Visitando la Sardegna si viene rapiti dalla bellezza cristallina del suo mare, e molto spesso si dimentica che è anche una terra di storia e tradizione da scoprire. Il mare, la spiaggia e la vita sfavillante dei vip nelle note località di villeggiatura sono sicuramente un'attrazione per molti, ma soggiornando in quei luoghi ci si rende conto che vale la pena dare un'occhiata al patrimonio millenario del popolo sardo, ascoltare la loro lingua unica e scoprire di più su tutto ciò che riguarda il loro prezioso passato.
I nuraghi sono uno dei simboli più noti e misteriosi dell'isola. Antiche e maestose, sono le vestigia di una civiltà lontana, di cui gli storici e gli archeologi vorrebbero saperne di più. “Nell'ultima parte del II millennio a.C. nell'Età del Bronzo, si sviluppò nell'isola della Sardegna un particolare tipo di struttura chiamata oggi nuraghe. Il complesso è costituito da torri circolari in forma di tronco di cono, realizzate con pietre di notevoli dimensioni (progressivamente più piccole man mano che aumenta l'altezza), con camere interne voltate a pseudo-cupola. Il complesso di Barumini, che fu ingrandito e rinforzato nella prima metà del I millennio, è il più bello e il più completo esempio di questa straordinaria forma di architettura preistorica.” Così recita la motivazione ufficiale dell’UNESCO che nel 1997 consacrò queste costruzioni come Patrimonio dell’Umanità.
Dobbiamo fare un lungo passo indietro nel tempo per incontrare i creatori dei Nuraghi: gli storici concordano nel collocare la civiltà nuragica tra il 1800 e il 238 a.C. Abitavano l'isola mentre il Re Tutankhamon dominava l'Egitto e Ramses II combatteva le sue più violente battaglie; erano lì mentre i Greci creavano la democrazia e Sparta mostrava al mondo conosciuto la bellezza e la forza del suo esercito e, soprattutto, erano lì agli albori della fondazione di Roma. La civiltà nuragica appare nella storia durante l'Età del Bronzo Medio e prende il nome, naturalmente, dalla struttura che più la rappresentava, il nuraghe. Ci sono circa 7000 costruzioni di questo tipo in Sardegna, una ogni 3 km quadrati, quasi a voler rappresentare una firma, un distinguersi nelle capacità architettoniche e difensive di un popolo cosciente della propria identità. I dati archeologici ci permettono di confermare che la civiltà nuragica prosperò su un'economia basata sull'agricoltura e la pastorizia, anche se l'estrazione dei metalli, in particolare il piombo e il rame, era ampiamente praticata. Stiamo parlando di una società strettamente strutturata, organizzata seguendo regole gerarchiche ben definite. Al suo apice, i guerrieri, ma anche quelli coinvolti in pratiche religiose come il culto dell'acqua, tipico della loro spiritualità.
Le popolazioni nuragiche erano conosciute nel Mediterraneo: intrattenevano relazioni commerciali rilevanti durante la loro storia millenaria con diverse altre civiltà, ma la loro prosperità volse al termine a causa dei conflitti con i Cartaginesi e i Romani e alla forza sempre più incombente di questi ultimi. È in questo contesto culturale e commerciale che i nuraghi sono stati creati e costruiti. Il loro tipico stile architettonico è chiamato ciclopico: utilizzava pietre poligonali tagliate grossolanamente, sovrapposte l'una sull'altra. All'interno di alcuni nuraghi gli archeologi hanno trovato tracce di fango e malta, molto probabilmente usati per fissare insieme le pietre e dare stabilità alla struttura. Un'altra tecnica architettonica utilizzata per la costruzione dei nuraghi fu chiamata isodoma, che era tipica della tarda età del bronzo, ma anche dell'architettura classica. Era caratterizzato dall'uso di pietre tagliate regolarmente assemblate in linee regolari per creare strutture.
La parola nuraghe deriva dalla parola pre-indoeuropea nur. Letteralmente significa "mucchio di pietre vuote". I ricordi di questo termine antico si trovano anche nel termine sardo nurra, che significa esattamente questo, un mucchio di pietre. Un'antica parola che ha lasciato davvero un segno nella cultura sarda. I nuraghi non erano l'unica struttura architettonica lasciata da questa civiltà: villaggi, pozzi - molto probabilmente al centro del culto - e le tombe che portano il nome strabiliante di Tombe dei Giganti sono ancora oggi visibili sull'isola. Tra tutti, tuttavia, rimangono i più accattivanti e alquanto misteriosi.
La maggior parte degli storici concorda sul fatto che fossero probabilmente costruzioni militari, fortezze costruite per proteggere le aree circostanti. I sostenitori della teoria hanno sottolineato come la loro forma e struttura assomiglino a quella delle tarde case medievali, le roccaforti per antonomasia. Questa ipotesi è stata più volte contestata; infatti, alcuni archeologi hanno sostenuto che le aree interne dei nuraghi sono troppo piccole per adattarsi alle necessità di un edificio il cui scopo è esclusivamente difensivo. Secondo una parte degli studiosi coinvolti, ci sono altre ragioni per cui i nuraghi non avessero un uso militare. Questi edifici sono maestosi, enormi e numerosi. Sono presenti in tutta l'isola e, se la protezione fosse stato il loro unico scopo, dovremmo dedurre che la civiltà nuragica aveva vissuto gran parte della sua lunga storia in guerra. Ci sono circa 7000 nuraghi, un numero immenso per un territorio relativamente piccolo e per giustificare un tale numero di fortezze bisognerebbe sostenere che i nuragici hanno trascorso tutto il tempo della loro esistenza a combattere. Certamente non impossibile, ma assai improbabile, visto che non ci sono scoperte archeologiche a sostegno dell'idea che la civiltà nuragica fosse così militarizzata, un possibile segno che, in realtà, i nuraghi non erano affatto destinati a essere fortezze.
Un'alternativa a questa teoria vuole che i nuraghi siano strutture religiose: i nuraghi sono diventati il simbolo, per gli occhi dei loro costruttori, dell'Uomo che si impossessa del territorio che lo circonda. Erano, in altre parole, il simbolo di una battaglia vittoriosa, per così dire, che combatteva per dominare la natura. Sono stati considerati da alcuni come lo strumento per mettere in contatto i cieli e la terra, un mezzo di riflessione spirituale. Alcuni esperti sottolineano la possibilità che i nuraghi avessero molteplici usi, un'ipotesi che potrebbe essere più vicina alla verità di qualsiasi altra cosa.
C'è comunque ancora posto per la fantasia e per le nuove teorie. Accontentiamoci per ora di menzionare alcuni siti tra i più rilevanti: Nuraghe di Barumini, Nuraghe di Santu Antine, Nuraghe Arrubiu.