Chissà in quale delle chiese di Pizzoni, piccolissimo paese ai piedi delle Serre vibonesi, a trecento metri d'altitudine, incastonato tra due torrenti, il Cerasia e il Trivio che diventano tali solo per le piogge invernali, Giuseppe Bono, dal 2002 a capo di Fincantieri, andava a messa in occasione non solo dei canonici appuntamenti della domenica, ma anche di quelli sentitissimi dei riti pasquali. Come la 'Cunfrunta', che rievoca, con una cerimonia che si snoda tra la folla di fedeli e turisti lungo le stradine del paese, l'incontro tra il Cristo risorto, la Madonna e San Giovanni. Una manifestazione di religiosità popolare che strappa ancora oggi, oltre alla partecipazione emotiva di chi crede, il trasporto e l'ammaliamento di chi ama le tradizioni popolari.
Pizzoni - risorto miracolosamente solo per la tenacia dei suoi abitanti dopo il devastante terremoto del 1783 - è un paesino come tanti (mille abitanti, l'ultima stima ufficiale), nella Calabria che tenta disperatamente di mantenere le sue radici e che però deve subire un costante, inesorabile processo di abbandono, da parte soprattutto dei giovani che vanno a cercare altrove occasioni di lavoro. Accade oggi, accadeva anche negli anni '60 quando dalla Calabria si partiva per andare a lavorare al Nord, ma più spesso all'estero.
Giuseppe Bono, nato nel 1944, rimasto orfano di padre in tenerissima età e unico maschio della famiglia, si trovò davanti alla necessità di lavorare, nonostante la bravura mostrata negli studi. Due le possibili destinazioni per la prima opportunità di lavoro, Roma e Torino. La scelta - si racconta - cadde sulla seconda solo perché così avrebbe potuto seguire da vicino la sua amatissima Juventus.
Nel 1963 tornò in Calabria per seguire un corso di formazione presso Fiat-Finmeccanica, che gli aprì la strada per andare a lavorare, con un regolare contratto, alle Omeca (Officine Meccaniche Calabresi, Gruppo Fiat-Finmeccanica e dal 1968 EFIM), a Gebbione, a Reggio Calabria. Una occasione da non perdere per andare all'Università, scegliendo la facoltà di Economia e Commercio di Messina, come facevano tantissimi giovani calabresi che, in mancanza di un ateneo in regione, dovevano puntare sulla città siciliana o su Napoli, Bari e ancora più lontano, per coronare il loro sogno.
Che il giovane Giuseppe avesse idee ben chiare su quello che lui voleva fosse il suo futuro lo si capisce anche dalla tesi che illustrò davanti ai docenti che, di lì a poco - era il 1970 -, ne avrebbero proclamato la laurea, ''Budget e piani pluriennali in una grande azienda''. Una tesi premonitrice di quello che, nell'arco di una lunghissima carriera in seno alle industrie di Stato, Bono avrebbe fatto riscattando, forse involontariamente, i tanti che come lui erano partiti, ma non avevano raggiunto i loro traguardi, non necessariamente ambiziosi.
È cominciato, quindi, dall'aula magna di Economia e Commercio (da sempre una delle facoltà più prestigiose dell'antichissimo ateneo messinese) il lungo cammino che ha portato Giuseppe Bono a dimostrarsi uomo di grandi capacità, ma soprattutto di intuizioni che per lui sono il normale sviluppo delle sue strategie, mentre per altri (chi comanda e decide non sempre riesce a ottenere il cento per cento dei consensi da parte di chi lo ammira o invidia) sono a un passo dall'utopia.
Di Giuseppe Bono è ormai mitica la resistenza al tavolo di lavoro, la infinita pazienza nelle trattative, il potere di portare a unica sintesi più tesi e punti di vista anche lontani, la capacità di guidare con mano sicura i suoi eccellenti collaboratori, in Italia e nel resto del mondo. Collaboratori che devono sottostare a un solo imperativo, come dice lo stesso Bono: ''Non essere fedeli a te, ma all'azienda. Non so che farmene di yes man”.
Dopo il suo arrivo in Fincantieri nel 2002, Giuseppe Bono ha portato l'azienda a occupare spazi di sempre maggiore importanza e visibilità ovunque, inanellando successi a raffica che lo hanno reso meritevole di riconoscimenti in Italia - dal 2014 è Cavaliere del Lavoro - e anche altrove. Come in Francia, dove gli è stata conferita la prestigiosissima (soprattutto quando viene assegnata a un non-francese) Legione d'Onore.
