D’aspetto è svedese come le svedesi che fungevano da dee irraggiungibili e raggiungibili per i donnaioli della Riviera romagnola. Un po’ ingenui, quei donnaioli, a volte puttanieri, un po’ ingenue quelle ragazze. Da boom economico. Si trovavano le une fra le braccia degli altri rispettivamente in cerca di Mediterraneo ed erotismo non cattolico. Chissà quante storie dolorose, intense, divertenti, dietro quegli incontri da stereotipo.
Proprio così, Johanna Ekmark è svedese, alta, bella, bionda - anche se in patria la consideravano mora -, con gli occhi azzurri. Ma con lei, dimenticate gli stereotipi, inclusi quelli sull’Italia. È un’originale, Johanna, perché si permette, di questi tempi nei quali è frequente saltabeccare sulla crosta terrestre, di scendere in profondità. Inoltre, va matta per il lavoro accurato, altra notevole bizzarria. Il suo, spiega, è un atto di ribellione verso il pressappochismo di molte redazioni di giornale, quelle che decidono che il mare è mosso, mentre tu testimone oculare lo vedi immobile. E insistono, da dietro la scrivania, e ti chiedono un servizio fotografico sulla spuma delle onde impetuose. Qualsiasi giornalista ha sperimentato la seccatura di sentirsi spiegare al telefono, dal caporedattore, quello che avrebbe dovuto vedere e che non c’era.
Arrivata in Maremma da bambina, negli anni Settanta, poi si è trasferita a Colle Val d’Elsa diciassettenne, ha apprezzato così tanto l’Italia da rimanerci. È fotografa ed è intenzionata a raccontare il suo paese di adozione nella rivista-libro d’arte Caffè Italia che ha ideato, dirige, edita e illustra con scatti meravigliosi. Sono usciti già i primi due numeri ed è in preparazione il terzo, e certo sarebbe auspicabile che un mecenate ne sostenesse la pubblicazione. Punta a stamparne dodici numeri, Johanna, ognuno con un’iniziale di Caffè Italia sul dorso, in modo da formare sullo scaffale, a opera conclusa, la scritta caffèitalia. Siamo già a ca e fra un po’ sarà caf.
Il titolo, che sulle prime potrebbe rimandare al Belpaese solito tutto ghiottonerie e indolenza da bar, è invece un riferimento al caffè letterario dove s’indugiava, sì, ma sulla cultura: alla Ekmark preme scovare e diffondere le eccellenze italiane.
“L’Italia è un paese con una natura ineguagliabile, bellissime, piccole città, artigiani ben preparati e cibo veramente buono: tutto quello che ti serve per un soggiorno memorabile, - dice Johanna ai suoi svedesi e al mondo in genere. E fin qui, nessuna rivelazione sensazionale, ma… - l’Italia non mostra subito le sue nascoste profondità. Come un profumo complesso, il paese sprigiona lentamente il suo spettro di essenze che a volte è impercettibile per un naso non allenato. Può essere difficile cogliere le sfumature anche per il viaggiatore più navigato. Caffè Italia affina i tuoi sensi per farti scoprire l’Italia oltre la superficie”. A quanto pare funziona. “Sto vivendo l’Italia attraverso Caffè Italia” testimonia dall’Australia, John Witzig, fotografo ed editore.
“Come la vita - continua Johanna - Caffè Italia, è fatto di incontri e quello che conta di più è l’umanità. La vita è fare cose belle e utili. In un mondo che si muove velocemente dove l’enfasi è posta sul più nuovo, sul migliore, Caffè Italia ama le storie senza tempo e il flusso di lavoro calmo”.
“Caffè Italia è un magnifico ritratto dell’Italia, lontano da ogni stereotipo sulla moda e il design. - commenta Gabriele Zanatta, della rivista on-line Identità golose - Un’epica preziosa sulla bellezza, i contenuti e il capitale umano. Un intenso focus sulla grandezza dell’artigianato”.
Con le sue scelte e il suo modo di raccontarle, Johanna Ekmark torna al principio delle leggende italiane, le purifica dai luoghi comuni, e ci fa ricordare perché sono diventate leggende. I sapori, le opere d’arte, i paesaggi, gli artigiani, le abitudini. Le arance candite che decorano la cassata di Corrado Assenza, dolciere a Noto, non sono le scorzette di routine della pasticceria sicula da aeroporto, talora un po’ rinsecchite: sono il racconto di un universo, dall’agrumeto allo sciroppo di zucchero. I “sogni” frangibili del mastro vetraio Massimo Lunardon, i volti dei ciclisti, i volti dei suonatori della banda, i fratelli Levaggi che costruiscono la sedia di Chiavari, la terribilità dello Stromboli, il Cristo velato scolpito da Giuseppe Sanmartino per la Cappella di San Severo a Napoli, i capperi, i vigneti etnei, la Barcolana di Trieste, gli Etruschi: tutto è fresco nella sua tradizione e antichità, grazie allo sguardo di Johanna la quale ci rende orgogliosi. E ci prega di non svilirci.
“Il mio sogno è grande, la comunità di Caffè Italia cresce, sorprendendomi con una vasta costellazione di persone che credono nel valore delle buone storie italiane. Voglio coltivare questa comunità. Caffè Italia è unico nel suo genere anche per la qualità di stampa (Trifolio srl di Verona) e per la carta usata. Un piccolo gioiello, direi, di quelli discreti, per i quali bisogna esser intenditori del genere. Chi lo è resta folgorato“ conclude Johanna che mette la locuzione latina ad maiora! a chiusura del secondo numero di Caffè Italia, da donna che crede nel futuro.
Ad maiora! Johanna Ekmark. Che si stampi il numero 3.