E dopo i terreni argillosi, trattiamo l’opposto: i suoli “sciolti”, “leggeri” o “sabbiosi” che dir si voglia: caratterizzati da una percentuale di sabbia maggiore del 70 per cento e una quantità di argilla minore del 30 per cento, sono terreni ossigenati, caldi e asciutti, ma non per questo necessariamente inospitali per le piante, o perlomeno non del tutto e non per tutte. Non fatevi trarre in inganno, infatti, da quanto poco si vede crescere lungo le spiagge: nella sabbia incoerente e intrisa di sale, insopportabile per la grande maggioranza delle specie vegetali, riescono in effetti a vivere solo alcune graminacee, come la gramigna delle sabbie (Agropyron junciforme) e l’ammofila (Ammophila litoralis). Ma appena un poco più lontano dalla battigia, ecco comparire la santolina bianca (Diotis candidassima), la viociocca di mare (Matthiola sinuata), il giglio di mare (Pancratium maritimum), l’eringio marino (Eringium maritimum) e altre specie ancora, robuste, toste, capaci di adattarsi a un ambiente tanto difficile, preparando così il terreno alle specie che riescono a insediarsi appena nelle retrovie: ginepri, ginestre, cisti, mirto, tamerice, pitosfori, allori, lentischi, e poi gli alberi tra cui i pini d’Aleppo, i pini marittimi, le sughere, i lecci… Non tutti i terreni sabbiosi, inoltre, sono salmastri: lungo i fiumi e i laghi, come pure in corrispondenza di antichi alvei fluviali, ci si può ritrovare ad avere a che fare con un giardino dal suolo sabbioso.
Come riconoscerli e migliorarli
I terreni leggeri, sabbiosi o sciolti, possono contenere percentuali di sabbia più meno elevate. La sabbia è formata da particelle di 2-0,05 millimetri, e, parte lungo i litorali marini e altri casi estremi, è mescolata con argilla, limo e sostanza organica in percentuali diverse. Empiricamente (ma si raccomanda sempre un esame di laboratorio), il terreno sabbioso si riconosce in alcuni modi:
- sfregandone un po’ fra pollice e indice si percepiscono bene i granuli spigolosi;
- quando è umido e lo si stringe una piccola quantità in una mano, quest’ultima non si compatta a formare una palla, ma rimane incoerente;
- lo si lavora facilmente anche quando è bagnato e non si attacca agli attrezzi;
- quando piove o viene irrigato, si asciuga velocemente.
Anche in questo caso vi sono vantaggi e svantaggi: i terreni sabbiosi sono, infatti, facili da lavorare, le radici hanno molto ossigeno a disposizione e possono espandersi e approfondirsi a loro piacimento, per cui le piante crescono benissimo e non rischiano ristagni e asfissia. Tuttavia, se non li si annaffia, risultano in genere troppo asciutti per la maggior parte delle specie: solo alcune riescono a viverci lo stesso, sia perché di per sé meno bisognose d’acqua, sia perché in grado di andarsela a cercare in profondità grazie a radici potenti. Inoltre, la grande ossigenazione che caratterizza questi terreni fa sì che la sostanza organica presente in superficie, formata da residui vegetali e animali, venga mineralizzata in fretta e come conseguenza i sali minerali rapidamente portati via velocemente, dalle eventuali piogge e dell’irrigazione, prima che le radici riescano ad assorbirli.
Cosa fare, allora? Innanzitutto, utilizzate quanto più possibile piante adatte, che, una volta bene attecchite e salvo nei periodi particolarmente asciutti, non hanno bisogno di essere bagnate. Poi, fin quando e laddove necessario, ricorrere a impianti a goccia o a pioggia e bagnate raramente ma con grande abbondanza e a simulare un acquazzone estivo (per dire, tutta la notte), così da spingere le piante ad approfondire le radici. Quindi, aggiungete sostanza organica (letame, meglio se di pecore e capre che vivono allo strato brado, stallatico, compost, terricciati, torba bionda disidratata, pannelli di lupini disidratati e altro), che migliora la struttura del terreno, favorisce la vita dei microrganismi utili e trattiene i sali minerali; il momento migliore per incorporarla è l’autunno, quando l’umidità piovana facilita l’attività dei microrganismi: stendetene uno strato sul terreno e interrate con una leggera lavorazione; un’operazione da ripetere all’inizio ogni anno, poi ogni due-tre, poi forse anche sospendere, in base a quanto accade. Infine, vestite il terreno quanto più possibile, ricorrendo a tappezzanti e perenni, che avranno la meglio sulle infestanti, perlopiù annuali e biennali.
