CLE220 638801, Egyptian Cosmetic Palettes, Academia.edu, pag. 7, traduzione dello scrivente.
6 Miroslav Bárta, Viaggio verso Occidente. La tomba egizia nell’Antico Regno, Torino, 2016, pag. 12.
7 Si tratta sostanzialmente della teologia elaborata nella città di Eliopoli, la On biblica, Iunu per i testi egizi, che assunse un ruolo di primaria rilevanza nel momento iniziale della civiltà faraonica.
8 A questo proposito si veda il mio intervento (diviso in tre parti) al XV Simposio di San Marino, del Novembre 2014.
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