Quello che emerge, dalla biografia ufficiale di Giuseppe Bono è che non hai smesso di lavorare, anche quando frequentava l'Università. Dopo avere seguito un corso di addestramento e formazione nell'area amministrativa e del controllo di gestione presso la Fiat-Finmeccanica, cominciò a lavorare in Omeca giovanissimo (non aveva nemmeno vent'anni e aveva sotto di sé colleghi molto più anziani di lui) con l'incarico di responsabile di contabilità generale, bilanci, pianificazione aziendale e controllo gestione.
Dal 1971 e fino al 1993 è stato in EFIM, scalandone i vertici con incarichi di sempre maggiore responsabilità: Vicedirettore Controllo Programmi e Gestioni; Direttore Generale SOPAL (settore alimentare), Amministratore Delegato Aviofer, (settori difesa e trasporti).
Nel 1991 arrivò la nomina a Direttore Generale dell'EFIM: quanta strada ha percorso da quando entrò giovanissimo alle Omeca di Gebbione.
Sarebbe solo un lungo elenco di nomine e incarichi quelli che Giuseppe Bono ha avuto sino al suo arrivo in Fincantieri. Ma tra essi spicca quella di Amministratore Delegato di Alenia Difesa e Ansaldo, dall'ottobre del 2000, e poi il salto in Fincantieri, che, al suo arrivo, aveva un orizzonte non certo roseo, avendo solo clienti civili e, per la crocieristica, la Carnival.
Oggi Fincantieri è un gigante mondiale nel settore, con venti stabilimenti che impiegano quasi ventimila persone (7.900 in Italia) in quattro continenti e con un continuum di successi che si susseguono fino ai giorni scorsi.
Il 27 marzo, infatti, Fincantieri ha messo in portafoglio altre due importanti commesse, con il gruppo crocieristico statunitense Princess Cruises. Dai cantieri di Monfalcone usciranno due nuove navi - la prima entro la fine del 2023; la seconda nella primavera del 2025 - per un ammontare, in termini di commessa non ancora ufficializzati, che, secondo gli esperti della cantieristica da crociera, non dovrebbe essere inferiore a due miliardi di dollari. Lo scorso anno, a conferma dell'eccellenza raggiunta, Fincantieri ha consegnato un'altra nave da crociera di alta gamma, MSC Seaview, che può ospitare sino a 5000 passeggeri. La stessa MSC Crociere, compagnia svizzera, ha annunciato la firma con Fincantieri dei contratti definitivi per la costruzione di quattro navi da crociera di lusso. Ciascuna delle navi avrà una stazza lorda di 64 mila tonnellate, con avanzate soluzioni marittime. Le navi avranno, ognuna, 481 suite.
Ed è di qualche giorno fa la notizia che Fincantieri è entrata nel capitale di Genova Industrie Navali, una holding a cui fanno capo aziende del settore in Italia (Genova e Piombino) e in Francia (Marsiglia).
Sotto il lunghissimo regno illuminato di Giuseppe Bono, Fincantieri è uscita da un ambito quasi nazionale, per diventare il punto di riferimento mondiale per la progettazione e costruzione di navi da crociera, così come della meccanica navale ad alta tecnologia, passando, con la medesima eccellente produzione, dalle navi militari (nel suo portafoglio c'è anche la US Navy).
In tanti anni di lavoro, Giuseppe Bono si è guadagnato la stima di tanti, e non solo degli industriali. Anche perché, da “servitore dello Stato”, ha dovuto contemperare l'interesse nazionale alle sue strategie, che nel tempo gli hanno consentito di mettere a segno importanti acquisizioni che, in seguito, si sono dimostrate dei successi. Anche a dispetto di un clima politico internazionale non sempre favorevole, come in occasione dell'acquisizione del 50 per cento dei cantieri STX France, che a Parigi e dintorni qualcuno ha digerito male.
Ma Giuseppe Bono ha tirato dritto, ottimista come lo devono essere coloro che hanno immense responsabilità, ma con senso del pragmatismo. Forse uno dei retaggi della sua origine calabrese. insieme all'amore per l'arte, che non è affatto un paradosso rispetto alla sua origine accademica. Un industriale illuminato, l'ha definito qualcuno. Forse, più probabilmente, un uomo che prova le medesime sensazioni davanti a un quadro, a un libro antico o a una delle meravigliose navi che escono dai suoi cantieri.