Le piante adatte
Le specie più indicate per i giardini da terreno leggero sono quelle adatte all’aridità, alla forte insolazione e caldo (nei climi mediterranei) e alla scarsità di nutrimento, ovvero dotate di radici robuste profonde che assicurano il necessario sostegno e vanno a pescare l’acqua negli strati inferiori, di foglie coriacee, cerose o pubescenti, verde scuro, argentate o biancastre, che riflettono la luce, ricche di olii essenziali che riducono la traspirazione dei tessuti.
Tra gli alberi, nei climi caldi, potete ricorrere: tra i più grandi, a cipressi, eucalipti, pini (Pinus halepensis, Pinus pinea, Pinus radiata), palme, Melia azedarach, e tra quelli di dimensioni medie, agli ulivi, alle mimose (Acacia dealbata, A. saligna e molte altre) e alle tamerici, agli oleandri, al carrubo (Ceratonia siliqua), agli alberi di Giuda (Cercis siliquastrum) a fiore rosa o bianco, ad Albizzia julibrissin, al falso pepe (Schinus molle), all’oliveto spinoso (Hipphophae rhamnoides), ai Metrosideros. Nei climi più temperati, all’acero campestre e Acer negando, e a Koelreuteria paniculata. Tra i rampicanti, buganvillee, il caprifoglio (Lonicera caprifolium) e viti (Vitis vinifera) non vi deluderanno.
Tra gli arbusti, la scelta è vastissima: corbezzoli, ginepro sabina (Juniperus sabina), filliree, lentisco, ginestre, pitosforo, mirto, cisti, il meraviglioso agnocasto (Vitex agnus-castus), rosmarini, Erica arborea profumata di miele, Erica scoparia, Westringia fruticosa, Callistemon e grevillee, Polygala myrtifolia, lavande, eleagni, Fremontodendron californium e molti altri ancora, fra cui, però nei climi freschi, le ottime rose rugose, che amano molto la sabbia.
Tra i piccoli arbusti, suffrutici ed erbacee perenni, andrete sul sicuro con elicrisi, santoline, teucri, Phlomis fruticosa, artemisie, Eryngium, Echinops, kniphofie, Helianthus salicifolium, Nepeta x fasseenii, origani, pelargoni, Verbena bonariensis e Verbena venosa, salvie, gaure, papaveri californiani (Eschscholzia californica), stipe e altre graminacee ornamentali, senza dimenticare succulente e cactacee, e le bulbose, che vi regaleranno meravigliose fioriture primaverili e autunnali, come nel caso dell’imponente *Urginea maritima, che lungo i litorali della Sardegna, della Puglia e altre nostre regioni meridionali, indica la fine dell’estate più calda. Tenete anche conto che molti di questi arbusti sempreverdi, si prestano ottimamente a essere plasmati in forme topiarie: sfere, semisfere, cuscini, onde, che formeranno una struttura persistente, elegante e composta, di grande bellezza.
Per quanto riguarda il prato, in alternativa all’impegnativo, costoso e poco sostenibile tappeto erboso, potete utilizzare ghiaia e pavimentazioni di pietre, magari lasciando crescere organi e altre piccole piante nelle fessure fra una e l’altra, e nelle zone non da calpestare, numerose tappezzanti, che ricopriranno il terreno, prevaricando sulle infestanti e regalando spesso belle e lunghe fioriture: portulache, Mesembrianthemum, Verbena x hybrida ‘Prostrata’, Verbena peruviana, Franketia laevis, Lippia nodiflora ‘Canescens’, il timo serpillo, e Zoysia tenuifolia.
Ricorrendo a queste specie, almeno in quantità preponderante rispetto ad altre più bisognose di attenzione, si otterranno giardini rigogliosi senza troppa fatica, senza bisogno di tanta manutenzione né acqua: quindi belli, felici e al tempo stesso ecosostenibili, una caratteristica oggi indispensabile.
Per convincervi di quanto un “giardino secco” possa essere ugualmente magnifico, andate a visitare questa estate (e nel frattempo on-line) il Botanical Dry Garden creato da Luca Agostino in Maremma, accanto al suo vivaio Mates Piante, specializzato in flora per climi mediterranei: troverete davvero tanto da ammirare e imitare.