Coniugare il classico e il jazz, attraverso equilibri e congetture di efficace soluzione ritmica e compositiva, di suadente carattere armonico e formale. È quanto è avvenuto nella suggestiva cornice del Teatro Filarmonico di Verona con il concerto Stefano Bollani - Rhapsody In Blue, il primo evento della rassegna musicale Primavera - Music Season in Verona, ideata e sostenuta da Gaspari Foundation, fondazione privata dedita alla promozione delle arti e della cultura, e alla valorizzazione dei giovani talenti.
Il concerto si è svolto lungo una sequenza serrata di brani musicali di seducente esecuzione, e ha visto al fianco di Stefano Bollani l’orchestra Berliner Symphoniker. Fondata nel 1967 come Symphonisches Orchester Berlin dall'unione dell'orchestra Berliner Symphonisches Orchester e della Deutsche Symphonie-Orchester, è una delle più celebri e prestigiose compagini orchestrali della scena internazionale, che nell’occasione, ha visto alla direzione il giovane maestro Filippo Arlia, acclamato dalla critica internazionale come uno dei più brillanti e versatili musicisti italiani della sua generazione.
E proprio della Berliner Symphoniker è stata l’apertura del concerto con l’esecuzione di Romeo e Giulietta Ouverture-Fantasia dall’omonima tragedia di William Shakespeare di Pëtr Il'ič Čajkovskij (1840-1893) considerata come il primo capolavoro del compositore russo. A seguire, la celebre Rhapsody in Blue di George Gershwin, un omaggio alla frenesia di New York e autentica espressione della vita metropolitana americana degli anni ’20, in cui si è esibito Stefano Bollani, musicista eclettico e geniale compositore, che ha dimostrato di essere uno dei più originali pianisti della musica jazz e classica.
La sua ricerca musicale da tempo indaga tutta la musica del passato ma soprattutto esplora il presente, l’attimo, improvvisando come spesso ha fatto a fianco di grandi artisti come il suo nobile mentore Enrico Rava, Richard Galliano, Bill Frisell, Paul Motian, Chick Corea, Hamilton de Holanda. In quest’ occasione nulla di più centrato poteva accadere con la Berliner Symphoniker.
E giova ricordare che Bollani in ambito classico più volte si è esibito come solista con orchestre sinfoniche, quali la Gewandhaus di Lipsia, l'Orchestra reale del Concertgebouw di Amsterdam, l’Orchestre de Paris, la Filarmonica della Scala di Milano, l’Orchestra di Santa Cecilia di Roma, la Toronto Symphony Orchestra, e al fianco di direttori come Zubin Mehta, Kristjan Järvi, Daniel Harding, Antonio Pappano e, soprattutto, con Riccardo Chailly.
Così Bollani, ha saputo musicalmente stupire in questo suo nuovo racconto fatto di medley di stili e forme metropolitane ma anche di quei caratteri etnici con cui al pianoforte ha inteso coniugare eccentriche forme di jazz, di musica classica accanto a una verve ironica provvista della cultura musicale del grande narratore.
Rispettoso di partiture e scritture musicali d’insieme e di una singolare empatia d’orchestra ha dato allo stesso tempo prova ed entusiasmo per singolari soluzioni musicali come nel suo stile più imprevedibile.
Intensissima e assai avvincente anche l’ultima parte del programma eseguita dalla Berliner Symphoniker e dedicata ai Quadri di un’esposizione di Modest Petrovič Musorgskij (1839-1881), nella splendida versione orchestrale realizzata nel 1922 da Maurice Ravel.